
Settembre 1989 – Nasce il Csa Murazzi
2 settembre 1989 – 1994
A Torino negli anni 87/88 erano avvenute ben cinque occupazioni, da parte del Collettivo Spazi Metropolitani, sempre represse con sgomberi e centinaia di denunce con l’occupazione del 9 settembre 1989 di un ex asilo in Corso Regina 47. Questo spazio era già stato sgomberato nel dicembre 87 ma da lì era partita una trattativa con il Comune fallita per le false promesse. In cambio dell’abbandono dello spazio occupato l’assessore competente ci propone diverse soluzioni: noi privilegiamo un luogo in una zona centrale di Torino. Il posto che ci siamo conquistati si trovava ai Murazzi del Po, era un ex officina nautica chiusa da anni. In quegli anni ai Murazzi vi era solo un locale “Giancarlo”, il Lungo Po d’estate era punto di ritrovo per centinaia di giovani ma nell’ultimo periodo spaccio di droga e retate della polizia l’avevano resa un deserto. La prima festa fu organizzata per il 30 settembre. Fin da subito sono partiti, oltre i lavori, iniziative e concerti: i primi due concerti organizzati al Csa erano intitolati “siamo incazzati neri” e “né eroina né polizia”. L’impegno dei compagni e delle compagne ha permesso che in breve tempo si trasformasse in un luogo vivo e pieno di iniziative, nonostante le provocazioni poliziesche in cui un compagno venne arrestato per resistenza. Fu organizzato un corteo cittadino contro la legge Russo/Iervolino sulle droghe e una mobilitazione per il compagno Guido Borio che nel frattempo era stato riarrestato per la condanna a 26 anni. Dopo aver conquistato questo spazio scrivevamo: “Questo percorso ci ha insegnato che la lotta paga, che la determinazione vale sovente molto di più di centinaia di raccolte firme e di pellegrinaggi all’assessorato. E questo in una fase di “nuovi modi di far politica “, quelli delle catenelle umane e della spettacolarità delle iniziative e se li si fa, le lotte, solo di contorno, vuol dire molto. Ci ha insegnato che quando, da buoni marxisti, si vive nella materialità delle lotte, si sa amministrare il proprio bagaglio di esperienze, si sa ragionare sui passaggi tattici da fare, alla fine quello che hai seminato con tanta fatica (anche se noi cerchiamo di farne il meno possibile) darà i suoi frutti”.
Rioccupazione di Corso Regina 47





Contributo di Michele Milo tra i fondatori del Csa Murazzi
Nella seconda metà degli anni 80 mi iscrissi ad un ITIS a Torino. Fu un inizio alquanto tormentato, in quanto mi trovai iscritto in una scuola la cui succursale fisicamente non esisteva ancora…
I primi mesi facemmo lezioni di pomeriggio ospiti di un altro istituto.
Nel frattempo costruirono in fretta e furia uno squallido prefabbricato di sole aule, senza laboratori, senza palestra e iniziò così un biennio in una struttura totalmente inadeguata.
Ciò però contribuì a creare sin da subito un certo fermento tra noi studenti, in quanto la struttura era talmente inadeguata e carente, che spontaneamente si iniziò ad organizzare assemblee, volantinaggi, a richiedere migliorie che migliorassero la situazione di quella succursale così sfigata.
Anche in conseguenza di ciò iniziai a partecipare ad alcune manifestazioni, quando ne venivo a conoscenza.
Ne ricordo una in particolare, un grosso corteo studentesco che finì in piazza castello. Per la prima volta vidi una parte di piazza ed uno spezzone particolarmente rumoroso e determinato. C’era un grande striscione contro gli USA di Reagan (se ricordo bene avevano da poco bombardato in Libia). Volarono un po’ di uova di vernice e qualche fumogeno colorato verso la polizia… rimasi subito colpito favorevolmente dall’aria che si respirava.
Il passaggio successivo fu la casuale e assidua frequentazione del I liceo artistico, visto che alcuni amici che frequentavo quotidianamente da tempo ci si erano iscritti.
Era un ambiente scolastico molto diverso dall’ITIS periferico a cui ero abituato.
