Giorgio Soldati
Giorgio Soldati nasce a Rivoli il 1 gennaio 1956. Il 12 novembre 1981, Giorgio Soldati e un altro militante si trovano alla stazione Centrale di Milano. Sono entrambi clandestini poichè inquisiti per Prima Linea. Quando la polizia li ferma per un controllo scoppia un conflitto a fuoco. Un agente rimane ucciso.
Poco dopo vengono arrestati e trasferiti in Questura, dove subiscono un interrogatorio particolarmente duro e feroce. Botte, minacce e violenti pestaggi costringono il giovane Giorgio Soldati (25 anni appena) ad alcune ammissioni, che alcuni giorni dopo, a mente lucida, ritratta. Nulla viene messo a verbale.
Giorgio Soldati viene però destinato al carcere speciale di Cuneo dove in quel periodo sono rinchiusi molti militanti di varie formazioni armate, in primo luogo delle Brigate Rosse. Proprio in quel periodo all’interno delle Br si sta affrontando il problema della desolidarizzazione interna. Sono mesi drammatici, basta essere sospettati di delazione per rischiare la vita. Nonostante ciò, Giorgio Soldati viene inviato dal giudice, Armando Spataro, proprio in quel carcere.
Conscio del pericolo a cui va incontro, ma anche del suo non avere nulla da nascondere o imputarsi, Giorgio Soldati sceglie comunque di restare nella sezione a cui è stato assegnato, nonostante l’invito dei prigionieri di Prima Linea a trasferirsi nella loro sezione, e di sua spontanea volontà si sottopone a un “processo” intentatogli da Franceschini e altri brigatisti. Il “processo” in carcere a Giorgio Soldati viene ricordato da chi vi assistitette come uno dei momenti più assurdi e strazianti di tutta una stagione di lotte. Il “processo” si concluderà con una sentenza di condanna a morte. Il 10 dicembre 1981, durante l’ora d’aria, Giorgio Soldati viene barbaramente ucciso. Un esempio di epurazione stalinista crudele e senza senso, figlia dei deliri di una personalità megalomane e di una mente complottarda come quella di Alberto Franceschini, e più in generale delle Br Partito guerriglia.
L’omicidio viene poi rivendicato il 28 dicembre con un comunicato firmato Terrore Rosso e inviato a Radio Popolare di Milano.
Ai funerali di Giorgio Soldati, che si terranno a Torino il 12 dicembre, parteciperanno più di seicento persone.
Nel 1987, il padre di Giorgio Soldati, Mario, nel corso del processo per l’omicidio di suo figlio, dirà:
“A mio modesto parere da questo processo sono emerse diverse cose: la più importante per me che ero presente, e per tutta la mia famiglia, è stata la riabilitazione morale della memoria di mio figlio Giorgio, da parte di tutti quelli che hanno parlato, dal PM all’avvocato di Stato, agli avvocati difensori, allo stesso A. che disse che di fronte alla grandezza morale di Giorgio si sentiva piccolo piccolo.
Indubbiamente la sopravvivenza dei genitori ai propri figli è la cosa più brutta che possa capitare ma, sono sicuro di interpretare anche il pensiero di mia moglie, preferiamo piangerlo morto ma coerente con i suoi princìpi e la sua moralità, piuttosto che vivo ma traditore e delatore dei suoi compagni, un pentito pagato dallo Stato per tradire i propri compagni con i denari di Giuda”.
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