Usa: ex militante delle Pantere Nere liberato dopo 40 anni di isolamento
All’epoca Wallace si trovava in carcere per una rapina ma fu accusato assieme ad altri due compagni (Robert King – rilasciato nel 2001 – e Albert Woodfox – ancora dietro le sbarre), per l’omicidio a coltellate di un secondino avvenuto durante una rivolta carceraria. Un’accusa per la quale tutti e tre si sono sempre dichiarati innocenti ma che gli è costata una condanna all’ergastolo. Wallace e i suoi due compagni sono noti col nome di ‘i tre del carcere Angola’ dal nome della prigione della Louisiana in cui sono stati rinchiusi e che dagli anni ’70 ha la fama di essere una delle più violente e segregate degli Usa.
Le prove a loro carico erano quasi inesistenti ma contro di loro si scatenò un processo iniquo motivato non da elementi reali ma viziato dal razzismo e dalla loro appartenenza alle Black Panther, una scelta che li portò con coerenza a rimanere attivi anche dietro le sbarre, organizzando supporto legale e proteste contro l’isolamento e le condizioni disumane che regnano nelle prigioni statunitensi.
Dal 1972 Herman Wallace è rimasto in carcere per più di 40 anni, sottoposto ad un rigido regime di isolamento in una cella di 3 metri per 2, con un’ora d’aria al giorno. Alcuni mesi fa gli è stato diagnosticato un tumore al fegato e ora gli restano probabilmente poche settimane di vita. Ma il giudice Brian Jackson non ne ha ordinato la liberazione per motivi di salute ma perché la sentenza di condanna nei confronti di Wallace è stata ritenuta incostituzionale perché la giuria che lo giudicò era stata composta impropriamente (non era presente nemmeno una donna). Nelle parole dello stesso Jackson ‘Il caso di Herman Wallace è un tragico esempio di mala giustizia negli Stati Uniti’.
Il procuratore di Baton Rouge (Louisiana), Hillar Moore, ha fatto sapere che presenterà appello contro la decisione del giudice Jackson, mentre gli avvocati di Wallace hanno reso noto che, su richiesta del loro cliente, hanno intenzione di continuare la battaglia legale contro l’isolamento dei detenuti, perché esperienze come quella vissuta dall’ex Pantera Nera non ricadano in futuro su altri prigionieri.
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