Parigi: funerali Gerda Taro
“Sai Maria, all’ospedale da campo degli americani, vicino all’Escorial, hanno portato la piccoletta bionda, quella fotografa che ti cercava sempre.” ”Gerda Taro?” “Si, è finita sotto i cingoli di uno dei nostri carri armati, sul fronte di Brunete”
Proprio a Brunete, centro a poco più di 20 km da Madrid, per tutto il mese di luglio del 1937 si svolsero combattimenti durissimi, nel tentativo repubblicano, inizialmente riuscito, di alleviare la pressione dei franchisti sulla capitale. Gerda Taro era stata l’unica reporter che riuscì a testimoniare la resistenza dei repubblicani, corrispondente per il quotidiano parigino Ce Soir di Luis Aragon.
Gerda Taro morì in seguito alle gravissime ferite provocatele da un tank che, sbandando a causa di un improvviso attacco aereo franchista, il 25 luglio finì sull’auto sulla quale lei viaggiava, aggrappata al predellino esterno, per poter fotografare meglio. Vettura del generale polacco Walter Swierckinsky, noto comandante delle Brigate internazionali, colma di feriti.
Durante l’attacco, Gerda cadde sotto i cingoli del tank rimanendo schiacciata e letteralmente sventrata.
Gerda non perse conoscenza e durante il penoso trasferimento, durato ore, all’ospedale di Madrid ‘El Geloso’, mantenne le viscere in sede con la pressione delle proprie mani; i testimoni ricordano, nella ragazza, un’incredibile freddezza e coraggio.
Alcuni tra i migliori medici delle Brigate Internazionali le trasfusero plasma e tentarono di operarla senza anestetici e senza antibiotici suturare la devastante ferita ma si resero subito conto che ogni tentativo non l’avrebbe mai salvata; il suo organismo non poteva più svolgere alcuna funzione vitale che si protraesse oltre le poche ore.
All’infermiera che dovette vegliarla fu indicato di somministrarle tutta la morfina possibile per non farla soffrire in quanto il decesso era inevitabile. Restò in vita e vigile sino all’alba del 26 luglio 1937; morì semplicemente “chiudendo gli occhi”. Gerda aveva 26 anni.
Una settimana dopo, a Parigi, una folla immensa (in molti parlano di 200.00 persone) mobilitata dal Fronte Popolare, accompagnò la salma di Gerda Taro al cimitero di Père-Lachaise, nell’area riservata ai rivoluzionari e alla Resistenza, vicino al noto Mur des Federès. “Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti insieme per la Guerra di Spagna.
Sarà sepolta il 1° agosto, nel giorno in cui avrebbe compiuto 27 anni. Pablo Neruda e Louis Aragon ne leggono l’elogio funebre, mentre una banda suona la Marcia Funebre di Chopin; Alberto Giacometti ne disegna la tomba.
Nel 1942 il regime collaborazionista fascista francese censurò l’epitaffio inciso sulla tomba di Gerda, epitaffio mai più restaurato. La tomba, dopo le modifiche occorse nel 1953, è accessibile da un viottolo posteriore.
La tomba di Gerda Taro fu l’unica ad essere violata dalla mano nazifascista, forse per l’influenza che la giovane rivoluzionaria, caduta nella guerra contro il fascismo, ancora esercitava sulla crescente Resistenza francese. Un anno dopo la morte di Gerda, nel 1938, Robert Capa, suo compagno, pubblicherà in sua memoria “Death in the Making”, riunendo molte foto scattate insieme. Capa, non si riprese mai dalla morte della dolce e vivacissima Gerda, prima donna reporter a morire sul Campo. Da allora anch’egli rischierà sempre la morte, incontrandola, poi, nel 1954 durante la guerra di Indocina.
Rimasta a lungo nell’ombra del fidanzato,Robert Capa, anch‘egli reporter di guerra, e relegata al ruolo di sua compagna, dalla metà degli anni 90,Gerda Taro, è oggetto di interesse storico per il suo ruolo di giovanissima donna contro-corrente, rivoluzionaria militante sino al sacrificio massimo e protagonista della storia della fotografia e della Resistenza al fascismo.
Guarda “Cuentos de Resistencia – Gerda Taro“:
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