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Giovanna Marturano

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“Mi chiamo Giovanna Marturano, sono stata una partigiana, ho militato nelle Brigate Garibaldi del PCI”.

E dunque nata a Roma da una famiglia sarda, padre “colto e burbero”, funzionario dello Stato, si nutre alla fonte illuminata della madre che, pur nella matrice percettiva oscura del fascismo, la esorta sempre a far riferimento solo alla luce della propria coscienza. Le prime esperienze antifasciste sono a fianco del fratello, compagno di classe di Giorgio Amendola, e della sorella. Sempre attraverso la madre, fermata dopo una esperienza di attivismo antifascista in Francia, tocca con mano la condizione dei confinati a Ponza. Tra loro conosce anche il suo futuro marito (“Mio caro, hai preparato la banda …, la strada coperta di petali di rosa?). Quindi i primi lavori con i compagni romani che le chiedono di fare lezione sull’”abc del comunismo”. Quando l’arrestano per le sue traduzioni nella tipografia del fratello (che a sua volta conosce carcere e confino), non ha paura, così come aveva riso loro in faccia quando l’avevano minacciata di immergerla nella calce viva se non si fosse iscritta al Guf. E poi gli albori della presa di coscienza femminista, mentre il fratello medico parla ancora di inferiorità cerebrale femminile, la sensibilizzazione delle donne romane, il loro coraggio e l’adrenalina degli assalti ai forni. Quindi la Liberazione, i festeggiamenti per il diritto di voto, mentre il maschilismo all’interno del partito è un muro prima che da scalare da rivelare apertamente; e poi il lavoro come archivista del gruppo comunista alla Camera, fino alla decisione di lasciarlo, causa burnout nel seguire anche i figli: da allora continua “solo” quello in sezione ricoprendo ruoli sempre più di responsabilità …

 

“Perché non c’è altra via che combattere. Dal lavoro si può andare in pensione, dalla lotta no”… A proposito del lavoro col Soccorso Rosso, Giovanna racconta di come ci si occupasse delle famiglie dei compagni licenziati o al confino, collette in cui anche chi aveva quasi nulla non si risparmiava. Ricevendo uno di questi meravigliosi pacchi dono, qualcuno aveva detto: “Io non conoscevo il partito comunista. Un fratello non avrebbe potuto fare di più”.

Se né andata il 22 agosto 2013 a 101anni.

BIMBA COL PUGNO CHIUSO

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pubblicato il in Storia di Classedi redazioneTag correlati:

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