Muore Mario Trambusti Transfrontaliere Passeur
È la storia vera di Mario, panettiere di Bagno a Ripoli, morto a ventisei anni la notte di capodanno del 1 gennaio 1962. Volato giù da un dirupo del Passo della Morte, uno dei punti di transito clandestino più utilizzati dagli italiani che emigravano in Francia.
NELLA FOTOGRAFIA DI JUDLIN-DALMAS, RIPRESA DAL SETTIMANALE “SETTIMO GIORNO” DEL GENNAIO 1962, IL SALTO DELLA MORTE ALLE SPALLE DI VENTIMIGLIA DOVE LA NOTTE DI CAPODANNO DEL 1962 ERA MORTO MARIO TRAMBUSTI
Li chiamavano “fenicotteri” Volavano. Poco, per la verità. Più che altro precipitavano. Dalle alte rocce del Passo della Morte. Un piede in fallo e via. Via i sogni di una vita nuova. Via la vita tutta intera.
Chissà cosa avrà pensato Mario Trambusti, mentre volava dalle rocce della Valle della Stura. Avrà maledetto la Francia dove sperava di arrivare, clandestino, o il forno di Bagno a Ripoli da cui scappava, che non gli dava abbastanza per vivere? O avrà sognato Jurij Gagarin, il cosmonauta, che proprio pochi mesi prima, il 12 aprile 1961, era diventato il primo uomo a volare nello spazio. «Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini», aveva detto Jurij.
Invece le frontiere esistevano e passarle non era facile per un panettiere clandestino. Dicono che i fenicotteri, uccelli migratori, siano celebri per la lunga corsa che precede l’involo. Avrà preso il treno, Mario Trambusti, terza classe da Firenze direzione Ventimiglia. Poi verso Grimaldi in autostop. “Il Sorpasso” però Mario non l’aveva visto. Dino Risi lo avrebbe girato qualche mese dopo, testimonianza spietata delle miserie dell’Italia del boom. E poi il Trambusti al cinema chissà se ci andava…
Da Grimaldi partiva il Sentiero della Speranza, in cammino verso la Francia sfiorando la torre rocciosa della Giralda. Lo chiamavano il Passo della Morte da quanto era impervio attraversarlo. Eppure in tanti ci hanno provato, con la speranza, appunto, di una vita migliore. Antifascisti come Sandro Pertini. Ebrei come Robert Baruch, che invierà anche una mappa del sentiero alla propria comunità in fuga dalle leggi razziali. Panettieri come Mario Trambusti, di anni ventisei, l’ultimo italiano a perdere la vita su quel sentiero, prima di lasciare il passo a slavi, rumeni, curdi, cinesi…
Hanno contato oltre 250 vittime sul Passo della Morte, “fenicotteri” come li chiamavano le guide, scafisti ante litteram. 5000 lire*, pagamento anticipato. Un business tutto italiano, coperto sotto società commerciali, capace di rastrellare emigranti in tutto il paese, fornire documenti falsi, ottenere i visti. Capace di vendere bambini alle vetrerie francesi, dove lavoravano anche 16 ore consecutive in cambio di un pezzo di pane duro e di una minestra immangiabile. Capace di procurare ragazze ai bordelli di Parigi, adescate nelle contrade italiane come oggi in Ghana, Nigeria o Moldavia.
Chissà che a Mario non sia andata bene. Planare nel cielo, allargare le braccia e sognare di essere Jurij. E non conoscere mai il disprezzo che lo avrebbe accolto di là dalle Alpi.
Lo stesso disprezzo che siamo noi oggi a mostrare… No, questa è un’altra storia. Forse.
* * *
Mario Trambusti fu ritrovato dal signor Fernand Delrue mentre passeggiava con il cane nel giardino della sua villa, ai piedi della spaventosa parete di roccia. Era ufficialmente l’ottantasettesimo italiano morto nel tentativo di varcare illegalmente il confine franco-italiano.
NOTE
* 5000 lire nel 1947 (G.A. Stella, L’ orda, p.172).
DOCUMENTI
Guarda “Ventimiglia, lungo il “passo della morte,” la rischiosa via dei migranti verso la Francia“:
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