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Nascita delle Carceri Speciali

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La notte tra il 16 e il 17 luglio 1977, in grande segretezza e con ampio spiegamento di forze e mezzi, con largo uso di elicotteri, parte l’“operazione camoscio”, questo il nome in codice del ministero. Da allora per “circuito dei camosci” si intende l’insieme delle “carceri speciali”. In quella notte vengono trasferiti nelle prime carceri speciali allestite. alcune centinaia di compagni e proletari detenuti combattivi, soprattutto quelli che avevano organizzato o partecipato a rivolte, evasioni e proteste nel ciclo di lotte precedente, ed anche quelli che avevano rapporti con l’esterno, col movimento.

Con l’istituzione delle Carceri Speciali il sistema carcerario italiano abbandona il carattere “unitario” (anche se differenze notevoli ci sono sempre state tra carcere e carcere, ma solo di fatto, non di norme diverse) che garantiva, almeno nella forma normativa, il rispetto del dettato costituzionale del carcere come percorso di rieducazione e reinserimento sociale delle persone detenute. Il sistema penitenziario repubblicano, da quell’anno, si configura quindi come un sistema a due circuiti con trattamenti molto diversi: uno “speciale” per i detenuti più combattivi e per i compagni ormai diventati molto numerosi; l’altro “normale” per la massa del proletariato prigioniero. Da allora, la legge non è più uguale per tutti: la Costituzione viene rinchiusa in polverosi cassetti.

Nell’arco di tre anni entrano in funzione le seguenti Carceri Speciali: Asinara, Cuneo, Novara, Fossombrone, Trani, Favignana, Palmi, Badu e’ Carros-Nuoro, Termini Imerese, Ascoli Piceno; e per il femminile, Latina, Pisa e Messina. Inoltre vengono allestite delle sezioni speciali in tutte le carceri giudiziari delle grandi città dove rinchiudere i carcerati provenienti dal circuito speciale per processi o altro.

Alcuni operatori sanitari di Medicina Democratica dopo aver visitato le carceri speciali, così le descrivono:

“Contro ogni dettame costituzionale e in particolare ignorando quello in cui si afferma che tutti i cittadini sono uguali anche di fronte alle pene detentive, viene oggi, e sempre di più, portato avanti con ottusa violenza un progetto di discriminazione tra detenuto e detenuto, destinando il detenuto politico, o anche coloro sospettati di essere tali in quanto non più recuperabili alla logica del sistema, al carcere speciale, dove con specifiche disposizioni gabellate per motivi di sicurezza, ma che con questi non hanno nulla a che fare, si concretano tecniche raffinate di sperimentata efficacia di deprivazione sensoriale al fine di esasperare il detenuto, di disgregare la sua personalità, arrecando danni talvolta irreversibili per la sua salute fisica e mentale. Le misure messe in atto … vanno dall’isolamento individuale o di piccoli gruppi 22 ore su 24, alle brusche interruzioni del ritmo sonno-veglia con perquisizioni notturne, alla eliminazione della naturale alternanza del giorno e della notte per mezzo di lampade sempre accese …

… pressione psicologica ai colloqui tra il detenuto e i propri familiari molto dilazionati e realizzatisi in condizioni sub-umane … per l’uso di strumenti aberranti come interposizioni di vetri insonorizzati e citofoni che alterano timbri di voce … Si tratta di un fenomeno in cui si evidenzia in modo inequivocabile una realtà di tortura psicologica particolarmente feroce e distruttiva dell’intera struttura psicofisica del detenuto in palese contraddizione con l’articolo 5 della “Convenzione dei diritti dell’uomo”…

LE CONDIZIONI NELLE CARCERI SPECIALI

all’esterno

– Vengono eseguite opere murarie: innalzamento dei muri di cinta esterni e viene rafforzato il controllo delle guardie sul muro perimetrale; vengono aggiunti numerosi cancelli per separare le Sezioni Speciali dalle altre aree del carcere; vengono “blindate” le celle aggiungendo la doppia porta blindata e doppie sbarre alle finestre.

– Viene istituito il controllo fisso dei carabinieri all’esterno delle carceri, con jeep blindate e successivamente con piccole ma armatissime autoblindo.

