Gramsci inizia a scrivere i Quaderni dal Carcere
E’ l’8 febbraio 1929 quando il detenuto 7047 del carcere di Turi, in Provincia di Bari, riceve finalmente in cella il permesso e l’occorrente per scrivere.
Si tratta di Antonio Gramsci, arrestato l’8 novembre 1926 e poi, dopo numerosi spostamenti in attesa di un processo, dal Regina Coeli ad Ustica e a San Vittore, condannato dal Tribunale Speciale Fascista a venti anni, quattro mesi e cinque giorni di reclusione con le accuse di attività cospirativa, istigazione alla guerra civile e incitamento all’odio di classe.
Famosa resterà la frase con la quale il pubblico ministero Isgrò termina la propria requisitoria in sede processuale: “Per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare”.
Già da quando si trovava a San Vittore Antonio Gramsci aveva mostrato la propria attenzione per la scrittura, per potersi occupare di argomenti che “assorbissero e centralizzassero la sua vita interiore”. È così che agli inizi del 1929, egli inizia la stesura dei “Quaderni dal carcere”, un insieme di appunti e riflessioni non destinati alla pubblicazione.
La stesura dei trentatre quaderni (non tutti sono però conclusi), proseguirà anche dopo il trasferimento alla clinica di Formia, e si concluderà solo nel 1935, a causa delle gravissime condizioni fisiche in cui verserà.
Numerosissimi son gli argomenti trattati nei Quaderni, dal concetto di egemonia, inteso come strumento nelle mani della classe dominante per mantenere il controllo, all’analisi dell’esperienza risorgimentale considerata come una rivoluzione mancata, dalle considerazioni sulla filosofia Crociana all’importante ruolo rivestito dagli intellettuali, che consiste nella creazione di condizioni che permettano al proletariato di impadronirsi dell’egemonia.
I quaderni verranno numerati, senza tenere conto dell’ordine cronologico in cui vennero scritti, dalla cognata di Antonio Gramsci Tatiana Schucht, che riuscì a sottrarli alle ispezioni poliziesche e ad affidarli ai dirigenti comunisti che si trovavano a Mosca.
Verranno pubblicati in una prima edizione tra il 1948 e il 1951, mentre nel 1975 Valentino Gerratana ne curerà una seconda edizione critica con un’accurata ricostruzione cronologica.
Guarda “Gramsci“:
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