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I treni per Reggio Calabria

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Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta diversi movimenti di rivendicazione sociali esplosero nel sud Italia e immediato fu il tentativo di annegarli nel sangue.

A Reggio Calabria, tra il luglio ed il settembre del 1970 si susseguirono numerose proteste contro il trasferimento del capoluogo regionale a Catanzaro. Vennero occupati la stazione, l’aeroporto, le Poste e vi fu un grande sciopero generale.

Le organizzazioni di estrema destra risposero a questa ondata di protesta sociale da un lato con una serie di attentati dinamitardi, come quello del 22 luglio 1970 che fece deragliare il treno “Freccia del Sud” a Gioia Tauro (6 persone morirono nell’attentato) e quello del 4 febbraio 1970, quando venne lanciato una bomba contro un corteo antifascista a Catanzaro; dall’altro tentando di scatenare disordini in città.

Alla strategia del terrore si affiancava il tentativo, sempre da aperte delle forze neo-fasciste, di cavalcare l’ondata di rivolta e di accreditarsi come rappresentanti degli interessi della popolazione in lotta.

Per rispondere a questi attacchi i sindacati metalmeccanici decisero di organizzare una grande manifestazione di solidarietà a fianco dei lavoratori calabresi. Fu tra le prime volte che gli operai del nord e del centro scesero a manifestare al Sud.

La manifestazione fu indetta per il 22 ottobre. I neofascisti tentarono di impedire l’arrivo dei manifestanti con una serie di attentati, 8 in totale, nella notte tra il 21 e il 22 ottobre 1972.

Il tentativo però fallì, infatti più di 50’000 manifestanti riuscirono a raggiungere Reggio Calabria con i treni e i treni speciali, cui si aggiunse anche una nave con 1000 operai noleggiata dagli operai dell’Ansaldo di Genova.

Il viaggio e la giornata sono descritti da una canzone di Giovanna Marini.

 

I treni per Reggio Calabria

Andavano col treno giù nel meridione

per fare una grande manifestazione

il ventidue d’ottobre del settantadue

 

in curva il treno che pareva un balcone

quei balconi con la coperta per la processione

il treno era coperto di bandiere rosse

slogans, cartelli e scritte a mano

 

da Roma Ostiense mille e duecento operai

vecchi, giovani e donne

con i bastoni e le bandiere arrotolati

portati tutti a mazzo sulle spalle

 

Il treno parte e pare un incrociatore

tutti cantano bandiera rossa

dopo venti minuti che siamo in cammino

si ferma e non vuole più partire

 

si parla di una bomba sulla ferrovia

il treno torna alla stazione

tutti corrono coi megafoni in mano

richiamano “andiamo via Cassino

 

compagni da qui a Reggio è tutto un campo minato,

chi vuole si rimetta in cammino”

dopo un’ora quel treno che pareva un balcone

ha ripreso la sua processione

 

anche a Cassino la linea è saltata

siamo tutti attaccati al finestrino

Roma ostiense Cisterna Roma termini Cassino

adesso siamo a Roma tiburtino

 

Il treno di Bologna è saltato a Priverno

è una notte una notte d’inferno

i feriti tutti sono ripartiti

caricati sopra un altro treno

 

funzionari responsabili sindacalisti

sdraiati sulle reti dei bagagli

per scrutare meglio la massicciata

si sono tutti addormentati

 

dormono dormono profondamente

sopra le bombe non sentono più niente

l’importante adesso è di essere partiti

ma i giovani hanno gli occhi spalancati

 

vanno in giro tutti eccitati

mentre i vecchi sono stremati

dormono dormono profondamente

sopra le bombe non sentono più niente

 

famiglie intere a tre generazioni

son venute tutte insieme da Torino

vanno dai parenti fanno una dimostrazione

dal treno non è sceso nessuno

 

la vecchia e la figlia alle rifiniture

il marito alla verniciatura

la figlia della figlia alle tappezzerie

stanno in viaggio ormai da più di venti ore

 

aspettano seduti sereni e contenti

sopra le bombe non gliene importa niente

aspettano che è tutta una vita

che stanno ad aspettare

 

per un certificato mattinate intere

anni e anni per due soldi di pensione

erano venti treni più forti del tritolo

guardare quelle facce bastava solo

 

con la notte le stelle e con la luna

i binari stanno luccicanti

mai guardati con tanta attenzione

e camminato sulle traversine

 

mai individuata una regione

dai sassi della massicciata

dalle chine di erba sulla vallata

dai buchi che fanno entrare il mare

 

piano piano a passo d’uomo

pareva che il treno si facesse portare

tirato per le briglie come un cavallo

tirato dal suo padrone

 

a Napoli la galleria illuminata

bassa e sfasciata con la fermata

il treno che pareva un balcone

qualcuno vuol salire attenzione

 

non fate salire nessuno

può essere una provocazione

si sporgono coi megafoni in mano

e un piede sullo scalino

 

e gridano gridano quello che hanno in mente

solo comizi la gente sente

ora passa la notte e con la luce

la ferrovia è tutta popolata

 

contadini e pastori che l’hanno sorvegliata

col gregge sparpagliato

la Calabria ci passa sotto i piedi ci passa

dal tetto di una casa una signora grassa

 

fa le corna e alza una mano

e un gruppo di bambini

ci guardano passare

e fanno il saluto romano

 

Ormai siamo a Reggio e la stazione

è tutta nera di gente

domani chiuso tutto in segno di lutto

ha detto Ciccio Franco “a sbarre”

 

e alla mattina c’era la paura

e il corteo non riusciva a partire

ma gli operai di Reggio sono andati in testa

e il corteo si è mosso improvvisamente

 

è partito a punta come un grosso serpente

con la testa corazzata

i cartelli schierati lateralmente

l’avevano tutto fasciato

 

volavano sassi e provocazioni

ma nessuno s’è neppure voltato

gli operai dell’Emilia-Romagna

guardavano con occhi stupiti

 

i metalmeccanici di Torino e Milano

puntavano in avanti tenendosi per mano

le voci rompevano il silenzio

e nelle pause si sentiva il mare

 

il silenzio di quelli fermi

che stavano a guardare

e ogni tanto dalle vie laterali

si vedevano sassi volare

 

e alla sera Reggio era trasformata

pareva una giornata di mercato

quanti abbracci e quanta commozione

il nord è arrivato nel meridione

 

e alla sera Reggio era trasformata

pareva una giornata di mercato

quanti abbracci e quanta commozione

gli operai hanno dato una dimostrazione

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pubblicato il in Storia di Classedi redazioneTag correlati:

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