– TRASFERIMENTI – Il detenuto viene svegliato alle 4 di mattina dalle guardie che lo avvertono di “prepararsi la roba” perché è in partenza, non gli viene detto dove sarà destinato e non gli è permesso di salutare i suoi compagni di carcere; spesso succedeva che i familiari di quel detenuto in viaggio o in procinto di partire per fare un colloquio, dopo centinaia di chilometri percorsi in treno o in nave, dopo una notte di viaggio disagiato, sentirsi dire alla portineria del carcere che il proprio familiare detenuto è stato trasferito dall’altra parte della penisola. I trasferimenti, in gergo “traduzioni” vengono effettuati con i “cellulari blindati” ossia dei furgoni nei quali sono ricavate due piccole cellette in ciascuna delle quali vi sono due sedili, i detenuti vi sono rinchiusi ammanettati (con gli “schiavettoni”: una strumento che obbliga a tenere le mani una distante dall’altra), non vi è posto nemmeno per alzarsi in piedi e sgranchirsi le gambe durante il viaggio che spesso dura molte ore considerate le distanze tra carceri speciali.

– COLLOQUI – I colloqui con i familiari sono di 4 ore al mese – un’ora a settimana- se i familiari risiedono molto distante può essere concesso, a discrezione della direzione, di suddividere le 4 ore mensili in due colloqui da 2 ore da effettuare ogni 15 giorni. Per ogni richiamo che subisce il detenuto vengono sospesi i colloqui. I familiari sono anch’essi sottoposti a perquisizione personale, spesso costretti a spogliarsi del tutto. I colloqui sono effettuati con una lastra di vetro interposta tra i detenuto e familiari e con i citofoni per potersi parlare.

– I COLLOQUI TELEFONICI vengono aboliti o concessi solo in casi eccezionali.

– LA CORRISPONDENZA dei detenuti in arrivo e in partenza viene sottoposta a censura. Vengono addirittura sequestrati i giornali e documenti provenienti dal movimento.

– ASCOLTO RADIO, è vietato l’ascolto della radio sulle modulazioni di frequenza, per impedire di ascoltare le emittenti radio del movimento.

– DISTANZE, i detenuti destinati alle Carceri Speciali vengono trasferiti negli istituti penitenziari più distanti dalla residenza della propria famiglia.

all’ interno

– GUARDIE: aumenta il rapporto tra guardie e detenuti, ogni volta che il detenuto esce di cella viene accompagnato da almeno tre guardie;

– MOVIMENTI dalla cella: vengono ridotti al minimo gli spostamenti del detenuto dalla cella. 4 ore d’aria al giorno in cortili che sono vasconi di cemento, nessun’altra forma di socialità, successivamente le ore d’aria giornaliere verranno ridotte a 2 e poi a 1. Nei passeggi (aria) si può stare in numero limitato: inizialmente non più di 15 poi venne ridotto a 10 e poi a 5 con l’articolo 90.

– PERQUISIZIONI PERSONALI: ad ogni spostamento dalla cella del detenuto, per andare all’aria, o per recarsi al colloquio con i familiari o con l’avvocato o magistrato, il carcerato viene sottoposto a perquisizione completa (spogliarello o strip-searches)

– PERQUISIZIONI IN CELLA: avvengono di mattina, intorno alle 5,30 – 6,00, le guardie entrano nelle celle per la perquisizione. Come si svolge? Varia ovviamente da carcere a carcere, ma in genere le guardie si impegnano a buttare all’aria le poche cose che si hanno in cella; spesso vengono vuotati i contenitori dello zucchero e del sale e mescolati insieme, vengono sfogliati i libri in modo tale da rovinarli, vengono sparse sul pavimento le foto dei familiari o altri oggetti cari ….

– LIMITAZIONE DEGLI OGGETTI DA TENERE IN CELLA: non si possono tenere più di 5 libri, un quaderno, due penne e due matite; per gli indumenti, una tuta, due maglioni, due pantaloni e un paio di cambi di biancheria, due paia di scarpe, un asciugamano e un accappatoio; il materiale per radersi doveva essere tenuto in uno stipetto esterno alla cella e chiederlo alla guardia quando lo si doveva usare.

Da allora la differenziazione del trattamento delle persone recluse si è ulteriormente accentuata al punto che oggi a partire dal punto più alto di disumanizzazione del 41bis, si contano 6 o 7 trattamenti normativi diversi. E’ un insulto al sistema sanzionatorio previsto dai costituenti (che, tra l’altro, non scrivono mai, la parola “carcere”, né le altre oscenità oggi presenti nei linguaggi dei politici e dei media), è una legalizzazione totale della tortura e dell’annientamento delle persone recluse.

Fonte: Contromaelstrom

Guarda “*Radio Onda Rossa* Tallone di Ferro: Carceri e Repressione – Trasmissione del 6 luglio 1978“:

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