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La zingara “anarchica”

18 ottobre 1914

Leda Rafanelli soprannominata la “zingara anarchica”, nutri, almeno politicamente, interesse per il Mussolini socialista, arringatore di folle, dinamico e spaccone.
Quando però il futuro duce scelse l’interventismo, pubblicando un famigerato articolo su L’Avanti il 18 ottobre del 1914, lei ruppe ogni rapporto. Anzi, scrisse l’opuscolo “Abbasso la guerra!” e si batté contro l’entrata in guerra dell’Italia. 

Leda Rafanelli nasce il 4 luglio 1880 a Pistoia, città dalla forte tradizione libertaria, da madre e padre originari di Livorno, anch’essa città storicamente considerata una “patria” dell’anarchia. Leda già da bambina mostra una grande facilità di scrittura, al punto tale che una sua poesia, Gomene, trova spazio sull’organo ufficiale di stampa del partito socialista di Filippo Turati.

Il periodo di Alessandria d’Egitto e la conversione all’Islam

Nel 1903, con i genitori, si trasferisce ad Alessandria d’Egitto, dove la giovanissima Leda entra in contatto col gruppo anarchico della Baracca Rossa , frequentato anche da Giuseppe Ungaretti. 
Riguardo al suo rapporto con l’Egitto scriverà in seguito: «Fin da bambina ho sempre detto, con ferma convinzione, che ero nata millenaria. Tutti i miei personali ricordi, i sogni, le aspirazioni, i desideri erano basati, sistemati, orientati verso l’antico Egitto, mia patria d’elezione», aggiungendo inoltre che :«Nessuno, che non sia un bruto, può sfuggire alla malia del deserto, al fascino delle oasi… Chi ha vissuto qualche anno fra gli arabi ne sentirà l’influenza per sempre».

L’ultimo periodo di Leda in Egitto coincide con la sua conversione al sufismo, corrente dell’Islam nella quale il rituale estetico della danza riveste una grande importanza, esempio ancora attuale e assai conosciuto sono i dervisci danzanti . La conversione all’Islam (seppur ad un’ala particolare dell’Islam, che per esempio “predica” la parità tra i sessi e a cui si avvicinò anche il pittore anarchico francese Jossot, Hakim Bey ecc.) è vissuta da Leda come ribellione al mondo occidentale che vuole non solo esser egemonico dal punto di vista politico e militare ma anche culturale. Infatti, quando rientrò in Italia con il marito, l’anarchico Ugo Polli, conosciuto proprio in Egitto, pubblicherà un articolo in «La Libertà», in cui metterà a confronto lo stile di vita cristiano-occidentale con quello islamico.

L’attività antimilitarista alla vigilia della Prima guerra mondiale
Dopo essere entrata nell’ottica dell’anarco-individualismo, Leda mostra affinità verso il socialismo libertario, allontanandosi dall’individualismo  e dalle errate interpretazioni del pensiero di Max Stirner che condussero, secondo lei, molti anarchici verso posizioni asociali e di stampo borghese. Non a caso, durante la Prima guerra mondiale molti anarco-individualisti appoggeranno l’intervento a fianco dell’Intesa.
Rientrata in Italia, Leda è molto vicina ideologicamente all’amico Pietro Gori ed è stimata da Armando Borghi per la sua linea politica libertaria, a tal punto che le chiede di scrivere la prefazione del suo libro Il nostro e l’altrui individualismo. Riflessioni storico-critiche su l’anarchia.

«Djali signor mio», manoscritto di Leda (1912-1913)
Nel 1907 fonda insieme a Giuseppe Monnanni la rivista individualista d’idee e d’arte Vir, vicina alle posizioni anarco-futuriste e il cui primo editoriale è redatto da Oberdan Gigli. Sempre con il compagno, Giuseppe Monnanni, fonderà anche «La Sciarpa Nera». Con cui avra un figlio: Marsilio. In questo periodo pubblica anche alcuni romanzi e saggi: Bozzetti sociali, Seme nuovo, Verso la Siberia, Scene della rivoluzione russa.

