Ballata per Serantini
Il 5 maggio del 1972 a Pisa è previsto il comizio elettorale di Giuseppe Niccolai (Movimento Sociale Italiano); Lotta Continua indice una manifestazione antifascista che viene duramente caricata dai reparti della celere.
Tra i manifestanti c’è Franco Serantini ventenne libertario e membro di un circolo intitolato a Giuseppe Pinelli: alcuni elementi del Secondo e Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma giunti sul Lungarno picchiano violentemente Franco – utilizzando anche il calcio dei fucili – e poi lo arrestano portandolo in una caserma di polizia e, successivamente nel carcere Don Bosco.
Il giorno seguente, nel corso di un interrogatorio, Franco comunica di avvertire un forte malessere – specialmente alla testa – ma i rappresentanti delle istituzioni lì presenti (giudice, polizia penitenziaria, medico) non prendono in considerazione le sue parole.
Alle 9.45 del 7 maggio Franco muore in ospedale, dove viene portato dopo essere stato ritrovato in coma all’interno della sua cella: il pestaggio del Lungarno ha fatto il suo corso.
Di nome avevi Franco,
cognome Serantini;
i nazi-celerini
ti han fatto morir
ti han fatto morir.
Ti hanno preso in piazza,
gridavi “No al fascismo!”,
ma un figlio di nessuno
questo non lo può gridar.
Avevi solo vent’anni,
vivevi l’anarchia,
ti han coperto d’odio,
di botte e sangue. Sì!
Chiuso nella tua cella,
cercavi invano aiuto,
ma a un figlio di nessuno
l’aiuto non si da!
Così, la tua vita
te l’han strappata via.
Ridi, Democrazia
fascista e non Cristiana.
E tu, Scudo Crociato,
bestemmi anche al Cristo:
sei scudo del fascismo
di ieri e oggi, ancor.
Contro questo fascismo
che ha il segno della morte,
Franco, la tua sorte
ci chiede l’unità!
Una unità di classe,
sopra gruppi e partiti,
una unità in coscienza
di nuova resistenza.
“Tenetemi nel cuore!”
ci grida Serantini,
“Tenete questo amore,
è amore per lottar.
Tenetemi nel cuore,
compagni e cristiani!
Tornate, partigiani,
ed io non morirò!”
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