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Muore Mao Tse Tung

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“Un comunista deve essere di ampie vedute, sincero, leale e attivo, deve mettere gli interessi della rivoluzione al di sopra della sua stessa vita e subordinare gli interessi personali a quelli della rivoluzione; sempre ed ovunque, deve essere fedele ai principi giusti e condurre una lotta instancabile contro ogni idea e azione errata ; deve pensare più al Partito e alle masse che agli individui, più agli altri che a se stesso . Solo così può essere considerato un comunista. Noi comunisti siamo come i semi e il popolo è come la terra. Ovunque andiamo, dobbiamo unirci al popolo, mettere radici e fiorire in mezzo al popolo”

 

Il 9 settembre 1976 morì Mao Tse-Tung, presidente del Partito Comunista Cinese nonché fondatore e presidente della Repubblica Popolare Cinese.

Mao soffriva, già da alcuni anni, di una malattia degenerativa neuro-motoria e di disturbi respiratori e cardiaci causati dal fumo. Ciò non gli impedì di compiere un’opera ricompositiva sia in politica interna che in politica estera nell’ultimo periodo della sua vita, portando a termine, con successi alterni, la Grande rivoluzione culturale e riallacciando i rapporti con l’Unione sovietica di Brežnev. La morte del “grande timoniere” lasciò un’eredità politica assai frammentaria nella Cina comunista, che vedeva contrapposte le diverse anime del Partito, fino a quel momento rimaste per lo più sopite.

Alla sinistra del PCC si trovava la cosiddetta “Banda dei quattro” (nella quale si trovava anche Jiang Qing, vedova di Mao e sua quarta e ultima moglie), che si consideravano i diretti continuatori della politica di Mao e della sua Rivoluzione culturale e auspicavano la continuazione di una politica di mobilitazione della masse proletarie rivoluzionarie, in particolar modo gli studenti e le Guardie rosse.

L’ala destra era invece divisa in due gruppi: i restaurazionisti guidati da Hua Guofeng, che sostenevano il ritorno ad una pianificazione centralizzata in stile sovietico, e i riformatori, guidati da Deng Xiaoping, che volevano una revisione dell’economia cinese, basata su politiche pragmatiche, e la de-enfatizzazione del ruolo dell’ideologia nel determinare le regole politiche ed economiche. Inizialmente lo scontro per l’eredità di Mao fu vinta dai restaurazionisti, con Hua Guofeng presidente della Repubblica Popolare fino al 1980 e segretario del PCC fino al 1981. Il 6 ottobre 1976, Hua annunciò un tentativo di colpo di Stato da parte della “Banda dei quattro”, che fece arrestare insieme a numerose persone vicine alle loro posizioni. Nel 1981 i quattro furono processati e accusati di tutti gli eccessi della rivoluzione culturale e di attività anti-partito con pene che andavano dall’ergastolo al carcere a vita.

In un documento pubblicato il giorno stesso della morte di Mao Tse-Tung, i “quattro” dichiaravano:

(…)Dobbiamo continuare a portare avanti il lavoro di Mao Zedong, persistendo nella linea politica e diplomatica rivoluzionaria. Dobbiamo persistere nell’internazionalismo del proletariato e rafforzare l’unione tra i partiti e le organizzazioni politiche marxiste-leniniste in tutto il mondo, e rafforzare l’unione tra il popolo cinese, i popoli di tutti i paesi e in particolare di quelli del terzo mondo, unendo tutte le forze possibili a livello internazionale e portare avanti fino alla fine la lotta contro l’imperialismo, l’imperialismo socialista e il revisionismo moderno.

Non saremo mai alla ricerca dell’egemonia né ci comporteremo da super-potenza.

Dobbiamo portare avanti il lavoro di Mao Zedong, studiare diligentemente il pensiero di Marx, Lenin e Mao Zedong, studiare assiduamente le loro opere e lottare per rovesciare completamente la classe borghese e sfruttatrice, utilizzando la dittatura del proletariato per sostituire la dittatura della borghesia e il socialismo per sconfiggere il capitalismo, per far sì che la Cina diventi un grande paese socialista, facendo il possibile per ottenere grandi risultati per le masse e infine per realizzare il comunismo. Contrariamente a quanto auspicato nel documento, la lotta per il potere verrà invece vinta dalla corrente di Deng Xiaoping, che intraprese una serie di riforme radicali miranti a decollettivizzare l’economia, prima rurale e poi urbana, premiando i lavoratori più attivi e preparati, mantenendo sempre con rigore il principio dell’autorità assoluta del partito contro ogni prospettiva di pluralismo e di liberalizzazione politica. La politica fortemente riformatrice di Xiaoping contribuì a trasformare la Cina nella superpotenza economica votata all’iperproduttività che conosciamo oggi. Qualche giorno dopo la morte di Mao Tse-Tung si tennero a Pechino i funerali, seguiti con cordoglio da oltre un milione di persone. In seguito la salma del leader cinese fu esposta in piazza Tienanmen per otto giorni, per poi lì rimanere imbalsamata in un mausoleo sullo stile di quelli sovietici e vietnamiti, contrariamente alla volontà di Mao, il quale aveva richiesto di essere cremato.

 

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