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Intervista del giornale The World a Karl Marx

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Quello che segue è un ampio stralcio di un’intervista concessa da Marx a tale R. Landor, giornalista di The World (giornale statunitense), a un paio di mesi dalla fine della Comune di Parigi. Sui giornali dell’epoca, Marx e l’Internazionale dei lavoratori venivano accusati di essere gli organizzatori e i responsabili dell’insurrezione parigina. Molti di questi giornali scrissero persino che Marx era stato arrestato in Belgio, e nonostante le smentite scritte e inviate ai giornali dallo stesso Marx, la notizia non fu mai ritrattata. Segno che forse il fantasma che si aggirava per l’Europa cominciava a mettere paura.

Per entrare nello specifico, in questa intervista Marx parla dell’Associazione internazionale dei lavoratori, dei suoi obiettivi, della Comune (è la parte che abbiamo tagliato, poiché meno agevole e più faticosa da leggere, a causa dei riferimenti diretti a eventi minori e polemiche dell’epoca; chi vuole può comunque leggersi l’intervista integrale qui), e persino di Giuseppe Mazzini, la cui figura viene liquidata in poche battute.

[…]

Landor: Un’associazione (l’Associazione internazionale dei lavoratori, Ndr) con quale finalità?

Marx: «L’emancipazione economica della classe operaia tramite la conquista del potere politico. L’uso di questo potere politico per il raggiungimento di scopi sociali. È necessario che i nostri obiettivi siano tanto vasti da includere ogni forma di attività da parte della classe operaia. Essersi dati obiettivi particolari avrebbe significato adattarli alle esigenze di un solo settore, di una sola nazione di lavoratori. Ma come si può chiedere a tutti gli uomini di associarsi per promuovere le finalità di pochi? Per farlo, l’Associazione avrebbe dovuto rinunciare alla sua qualifica di Internazionale. L’Associazione non impone la forma dei movimenti politici, si limita a richiedere un impegno in vista dei loro scopi. Si tratta di una rete di società affiliate che abbraccia l’intero mondo del lavoro.

In ogni parte del mondo si presenta un aspetto speciale del problema, e gli operai che vi abitano affrontano il problema a modo loro. Le associazione di lavoratori non possono essere assolutamente identiche nel dettaglio a Newcastle e Barcellona, a Londra e Berlino. In Inghilterra, ad esempio, la via per conquistare un potere politico è aperta alla classe operaia. L’insurrezione sarebbe una follia là dove un’agitazione pacifica raggiungerebbe lo scopo in modo rapido e sicuro. In Francia, un centinaio di leggi repressive e un antagonismo morale fra le classi sembrano rendere necessaria la soluzione violente di una guerra sociale. La scelta di una simile soluzione spetta alla classe operaia di quel paese. L’Internazionale non pretende certo di dettare il da farsi in merito, e neppure di dare consigli. Ma accorda in ogni momento la sua simpatia e il suo aiuto entro i limiti fissati dal suo stesso regolamento»

Landor: E di che natura è questo aiuto?

Marx: «Per darle un esempio, una delle forme più comuni del movimento per l’emancipazione è costituita dallo sciopero. Prima, quando si effettuava uno sciopero in un dato paese, esso veniva sconfitto importando lavoratori da un altro. L’Internazionale ha quasi posto fine a tutto questo. Non appena viene avvisata dello sciopero in programma, dirama l’informazione fra i suoi aderenti, i quali fanno subito in modo di trasformare le sede dell’agitazione in terreno proibito. I padroni vengono così lasciati a fare i conti da soli con i loro operai. Nella maggioranza dei casi, questi ultimi non hanno bisogno di altro aiuto. Essi utilizzano i fondi provenienti dai loro stessi versamenti o da quelli delle società cui sono più immediatamente affiliati, ma se l’onere cui sono sottoposti dovesse farsi troppo gravoso, o nel caso in cui lo sciopero fosse approvato dall’Associazione, alle loro necessità si provvederà con la cassa comune. Con questi mezzi, l’altro giorno uno sciopero delle sigaraie di Barcellona si è concluso vittoriosamente. Ma l’associazione non ha alcun interesse agli scioperi, sebbene li appoggi a certe condizioni. Non può assolutamente trarne vantaggi pecuniari, mentre può facilmente esserne danneggiata. Cerchiamo di riassumere. Le classi lavoratrici rimangono povere davanti all’aumento della ricchezza, restano diseredate nonostante il diffonderti del lusso. Le loro privazioni materiali ne riducono la statura morale, oltre che fisica. Per porre rimedio a questa situazione non possono fare affidamento su altri. Quindi, per loro prendere in mano il proprio destino è diventato un imperativo. Devono riesaminare i rapporti al loro interno e fra loro e i capitalisti e i proprietari terrieri, e ciò significa che devono trasformare la società. Questo è lo scopo generale di ogni organizzazione di lavoratori che si conosca: leghe della terra e del lavoro, sindacati e società di mutuo soccorso, negozi cooperativi e produzione cooperativa non sono che mezzi per quel fine. Scopo dell’Associazione internazionale è creare una solidarietà perfetta fra queste organizzazioni. E la sua influenza comincia a farsi sentire dovunque. […]

Landor: Non la capisco…

Marx: «Non vede forse che la vecchia società, mancando della forza necessaria per affrontarla con le sue armi – quelle della discussione e della concertazione – è costretta a fare ricorso alla frode di affibbiarle l’accusa di cospirazione?»

[…]Landor: E Mazzini, fa parte della vostra associazione?

Marx (Ridendo): «Oh, no. Avremmo fatto ben pochi progressi, se non fossimo andati oltre le sue idee»

Landor: Lei mi sorprende. Credevo proprio che rappresentasse le vedute più avanzate

Marx: «Non rappresenta nulla di meglio che la vecchia idea di una repubblica borghese . Noi non vogliamo aver nulla a che fare con la borghesia. Mazzini fa ormai parte della retroguardia del movimento moderno insieme ai professori tedeschi, che tuttavia in Europa sono ancora considerati gli apostoli del democratismo colto del futuro. lo erano un tempo: prima del ’48, forse, quando la borghesia tedesca – nel senso in cui usiamo il termine in Inghilterra – aveva appena raggiunto il suo pieno sviluppo. Ma adesso sono passati armi e bagagli alla reazione, e il proletariato non li conosce più»

Landor: Alcuni hanno creduto di scorgere segni di un certo positivismo nella vostra organizzazione.

Marx: «Nient’affatto. Fra di noi vi sono dei positivisti e altri, non della nostra organizzazione, che lavorano altrettanto bene. Ma questo non in virtù della loro filosofia, che nulla ha a che vedere con il governo del popolo como lo intendiamo noi e che si propone soltanto di sostituire la vecchia gerarchia con una nuova»

Landor: Mi sembra, allora, che i dirigenti del nuovo movimento internazionale debbano essersi creati una filosofia, oltre che un’associazione.

Marx: «Esattamente. Ad esempio, è assai improbabile che noi possiamo sperare di vincere la nostra guerra contro il capitale se prendiamo la nostra tattica, che so, dall’economia politica di Mill. Questi ha individuato un tipo di rapporto fra lavoro e capitale. Noi speriamo che sia possibile stabilirne uno diverso»

Landor: E per quanto riguarda la religione?

Marx: «Su questo punto non posso parlare a nome della società. Per quanto mi riguarda, sono ateo. Indubbiamente, è sorprendente sentire una confessione del genere in Inghilterra, ma conforta il pensiero che in Germania e in Francia non è necessario abbassare la voce per dirlo».

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pubblicato il in Storia di Classedi redazioneTag correlati:

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