Il “rapporto” con Mussolini
È questo il periodo in cui Mussolini, al momento socialista, sottopone Leda ad un serrato corteggiamento. Il rapporto, che è stato soprattutto epistolare, è poi trasformato da Leda stessa in un libro intitolato Una donna e Mussolini: la corrispondenza amorosa, costituito da quaranta lettere inviate alla Rafanelli dal futuro dittatore fascista. Secondo Alessandra Pierotti, nipote di Leda, fu un corteggiamento che non ottenne risultati concreti: «Perché Mussolini le parlò della sua “domestica tribù” dicendo che doveva portarli al mare. E fra tante idee “peregrine” di Leda c’era, fondamentalmente, questa: mai rovinare una famiglia».

Occorre ricordare che nel periodo preso in considerazione (1913-1914), Mussolini era un noto socialista  ed aveva partecipato alla settimana rossa appoggiando l’insurrezione con comizi ed articoli . Lo stesso Lenin si era espresso benignamente verso Mussolini, allora direttore dell’«Avanti!», ipotizzando per lui il ruolo di un futuro dirigente della rivoluzione. Se Leda negò sempre di esser stata amante di Mussolini, quest’ultimo invece se ne vantava, poiché d’altronde mai avrebbe potuto ammettere di esser stato rifiutato da una donna, visto che parte della sua immagine nazional popolare si fondava sulle sue “indiscusse ed indiscutibili” capacità di “maratoneta instancabile” nei rapporti con le “femmine”. 

Gino Cerrito in L’antimilitarismo anarchico in Italia nel primo ventennio del secolo critica la maniera in cui Leda viveva il suo “essere anarchica”, non condividendo la sua fede sufista o asserti del genere: «l’anarchico dovrebbe essere un individuo superiore per natura da cui si evince che nessuna educazione può cambiare il sentimento intimo che dà la personalità all’individuo» .

Se però si legge l’Elogio funebre per Dante Carnesecchi, anarchico trucidato a tradimento dai carabinieri, ci si rende conto che nel movimento anarchico legato all’anarco-futurismo erano abbastanza normali i richiami all’anarchico quale “persona superiore”, in linea col pensiero futurista di Mario Carli, per cui la nota di Leda Rafanelli non dovrebbe stupire più di tanto.

Elogio funebre di Auro d’Arcola, pubblicato in L’Adunata dei Refrattari, I nostri caduti: Dante Carnesecchi:
«[…] Gran parte delle sue gesta rimarranno per sempre ignorate, poiché, solo a compierle, ne portò il segreto alla tomba nessuno poteva esercitare un qualsiasi ascendente su di lui. Refrattario ad ogni influenza esteriore, egli era all’altezza delle sue azioni, che mandava in piena consapevolezza ad effetto, fidando solo sulle sue forze. Ogni progetto, riduceva alle proporzioni di un operazione aritmetica, accomunando ad un estrema audacia un’estrema prudenza, una piena sicurezza in sé, ed una risolutezza tacita quanto irriducibile. Nello sport quotidiano allenava il corpo alla resistenza, all’agilità, all’acrobazia, alla velocità, e il polso alla fermezza; nella temperanza scrupolosa conservava la pienezza del suo vigore fisico e della sua lucidità mentale; nella musica ricercava le intime sensazioni per ricrearsi liberamente lo spirito. Perciò egli era boxeur, lottatore, ciclista, automobilista, corridore, acrobata, tiratore impareggiabile […].
In altri scritti Leda sostiene di esere in grado di leggere la mano. Fermo restando queste indiscutibili critiche, occorre comunque rimarcare che Leda fu fedele al pensiero anarchico: come facesse a far convivere entro di sé l’anarchismo, il sufismo e alcune credenze popolari è però una questione sua personale e non politica. Richiamandoci proprio a questo carattere mistico presente in Leda, ella quando si trova a dover fronteggiare enormi difficoltà economiche prende ad esercitare il mestiere di chiromante tra Milano e Genova. Nel contempo scrive ancora Nada, La signora mia nonna, Le memorie di una chiromante, romanzi che parzialmente si rifanno all’atmosfera orientale della sua gioventù. Verso la fine della sua vita, Leda dà lezioni di arabo e collabora ad «Umanità Nova». Finita la convivenza con Monanni, a cui segue la morte del figlio, Leda muore a Genova il 13 settembre 1971.

Guarda “L’anarchica amata da Mussolini, storia di Leda Rafanelli [AperiStoria 78]“:

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