Era infatti un ambiente scolastico fortemente permeato di riferimenti politici e culturali ben precisi e nacque un collettivo (collettivo Banale), a cui presi parte pur essendo iscritto in un’altra scuola.
A forza di vedermi lì, persino i bidelli mi facevano entrare e uscire dal liceo tranquillamente, evidentemente convinti che fossi regolarmente iscritto.
Iniziai così a conoscere altre realtà, si vedevano tanti manifesti e volantini attacchi nati, scritte e adesivi sui muri, nomi e simboli di realtà che non avevo mai sentito nominare.
Una delle logiche conseguenze fu una maggiore partecipazione alle iniziative di piazza in città, ne ricordo alcune in particolare.
Un presidio antifascista nei pressi di via Roma (legata a tensioni precedenti in città con i fasci del fdg), un’iniziativa sotto la provincia in via Alfieri per la questione palestinese (c’era stata tutta la questione legata alla libreria Luxembourg).
Un’iniziativa ad Asti per contestare Gremmo e la sua lega di razzisti dove venimmo anche caricati.
Sul finire dell’88 ricordo la mia prima grossa manifestazione a Roma, partimmo in un buon numero, una cinquantina circa, già il viaggio fu folcloristico, il controllore del treno non era convinto che fossimo tutti dei giovani partiti da Torrazza Piemonte, ma dopo qualche vivace discussione capì che era meglio desistere….
Per me fu una grossa novità, vedere un corteo con numeri importanti, stare in via dei Volsci, dormire dopo il corteo una palazzina occupata a S. Basilio.
Ebbi la percezione di appartenere a qualcosa di ben radicato, di altre iniziative che ricordo fuori città furono un’iniziativa vicino all’ACNA di Cengio dove per la prima volta subii una carica ben decisa di celere.
Due o tre macchinate a Milano dove era già da tempo nell’ aria lo sgombero del Leoncavallo (in una di quelle occasioni, seguii per caso un gruppo di compagni che una sera partirono a passo deciso, e seguendoli mi ritrovai anch’io sul “famoso” tram dirottato).
Man mano che passavano i mesi la mia partecipazione diventa sempre più attiva.
Frequentavo già da un po’ le riunioni che si tenevano in via Balbo, ero tra i più giovani all’epoca e parlavo poco, ma ascoltavo e crescevo con attenzione e metodo…
A livello studentesco c’era sempre un discreto livello di riunioni, assemblee, pubblicazioni di opuscoli e giornaletti, attività che mantenevano un certo livello di attivismo e di pratiche di lotta.
Era anche più usuale, armarsi di bombolette di vernice e fare scritte in giro per la città…diversi di noi abitavano in Torino Ovest, e corso Francia era spesso sul percorso notturno di ritorno a casa, i muri dell’allora sede missina erano molto spesso…. colorati.
Nell’estate 89 andammo in parecchi nei paesi Baschi, quell’anno ad agosto eravamo alcune decine di torinesi, combinazione a Donostia ci furono scontri particolarmente tosti e prolungati dal tardo pomeriggio fino a notte inoltrata. Facemmo con entusiasmo la nostra parte. Ricordo che il giorno dopo un articolo di giornale citava un folto gruppo di italiani che intonava “Bandiera Rossa” durante gli scontri…Ne fummo tutti molto contenti chiaramente.
Fu anche l’agosto dello sgombero del Leoncavallo a Milano, che segnò una svolta importante nel fronte delle occupazioni, a Torino come nel resto del paese.
Partecipai con entusiasmo all’ occupazione nel settembre 89 dello stabile di Corso Regina 47. Era un percorso iniziato già da un paio di anni, con diverse occupazioni e altrettanti sgomberi e numerose denunce.
Un ricordo divertente era il nostro continuo cambiarci giacche e travisamento per farci vedere più numerosi dal balcone, nel controviale di fronte infatti, i primissimi giorni, i soliti zelanti digos erano appostati con macchina fotografica per sorvegliare il tutto.
Ci fu una trattativa con il comune, non voleva lasciarci in corso Regina, propose una rosa di 4/5 posti abbandonati e scegliemmo le arcate in riva al Po…
E così nacque il CSA Murazzi….




















