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“Bucefalo”: Storia del pugile ebreo e antifascista ucciso alle Fosse Ardeatine

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Al secolo Lazzaro Anticoli, ma a Trastevere, dove tirava di boxe, per tutti quel ragazzo dai capelli neri e dal pugno pesante era soltanto Bucefalo.

Classe 1917, nato in una famiglia di origine ebraica, Lazzaro fin da giovanissimo dovette confrontarsi con la povertà e la fame. Nel ghetto in cui viveva iniziò così a salire sul ring per racimolare qualche soldo. Poi visto che le capacità c’erano tutte, si fece strada nel mondo del pugilato non professionista fino ad essere, ancora giovanissimo, considerato una vera e propria promessa.

Sudore, fatica e qualche scazzottata per le vie della città. Perché allora la boxe nei quartieri popolari, specie a Roma, era tutto tranne che una disciplina confinata nelle stanze delle palestre.

E così Lazzaro, tra un lavoretto e l’altro, a colpi di sinistro tira su qualche soldo e sogna il grande salto di qualità. Salto che forse ci sarebbe stato se ad interrompere l’esplosione della sua carriera non fossero arrivate le leggi razziali.

Le nuove disposizioni gli vietano il ring e non solo quello.

Per un ebreo è sempre più difficile lavorare e portare a casa la pagnotta. E nel caso di Lazzaro ne servono tre, perché si è sposato con Emma ed ha anche avuto una bambina. Riesce a sopravvivere facendo l’ambulante mentre la vita diventa sempre più dura.

Arrivano infatti la guerra, i bombardamenti e le ulteriori privazioni.

“Bucefalo” che non può tirare più cazzotti tra le corde decide che adesso quel mancino potente va indirizzato contro il regime. Per questo inizia a collaborare con le organizzazioni clandestine antifasciste. Nell’Ottobre del 43’ riesce a sottrarsi con i suoi cari al rastrellamento operato dai nazisti nel ghetto di Roma. Dei mille ebrei presi soltanto in sedici sopravvivranno ai lager.

Ormai Lazzaro a tutti gli effetti è in clandestinità.

Il 23 marzo 1944, Celeste di Porto, detta la Pantera Nera, una spia ebrea al servizio dei nazifascisti lo riconosce mentre è con alcuni amici e lo segnala ad un gruppo di camicie nere. Lazzaro invita gli amici a scappare e affronta gli assalitori a viso aperto. Il suo mancino va a segno con regolarità, e, in poco tempo Bucefalo mette tutti al tappeto. Sarà solo una caviglia malconcia a precludergli la fuga.

Lo raggiungono e lo portano nella famigerata via Tasso.

Lo stesso giorno c’è l’attentato di via Rasella.

Il nome di Lazzaro viene inserito tra quelli destinate alle Fosse Ardeatine. Sembra sempre per volere della Di Porto, che lo fece scambiare con suo fratello.

Un mese dopo la morte di Lazzaro Roma è ormai liberate e sul muro della cella in cui era stato prigioniero trovano una scritta tracciata con la punta di un chiodo.

«Sono Anticoli Lazzaro, detto Bucefalo, pugilatore. Si non arivedo la famija mia è colpa de quella venduta de Celeste. Arivendicatemi».

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pubblicato il in Storia di Classedi redazioneTag correlati:

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