Muore Sébastien Briat
Il 7 novembre 2004 Sébastien, 22 anni, muore ad Avricourt, in Lorena, travolto dalla locomotiva di un convoglio di scorie nucleari in partenza per la Germania. Qualche settimana prima aveva deciso con altri attivisti antinucleari di agire per rendere pubblica la vulnerabilità di un simile convoglio.
Questa azione fu pianificata collettivamente compresa la localizzazione precisa dei luoghi dove poter bloccare il convoglio. Avevano a lungo considerato tutte le possibilità, incluso il non fermare il treno. Erano in quattro sdraiati sui binari. L’elicottero di sorveglianza che precedeva il convoglio era “andato a fare rifornimento di cherosene”; l’altra squadra di attivisti antinucleari che 1500 metri prima avrebbero dovuto provare a fermare il convoglio rinunciano perché era scortato da mezzi della gendarmeria, che lo procedeva ad alta velocità sulla strada che in quel tratto corre parallela ai binari.
Il convoglio, quindi, è arrivato a ” 98 km / h ” e non ha potuto essere fermato dai militanti o avvertito dall’elicottero. Queste, le molteplici cause che li hanno messi in pericolo. Di conseguenza, le persone sdraiate sui binari hanno avuto pochissimo tempo per rendersi conto che il treno non era stato fermato e quindi non aveva ridotto la sua velocità. Sébastien colpito mentre provava ad allontanarsi dai binari è morto per il suo coraggio, per il suo impegno in difesa dell’ambiente e per il futuro del pianeta.
Infatti, dopo aver scaricato scorie radioattive per migliaia di tonnellate sul fondo degli oceani fino all’inizio degli anni ’80, l’industria nucleare si preparava a seppellirle, contaminando così il pianeta per migliaia di anni. Sébastien Briat è morto per gridare all’opinione pubblica inaccettabilità dell’industria nucleare e dei suoi rifiuti.
Saltimbanco e giocatore di rugby, Sébastien Briat, detto Bichon, la giovane vittima del treno delle scorie, era il maggiore di tre fratelli, era nato il 17 agosto 1982. Per diversi anni aveva condiviso anche la mobilitazione contro il laboratorio Bure e il progetto di stoccaggio sotterraneo dei rifiuti radioattivi nella Mosa. “Bichon ha sempre saputo rendersi utile, disponibile, era aperto a tutti”, diceva uno dei suoi amici del Bar Ovalie Club, dove Sébastien giocava a rugby da dieci anni. Il suo soprannome ” Bichon ” da solo incarnava tutta la sua gentilezza ma questo non gli impediva di essere veloce sul campo. Come mediano di mischia, col numero 9 sulle spalle, era un fulcro della squadra.
Guarda “Castor 2004 – Tod von Sébastien Briat“:
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