Contributo di Steve e Manuela “DAL GRAMSCI AL C.S.A.”
Nell’86 iniziamo a frequentare il Magistrale Gramsci, che stava prima a Porta Palazzo e si sposta poi in via Bologna. Qui era presente una variegata realtà battagliera, che spiccava in quegli anni di pace sociale diffusa. Sono stati anni divertenti e combattivi: a noi del Gramsci si interessano più volte sia i fascisti, con visite aggressive fuori dall’istituto (finite però non tanto bene per loro) e volantinaggi a noi dedicati; sia la Digos e la polizia (in un’occasione eseguendo perquisizioni armate alle 6 di mattina a 5 di noi allora minorenni, per cercare una riproduzione di un “pericolosissimo” opuscolo in cui si dava dell’assassino a Kossiga per l’uccisione di Giorgiana Masi nel ‘77). I prof più repressivi, finivano per avere qualche problema all’auto e il preside di allora si ritrovava il suo nome sbeffeggiato sui muri di svariate zone cittadine, insomma eravamo alquanto vivaci e insubordinati.
Negli anni seguenti alcuni di noi del Gramsci partecipano con il collettivo spazi metropolitani a diverse occupazioni di stabili abbandonati per aprire spazi sociali liberati e conflittuali in anni in cui Torino era un deserto culturale, la conflittualità sociale era stata repressa con la sconfitta operaia e la repressione dei movimenti, e le strade erano invase dall’eroina.
Il collettivo spazi metropolitani era una realtà variegata in cui confluivano collettivi con storie e sensibilità differenti ma tutti riconducibili ad un’area antagonista allo stato di cose presenti, rigorosamente al di fuori di partiti e partitini. Dopo qualche occupazione e sgombero, alcuni, riconducibili principalmente al collettivo anarco-punx Avaria occuperanno El Paso; gli altri, tra cui noi, dopo varie vicissitudini, altre occupazioni, sgomberi, denunce e qualche arresto (il più curioso fu l’arresto di due di noi per furto di candele in chiesa, che sarebbero servite ad illuminare uno stabile appena occupato) riusciamo ad ottenere nel 1989 lo spazio dei Murazzi, nasce il CSA.
Il CSA, anche per il fatto di trovarsi al centro di Torino, diventa un punto di riferimento cittadino per varie realtà in lotta, per diversi gruppi musicali indipendenti e per alcune realtà di migranti che cominciano a sperimentare i primi rudimenti dell’autorganizzazione; di contro subisce anche il limite di trovarsi in quella che al tempo era anche una piazza centrale di spaccio con le problematiche, a volte pesanti, che ciò poteva comportare. In quei primi anni ricordo il formarsi di un collettivo di discussione e intervento sulle droghe, un collettivo misto di italiani e migranti, un collettivo femminista, collettivi studenteschi sia medi che universitari (di lì a poco nascerà il movimento della Pantera). Il CSA è poi frequentato da giovani dei quartieri che trovano uno spazio in cui poter socializzare, bersi una birra, suonare o assistere a concerti a prezzi popolari, ma anche per la prima volta partecipare alle lotte cittadine che il CSA sostiene e promuove, tra queste ricordo: la lotta contro la legge Craxi, proibizionista sulle droghe; per l’autoriduzione dei mezzi di trasporto pubblico; contro i mondiali ’90; contro la prima guerra del Golfo; il sostegno al movimento della Pantera, in cui alcuni di noi erano parte integrante; contro il becero razzismo della Lega allora emergente; le lotte per il diritto alla casa.
Insomma pur tra contraddizioni e difficoltà, credo che il CSA sia stato un soggetto vivace e conflittuale in quella Torino di quegli anni per la gran parte spenta e pacificata, e sia stato anche tra i pionieri e propulsori di quel movimento delle occupazioni torinese che si svilupperà negli anni seguenti.


