Alfredo Bandelli cantautore
Biografia di Alfredo Bandelli, militante e cantautore della classe operaia le cui canzoni divennero anonime inno ai movimenti del 1968-1977.
Alfredo Bandelli è nato nel 1945 nella Pisa devastata dalla guerra, da una famiglia proletaria e comunista. Suo padre era stato un partigiano e insegnava canzoni partigiane ad Alfredo sin da giovane. Membro del fronte giovanile del Partito Comunista Italiano, nel 1967 si unì a Potere Operaio e infine a Lotta Continua. Lavorando come venditore ambulante presso la stazione centrale di Pisa, fu infine costretto a emigrare per lavorare in Germania e Svizzera. Una volta tornato in Italia, fu assunto nel 1974 presso la fabbrica Piaggio di Pontedera, da cui fu licenziato nel 1979 per essere esibito con una sveglia al collo, in segno di protesta contro l’assurdo controllo delle pause del bagno. Successivamente divenne infermiere ausiliario presso l’Ospedale Cisanello di Pisa.
Bandelli ha scritto testi e canzoni di protesta con i pochi accordi che conosceva, firmando ogni canzone con “Testi e musica del proletariato”. Ha affermato di aver dato voce ad altre persone come lui e ha rifiutato di trarne profitto. Le sue canzoni divennero rapidamente vere e proprie colonne sonore dei primi sconvolgimenti del 1968 e del 1969. Canzoni come La ballata della Fiat (La ballata della FIAT), Partono gli emigranti. La violenza / La caccia alle streghe e Delle vostre galere un giorno, raccolte nel suo unico album, Fabrica galera piazza.
Da quando son partito militare era una canzone antimilitarista che divenne particolarmente popolare nel movimento dei Proletari in divisa dei primi anni ’70.
Le sue canzoni circolavano in modo anonimo, ma i loro soggetti erano principalmente legati alle sue esperienze di vita personali, al servizio militare, alla militanza politica, alla prigione e alla migrazione in Germania. Bandelli a quel tempo conosceva a malapena gli accordi per la sua musica, che fu interpretata e diffusa da altri, in particolare Pino Masi. Grazie a Masi La violenza divenne un vero inno, insieme a Contessa di Paolo Pietrangeli, delle lotte di massa del ’68.
Bandelli disse di sè stesso:
Non so dove ho preso la lingua che uso, sono troppo ignorante per saperlo. Quello che so è che l’unica musica che mi piace è la musica popolare sin da quando ero bambina e mio padre mi cantava canzoni partigiane: era l’unica forma di intrattenimento. Fino all’età di 16 anni non avevo né la radio né la televisione e frequentavo la scuola elementare quasi esclusivamente in un collegio per i poveri. Ricordo che quando mio padre camminava raccoglieva mozziconi di sigaretta e stracci dalla strada e passavo lunghe giornate con lui: mi raccontava cose straordinarie accadute quando era partigiano, mi raccontava di un mondo diverso in cui i poveri erano eroi che sparavano a fascisti e capitalisti. Bene, sono appeso a quei ricordi come se fossero un’ancora di salvezza. Questa era la mia matrice culturale.
Nel 1982 fonda – con Enrico Capuano e Franco Fosca – SACS, un’organizzazione militante che cerca di diffondere la musica al di fuori della struttura del mercato.
Alfredo Bandelli è morto a Pisa nel 1994 per una malattia incurabile.
https://www.ildeposito.org/canti/delle-vostre-galere-un-giorno
Guarda “Alfredo Bandelli – La caccia alle streghe (La violenza)“:
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