Lo sciopero di febbraio olandese
Il 25 febbraio 1941 ad Amsterdam inizia quello che passerà alla storia come lo “sciopero di febbraio”, uno sciopero generale organizzato per protestare e combattere le misure antisemite che anche in Olanda stanno prendendo piede.
La causa principale dello sciopero è costituita dai violentissimi pogrom che hanno colpito i cittadini del quartiere ebraico di Amsterdam: nel fine settimana del 22 e 23 febbraio, quattrocentoventicinque uomini ebrei, di età compresa tra i venticinque e i trent’anni, sono stati presi in ostaggio e imprigionati in Kamp Schoorl e alla fine inviati ai campi di concentramento di Buchenwald e Mauthausen, dove la maggior parte di loro moriranno entro l’anno.
A seguito di questo pogrom, il 24 febbraio, il Partito Comunista dei Paesi Bassi organizza un incontro all’aria aperta presso la Noordermarkt per indire uno sciopero per protestare contro i pogrom e il lavoro forzato in Germania.
A seguito di questo incontro il Partito Comunista, reso illegale da parte dei tedeschi, stampa e diffonde un volantino che invita a scioperare tutta la cittadinanza.
I primi a scioperare sono i conducenti di tram, seguiti a ruota da moltissimi altri lavoratori, dagli operai di aziende come Bijenkorf , agli insegnanti.
Nonostante le immediate misure repressive messe in atto dalla polizia tedesca, lo sciopero continua a crescere spontaneamente e si diffonde in molte altre aree urbane, tra cui Zaanstad, Kennemerland e Utrecht.
Lo sciopero non durerà a lungo: entro il 27 febbraio infatti, in gran parte le azioni verranno represse dai tedeschi.
Anche se in definitiva fallito, lo sciopero di febbraio resta comunque significativo in quanto rappresenta la prima azione diretta contro il trattamento degli ebrei da parte dei nazisti .
Questo episodio è inoltre atipico rispetto al tipo di resistenza messa in atto dagli olandesi: essa era infatti composta per la maggior parte da cellule decentralizzate, impegnate in attività indipendenti, spesso non in collegamento tra loro. Le attività principali della Resistenza olandese erano la produzione di tessere annonarie false e moneta contraffatta, controinformazione, pubblicazione di giornali clandestini , sabotaggio di linee telefoniche e ferroviarie.
Una delle attività più rischiose era sicuramente quella di nascondere e proteggere rifugiati e nemici del regime nazista, famiglie ebraiche come quella di Anna Frank, agenti clandestini, olandesi in età di leva militare e altri.
Coloro che portavano avanti queste attività erano noti come onderduikers (“sommozzatori”).
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