Sfoglia “Volantini CSA Murazzi – settembre 1989” e “Csa Murazzi – Volantini 1990“:


Sfoglia “Occupazione Corso Vittorio – 1990” e Sfoglia “ATM – MONDIALI 1990- AUTONOMIA – GUERRA DEL GOLFO“:




Negli anni ’90 ai Murazzi circolavano e parcheggiavano le macchine: per questo iniziammo una campagna per la pedonalizzazione della zona.










Sfoglia “Asti – Fermiamo i razzisti – 1989“:


Sfoglia “1991 – Fascicolo 1” e “1991 – Fascicolo 2“:


Contributo di Massimo “Dred”
La prima volta che sono entrato al C.S.A. Murazzi era un sabato sera dell’autunno 1990, avevo 17 anni e lì mi ci aveva portato un amico, venivamo entrambi da Lucento un quartiere popolare della periferia nord di Torino. Lui frequentava l’Istituto Magistrale Gramsci dove i compagni più grandi avevano formato un collettivo che partecipava alle attività del C.S.A.
Al centro sociale venivano organizzati anche concerti di gruppi musicali di base, band emergenti alle loro prime esibizioni. A quei tempi non erano molti i locali dove poter ascoltare musica dal vivo a parte le sale prove delle circoscrizioni e alcune birrerie, e lì avevi comunque bisogno di soldi.
Io, abbandonato presto il liceo per dedicarmi allo studio della musica, ho seguito un percorso diverso dai più, non frequentando una scuola superiore non sono cresciuto nei collettivi studenteschi e la politica era la noia del telegiornale e le discussioni che si accendevano in casa a cena tra mio fratello e mio padre. Per me all’epoca il centro sociale era semplicemente un luogo dove poter assistere a concerti e serate.
Alle manifestazioni ho iniziato a partecipare nel 1991 quando, durante la prima Guerra del Golfo, le piazze si sono mobilitate per protestare contro l’intervento dell’Italia nei bombardamenti in Iraq. È stato in quel periodo che ho cominciato ad interessarmi a ciò che mi “succedeva intorno” ed è venuto naturale iniziare a farlo all’interno centro sociale. Il C.S.A. a quel punto per me ha smesso di essere solo un posto dove passare le serate e conoscere gente ma è diventato un luogo dove poter crescere, condividere, discutere, dove costruirmi un pensiero critico, dove imparare a stare insieme e a confrontarmi con gli altri, coetanei e non.
Nell’ottobre 1993 nelle sale usciva del film “Sud” di Gabriele Salvatores che contribuì a dare visibilità alla pratica delle occupazioni ed alle “posse” che, attraverso la musica, raccontavano le lotte dei centri sociali e dalle case occupate.
A Torino la scena musicale legata al C.S.A. in quegli anni era molto attiva; tanti sono stati i gruppi, divenuti in seguito anche famosi, cresciuti ai Murazzi che hanno sostenuto il centro sociale con concerti.
Insieme ad alcuni compagni nel 1994 abbiamo formato il collettivo musicale Rebel Music, ci occupavamo di organizzare concerti e con i profitti delle serate riuscimmo a dotare il centro sociale di un impianto audio e luci, un’importante risorsa per poter allestire iniziative all’aperto e ai cortei. L’equazione era semplice: più watt hai, più forte riesci a far sentire le tue idee e più gente potrà condividerle e sostenerle.
Con l’evidente sgretolarsi della classe politica dell’epoca, travolta dagli scandali legati alle tangenti di quei primi anni Novanta, le manifestazioni di protesta furono sempre più partecipate e consapevoli. A Torino le azioni del centro sociale seppero acquisire incisività: ricordo con piacere il corteo organizzato dal collettivo studentesco K.S.A. cui parteciparono più di 20.000 studenti che sfociò con l’occupazione della stazione di Porta Nuova (azione all’epoca per nulla scontata).
Mi è rimasta impressa anche una delle prime manifestazioni nazionali a Milano a cui partecipai, era il 10 settembre del 1994 quando venne organizzato il corteo contro lo sgombero del centro sociale Leoncavallo: fu la prima volta che vidi la polizia scappare rincorsa dai compagni!!!
