Francesco Giuri viene ucciso in un conflitto a fuoco
Francesco Giuri nasce a Milano il 24 settembre 1953, da una famiglia di origini calabresi. Durante la sua infanzia la famiglia, come moltre altre famiglie delle classi popolari, è costretta ad emigrare in Argentina, dove Francesco cresce. Ritorna da adolescente a Milano dove inizia a lavorare come operaio alla Breda Siderurigica.
Fino al ’76 è iscritto al PCd’I (m-l), ma all’interno della fabbrica si avvicina alle posizioni dell’autonomia operaia: inizia a partecipare alle assemblee del coordinamento operaio sestese, ma ben presto la sua militanza gli costa l’epurazione, che avviene nel 1978, quando viene definitivamente licenziato per assenteismo.
I suoi compagni raccontano che Francesco avesse la capacità di tirar su il morale degli altri anche nelle situazioni più difficili oltre ad una gran voglia di fare, raccontano che sprigionasse energia e che non riuscisse letteralmente a “stare fermo”.
La notte del 9 giugno del 1978, a Lissone, Francesco, ormai disoccupato da alcuni mesi, si appresta a compiere una rapina in banca con alcuni compagni.
Francesco ha il compito di disarmare la guardia giurata posta agli ingressi dello sportello, senza fare uso di violenza: gli si avvicina e gli intima di consegnargli l’arma, sparando un colpo in aria per spaventarla.
Probabilmente la guardia non è ancora intimorita e convinta ad abbandonare l’arma, e quando Francesco fa fuoco in aria una seconda volta la sua arma si inceppa.
La guardia giurata estrae la propria pistola e mentre francesco scappa spara 5 colpi, che lo colpiranno tutti alla schiena, uccidendolo.
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