José Marti, padre della “patria cubana”
Josè Martì muore a seguito delle ferite riportate nella battaglia di Dos Rias contro l’esercito spagnolo, in quella che viene definita la seconda guerra d’indipendenza cubana. La fine del colonialismo spagnolo su Cuba avverrà tre anni dopo ad opera degli Stati Uniti d’America, che imporranno un governo d’occupazione prima e controlleranno poi i governi successivi fino alla rivoluzione del 1959.
Il 19 maggio 1895 muore Josè Martì, poeta, scrittore e rivoluzionario cubano.
Proprio contro l’intervento Usa si batteva Josè Martì, che viveva sul territorio statunitense, dopo essere stato esiliato per due volte. La prima volta, all’età di 16 anni, dopo una condanna a sei anni per tradimento, commutata in esilio, viene esiliato in Spagna, dove qualche anno dopo inizia la sua attività di scrittore denunciando i crimini del colonialismo spagnolo. Da qui inizia a girare per l’America Latina e si sposta prima a Città del Messico poi in Guatemala, ripetutamente costretto a partire per le sue critiche contro i regimi locali. Nel 1877 riesce a tornare a Cuba, sotto falso nome, e viene poi amnistiato qualche anno dopo. Nel 1877 si trasferisce a New York, dove lavora come corrispondente estero per alcuni grandi giornali latino-americani e denuncia la situazione disumana in cui vivono gli afro-americani, i nativi americani e gli operai delle grandi industrie.
Le mire espansionistiche degli Usa su Cuba intanto erano sempre più pressanti. Gli Stati Uniti avevano comprato miniere, centrali zuccheriere e grandi territori e giungono a proporre alla corona spagnola l’acquisto dell’isola per 300 milioni di dollari. E’ a questo punto che Jose Martì e altri esuli cubani fondano il Partido Revolucionario Cubano e iniziano a raccogliere soldi per acquistare armi e liberare l’isola, prima che venga svenduta agli Stati Uniti.
Una volta raggiunto l’accordo con i generali cubani della “Guerra dei 10 anni” esuli negli USA e raccolti i fondi necessari, l’11 Aprile 1895, alle 10 di sera, Josè Martì e quattro compagni riescono a sbarcare a Cuba. Al loro arrivo, l’isola è già in rivolta, ma mentre ad Occidente, più cittadino, la Spagna si difende, ad Oriente, più rurale, gli indipendentisti sembrano prevalere. 3 mesi dopo, durante la battaglia di Dos Rias, Josè Martì muore.
E’ nel nome di Jose Marti che Fidel Castro raggrupperà nel 1953, a cent’ani dalla nascita di Martì, 152 uomini per scacciare Batista da Cuba. Questo gruppo, autonominatosi “Giovani del Centenario”, dopo un addestramento militare nelle campagne intorno a L’Avana, tenterà di assaltare la caserma Moncada, a Santiago de Cuba, per dare il via alla rivoluzione. L’azione si concluderà con un sostanziale fallimento, 68 uomini saranno catturati, torturati ed uccisi, ma rappresenta una presa di coscienza per la popolazione cubana.
Benché sia morto senza riuscire a liberare Cuba, Jose Marti è considerato il “padre della patria” cubano, incarna la coscienza storica dell’isola, e le sue parole non si sono fermate a Cuba ma sono risuonate nell’intera America Latina.
Guarda “José Martí, Héroe Nacional de lo Cuba, nació en una casa humilde de la habana, el 28 de enero de 185“:
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