Nel 1994 il Piemonte fu colpito da una straordinaria alluvione e il C.S.A. venne completamente allagato dal Po, il fango che invase i locali distrusse quasi tutto il materiale necessario per la vita del centro sociale. Nello stesso anno partecipammo in massa all’immensa manifestazione nazionale di Roma organizzata contro Berlusconi e le sue promesse elettorali di un milione di posti di lavoro: fu la prima volta che vidi così tanta gente scendere in piazza tutta insieme.
La grande partecipazione popolare alle manifestazioni di quel periodo unita alle difficoltà a rapportarci con un territorio indotto dalla questura a rimanere una zona di spaccio ben controllabile e arginabile entro i propri confini, preferibilmente da mantenere così, con retate facilmente eseguibili in base alle esigenze della politica, ci fece iniziare a pensare che il C.S.A, situato in zona centrale della città e con una vita soprattutto notturna, cominciava a starci un po’ stretto. Avevamo bisogno di un posto che potesse metterci nelle condizioni di comunicare anche con “persone comuni”, volevamo poter creare un “dialogo di quartiere nel quartiere”, costruire punti di contatto coi meno giovani, volevamo che le nostre idee potessero arrivare non solo agli avventori di concerti e feste, volevamo poterci confrontare con genitori e non solo con figli, sentivamo l’esigenza di uscire dalla bolla del centro sociale come “locale notturno” per entrare maggiormente nelle dinamiche della vita di tutti i giorni.
“Uscire dal ghetto rompere la gabbia creare e organizzare la nostra rabbia” non doveva rimanere solo uno slogan urlato ai cortei ma doveva diventare una pratica di lotta vera e propria.
Così iniziammo a cercare un nuovo posto da occupare, servendoci anche di una vera e propria guida redatta da un gruppo di anarchici in cui era stilato un lungo elenco di luoghi solo in attesa di essere liberati dall’abbandono.
Va detto che in quel periodo, diversamente da quanto accadeva in città in mano ad amministrazioni di destra (ricordo che a Milano il sindaco leghista Formentini mise al primo punto della sua campagna elettorale lo sgombero del Leoncavallo) nelle metropoli capeggiare da giunte di sinistra le occupazioni erano abbastanza tollerate, una situazione ben diversa da quella attuale, e a Torino le occupazioni iniziavano ad essere un numero ragguardevole.
Nel 1995 occupammo due volte la ex Venchi Unica di via De Santis vicino a piazza Massaua, una fabbrica di cioccolato chiusa da anni, senza riuscire a tenerla; alla fine dell’anno provammo a prendere il vecchio e abbandonato edificio che un tempo ospitava l’asilo Principessa Isabella nel quartiere Lucento. L’occupazione che chiamammo Askatasuna fu violentemente sgomberata in capo a una settimana. Ma… chi ben comincia è a metà dell’opera e la buona occasione arrivò nel settembre 1996.
La Lega Nord, proclamando l’indipendenza della Padania, intendeva sfilare per le vie della città transitando proprio vicino al C.S.A. Murazzi e la digos per precauzione ci intimò di abbandonare il centro sociale. Ovviamente non ubbidimmo alle direttive anzi, alcuni compagni si barricarono all’interno del C.S.A. inondando con slogan e musica a tutto volume il circondario, mentre un imponente presidio-concerto fu organizzato in prossimità della Gran Madre. La partecipazione a quell’iniziativa fu straordinaria, migliaia di persone giunsero da tutta la regione, e dopo aver “scavalcato” sul ponte alcuni cordoni di polizia e carabinieri, dilagando nelle vie sopra ai Murazzi, riuscimmo a riprendere il pieno possesso del C.S.A. e impedire lo svolgimento della sfilata leghista. Nonostante inizialmente fossimo gli unici del movimento torinese a credere nella buona riuscita dell’iniziativa quella fu’ una grande giornata di lotta e il successo ci diede la forza, la consapevolezza e la convinzione che allargare i nostri orizzonti era necessario e fattibile. Due mesi dopo occupammo lo stabile abbandonato in corso regina Margherita 47 e in continuità con le precedenti occupazioni la chiamammo ASKATASUNA.
Questa volta non ce ne saremmo andati tanto facilmente, ma questa è un’altra storia.
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