InfoAut
Immagine di copertina per il post

Un sol fascio e poi li brucerem…..

||||
||||

Brevemente i fatti: Martedì 17 i fascisti che da un mese hanno riaperto una sezione a Monteverde ricevono a p.S. Giovanni di Dio una durissima lezione, il segretario della sezione e il caporione giovanile vanno all’ospedale con numerosissimi giorni di prognosi da scontare.

 Mercoledì 18: com’era da prevedere il MSI indice a p. S. Giovanni di Dio un comizio in cui parleranno l’assassino nazista Rauti e il picchiatore Anderson, per il 22.

 Giovedì 19: inizia la mobilitazione nelle scuole e nel quartiere, la parola d’ordine sulla bocca di tutti è “i fascisti non parleranno”

 Venerdì 20: la polizia come ai tempi del fascismo perquisisce preventivamente la sede, e le case di 8 compagni del Collettivo Monteverde.

 Sabato 21: nonostante il forte clima di intimidazione la mobilitazione cresce e si allarga: la polizia spara contro dei compagni che cancellavano scritte fasciste e ne arresta uno; non basterà questa ennesima provocazione a frenare lo slancio degli antifascisti e dei rivoluzionari.

 Domenica 22: mentre il PCI se ne sta in sede e il Manifesto sta in finestra, più di mille compagni danno il benvenuto a Rauti mentre duemila poliziotti difendono il comizio dell’assassino. Il bilancio deglii scontri è gravissimo, numerosi fascisti e poliziotti all’ospedale; 11 compagni arrestati senza alcuna prova, lontano dalla scena degli incidenti: la mano del potere deve per forza colpire qualcuno!

 Nel corso della settimana di Natale proseguono le perquisizioni, le intimidazioni. Viene rilasciato l’unico fascista arrestato in possesso di pistola 7,65 tirata fuori all’ospedale S. Camillo per far curare un camerata che gli infermieri non volevano accettare (i fascisti faranno esplodere per ritorsione una bomba al S. Camillo).

Dopo i fatti, le indicazioni

 Alcuni gruppi (AO, LC) hanno parlato di Monteverde come dell’apertura della campagna nazionale per l’MSI fuorilegge. A noi sta bene, è proprio ciò che intendiamo anche noi quando gridiamo: ” L’ MSI fuorilegge ce lo mettiamo noi e non chi lo protegge”, ma ci coglie il sospetto che per loro non sia esattamente così. Sentiamo parlare di firme, di leggi e,non per dare lezioni a chi non ne ha bisogno, ma non abbiamo mai sentito dire che i fascisti si battano con le leggi, o con le firme! Non negheremo certo a chi ce la chiederà una firmetta, ma vorremmo ricordare a questi compagni che a Monteverde i fascisti sono di fatto fuorilegge non certo perché abbiamo raccolto firme ma perché ce li hanno messi e le lotte degli studenti e, ragione non trascurabile, un buon numero di bastonate di cui gli antifascisti non sono mai stati avari nei loro confronti. […] Come al solito era assente il PDUP, questa volta non solo per autonoma volontà ma per decisione di tutte le forze rivoluzionarie. Che spettacolo desolante è stato fornito da questi riformisti prima e durante gli scontri di Domenica 22! Assenti durante la manifestazione, scomparsi e casalinghi durante le cariche della polizia. Il giorno dopo il loro giornale si permerteva definire i manifestanti e il PCI “avventuristi” gli uni per essere caduti nella provocazione, gli altri per non aver fatto niente per evitarla. E loro? Loro stavano nel giusto: l’antifascismo non si fa né in piazza, né difendendo le sedi ma a casa, in salotto con tanto di buon tabacco, wiskey e animata conversazione sulla lotta armata altrui!! Sappiamo benissimo che i fascisti non sono un problema isolato, che trovano soldi e protezioni nei governi e negli industriali democristiani, che non si può parlare di fascisti senza pensare al Sid, alla polizia, alla magistratura; che i fascisti non sono che una delle armi con cui il sistema attacca le lotte e le organizzazioni del proletariato. Ma proprio per questo, quando parliamo di fascisti, non ci vengono in mente firme o leggi; quando cerchiamo l’unità antifascista, non la cerchiamo ad ogni costo scordandoci con chi la andiamo a fare. Anzi proprio perché sappiamo benissimo che i fascisti non sono un problema isolato bensì legato alle scadenze di ogni giorno – aumento dei prezzi, ristrutturazione, attacco repressivo al movimento rivoluzionario – l’unità antifascista (e su questo saremo settari fino in fondo) la facciamo solo con chi lotta al nostro fianco tutti i giorni con chi insieme a noi cerca di organizzare il proletariato sui suoi bisogni e non certo con chi sempre più spesso sta dall’altra parte della barricata e chiama provocatori gli antifascisti, e “fascisti” quei lavoratori che non hanno accettato la sconfitta storica del movimento e che fuori dal riformismo e dalla sua gabbia lottano contro i padroni per il potere proletario. […]

da “Rivolta di classe”, febbraio ’75

Guarda “I nostri anni dell’ utopia“:

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Storia di Classedi redazioneTag correlati:

Accadeva Oggi

  1. 1968

    Immagine di copertina per il post

    La rivolta di Avola

    Verso la fine degli anni Sessanta, la società rurale siciliana era caratterizzata da forti squilibri sociali e da un pesante sfruttamento dei lavoratori agricoli. Da un lato la riforma agraria del 1950 aveva spezzato i gruppi di potere economico e politico provocando la fuga della grande proprietà latifondista; dall’altro però, solo enti statali e speculatori […]

  2. 1977

    Immagine di copertina per il post

    Il movimento 77 romano si spacca

    “TESTIMONIANZA DI VINCENZO MILIUCCI” Alla vigilia della manifestazione dei metalmeccanici, il 2 dicembre a Roma, il movimento si spacca in due assemblee… D – Come due assemblee…? Miliucci – Si defilano un centinaio di compagni e compagne che seguiranno le indicazioni moderate dei cosiddetti “11” – Bemocchi, Mordenti, D’Arcangelo, D’Avossa, Striano… – che si riuniranno […]

  3. 1977

    Immagine di copertina per il post

    L’ultimo “paziente” di Giorgio Coda

    Il 2 dicembre 1977, un nucleo di Prima Linea ferisce alle gambe lo psichiatra Giorgio Coda, a lungo a capo dei manicomi di Collegno e Villa Azzurra. Nel processo di primo grado che lo vede protagonista per le sevizie contro i piccoli pazienti del manicomio di Collegno, Coda viene condannato a cinque anni di reclusione: […]