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Muore Jean Paul Sartre

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Il 15 aprile del 1980 si spegne a Parigi all’età di 75 anni il filosofo francese Jean-Paul Sartre.

Fu senza dubbio una fra gli intellettuali più attivi e vivaci del secondo dopoguerra in Europa. Sul piano del pensiero la sua opera maggiore resta “L’essere e il nulla”, pubblicato nel 1943, pietra miliare dell’esistenzalismo, in cui Sartre, partendo dall'”ontologia della coscienza intesa come essere nel mondo” , giunge a trattare concetti quali la libertà: “Io sono condannato a esistere per sempre aldilà della mia essenza, aldilà dei moventi e dei motivi del mio atto: io sono condannato a essere libero. Ciò significa che non si possono trovare alla mia libertà altri limiti che la libertà stessa; o, se si preferisce, che non siamo liberi di cessare di essere liberi”.

Non fu solo filosofo, ma anche romanziere, saggista, drammaturgo.

Insieme a Simone de Beauvoir, Maurice Merlau-Ponty e altri fondò nel 1944 la rivista politica, letteraria e filosofica Les Temps Modernes, che fu il veicolo attraverso il quale le sue idee si diffusero in tutta la Francia.


Sul piano politico, Sartre si distinse per il suo attivismo e impegno in diverse cause e battaglie.

Durante la guerra venne catturato dai tedeschi, e una volta liberato, partecipò alla resistenza. Iscritto al Partito comunista francese, lo abbandona nel 1956 all’indomani dell’invasione sovietica dell’Ungheria. Fu strenuo sostenitore della causa del popolo algerino, arrivando a pubblicare nel 1961 il Manifesto dei 121, che proclamava il diritto all’insubordinazione per i francesi mobilitati nella guerra d’Algeria. Inoltre, aderì apertamente all’Organizzazione Jeanson, l’organizzazione clandestina che sosteneva il FLN algerino. Nel 1968 partecipò attivamente alle mobilitazioni del maggio parigino, schierandosi senza indugi dalla parte degli studenti (a differenza di quanto accadde in Germania con Adorno). Negli anni settanta, già malato, si lega al gruppo maoista della Gauche Proletarienne, e ancora nel 1973 fonda insieme a Serge July il quotidiano Liberation. Una sua conversazione con Pierre Victor e Philippe Gavi viene pubblicata nel 1975 da Einaudi con il titolo “Ribellarsi è giusto”.

Nella vita, privata e pubblica, il suo anticonformismo non fu di facciata, tanto che forse sarebbe meglio definirlo “non conformismo” rispetto ai valori della società borghese. Disdegnava le occasionimondane e i salotti colti, preferendovi i tavoli dei caffè di Saint-Germaine. Nel 1945 rifiutò la Legion d’onore, e più avanti la cattedra al Collège de France.

Fu anche il primo scrittore a rifiutare il premio Nobel per la letteratura, che gli venne conferito nel 1964.

Guarda “Ripassiamo. 5 minuti con J. P. Sartre e l’essere e il nulla“:

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