Esplode nuovamente il caso Speziale: Questura e Sap di Catania sotto accusa
Il caso Speziale si riscalda nuovamente. Anzi, non si è mai raffreddato. Non per chi ritiene ingiusta la condanna definitiva per omicidio preterintenzionale a 14 anni di reclusione comminata il 9 febbraio del 2010 ad Antonino Speziale, il tifoso del Catania considerato il responsabile principale della morte dell’ispettore capo della polizia Filippo Raciti in seguito alle ferite riportate durante gli scontri avvenuti il maledetto 2 febbraio del 2007, al termine del derby di Serie A fra rossazzurri ed il Palermo.
La scorsa domenica su una cancellata dello stadio Barbera del capoluogo siciliano, gli ultras della Curva Nord hanno esposto un vistoso striscione con su scritto a caratteri cubitali: “Gli ultras non dimenticano. Speziale Libero”.
Iniziativa che, così come tutte quelle messe in atto per manifestare solidarietà al condannato, ha subito fatto esplodere furiose polemiche. Dopo l’indignazione espressa, fra gli altri, dalla moglie e dalla figlia dell’ispettore capo, dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando e dal Sap, il Sindacato Autonomo di Polizia, che in una nota firmata dal segretario generale Stefano Paoloni ha definito lo striscione “Vergognoso. A dispetto di chi inneggia ai delinquenti noi stiamo con la signora Marisa Grasso e con la famiglia del nostro indimenticato collega Filippo Raciti alla quale giunge tutta la nostra vicinanza e solidarietà”, non si placa il fronte pro Speziale.
Mentre la Digos, che ha sequestrato lo striscione, indaga, il Centro Sociale Anomalia di Palermo tappezza la città coi manifesti che invitano a partecipare al dibattito che si terrà il 19 di questo mese nella loro sede di via Archimede e al quale parteciperanno il padre dell’ultrà catanese, Roberto Speziale, l’autore de “Il caso Speziale: cronaca di un errore giudiziario”, Simone Nastasi, insieme con i giornalisti dell’Espresso Piero Messina e Giuseppe Lo Bianco.
“L’iniziativa è relativa al fatto che nei giorni scorsi l’attenzione dei media è stata catalizzata da una indagine aperta dalla DIGOS della questura di Palermo su diversi striscioni delle tifoserie palermitane e dalle dichiarazioni del Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, in linea con la posizione della Questura stessa – spiegano sulla loro pagina Facebook i rappresentanti di Anomalia – Riteniamo che questa operazione di censura non sia per niente sensata (qualora ci possa essere una censura sensata) ma, al contrario, totalmente fuori da ogni logica e che sia un ennesimo tentativo di zittire chi lotta per l’affermazione della giustizia. Fuori da ogni logica non soltanto per un generico appello alla libertà di opinione e di espressione, ma anche perché, su questa vicenda che vede ormai da diversi anni affibbiata a Speziale una accusa pesantissima, sia necessario discutere al fine di fare emergere finalmente la verità”.
“Una verità insabbiata dalla Questura di Catania – denunciano – la quale ha contribuito in maniera sostanziale all’incarcerazione, ormai da più di 10 anni, di un ragazzo innocente. L’iniziativa sarà anche occasione per una raccolta fondi per le spese legali da donare alla famiglia”.
Anche il legale di Antonino Speziale, Giuseppe Lipera, non le ha mandate a dire: “Abbiamo letto sui giornali di parlamentari in carcere in visita agli imputati dell’omicidio del Carabiniere Cerciello Rega; abbiamo letto del sindacato di polizia che grida all’ innocenza e applaude agli agenti condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi del lontano 2005 e abbiamo letto ancora di Adriano Sofri, condannato in via definitiva per l’omicidio del Commissario di Polizia Luigi Calabresi, che ha raccolto negli anni numerose manifestazioni di solidarietà da gran parte della classe dirigente che chiedeva l’immediata scarcerazione. Tutto lecito”.
“Ma di fronte le polemiche nate intorno allo striscione dei tifosi palermitani – continua l’avvocato catanese – non possiamo che domandarci se in Italia la libertà di manifestare il proprio pensiero, verbalmente piuttosto che con uno striscione, è ancora un diritto. Si, lo è! E fino ad oggi non esiste il reato d’opinione. In uno stato democratico chiedere la libertà di un detenuto perché ritenuto innocente non dovrebbe essere né un reato né uno SCANDALO”.
“Speziale Libero – conclude – non significa inneggiare alla violenza o alla morte di Filippo Raciti, né infangarne la memoria, ma non è altro che un modo per denunciare un sospetto di giustizia sommaria. L’art. 21 della nostra Costituzione tutela la libertà di pensiero e ciò vale per tutti: anche per quel pensiero non condiviso dalla massa, per il pensiero di coloro che non ci piacciono e di quelli che si sono macchiati di gesti ignobili”.
E chiama in causa il segretario provinciale del Sap di Catania Giuseppe Coco: “Per tutte queste ragioni non si può che stigmatizzare il comunicato diffuso dal Segretario provinciale del Sindacato autonomo di polizia, Peppe Coco, a cui mi verrebbe da chiedergli: Ma Lei, Sig. Peppe Coco, ha mai letto la perizia dei RIS di Parma che fu fatta nel processo a carico di Speziale? Sig. Peppe Coco, ha mai letto le testimonianze degli agenti di Polizia Poli e Balsamo? Sig. Peppe Coco, ha mai letto le dichiarazioni del Sig. Lazzaro autista del discovery della Polizia? Ha mai letto la sentenza con cui la Corte Suprema di Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare per mancanza di sufficienti indizi? La invito formalmente a farlo”.
Alessandro Sofia
da Futura Press
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