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Comitato Salviamo gli Alberi di Corso Belgio: abbattere l’alberata lede il diritto alla salute

Di seguito ripubblichiamo il comunicato stampa del Comitato Salviamo gli Alberi di Corso Belgio con gli aggiornamenti sullo stato dell’arte della vicenda.

Ordinanza di 2° grado di corso Belgio, rigettato il reclamo del Comune. La conferma: abbattere l’alberata lede il diritto alla salute. Ribadite anche la legittimazione dei ricorrenti, la giurisdizione del Giudice Ordinario e la sua competenza a disporre misure di mitigazione del danno.(A fronte di ciò, appare incoerente la nuova ripartizione delle spese processuali al 50%)
L’ordinanza emessa dal Collegio nella data dell’udienza di 2° grado (31 luglio 2024) ha confermato le conclusioni del Giudice Sburlati del 30 maggio scorso: l’abbattimento integrale dell’alberata lede il diritto soggettivo alla salute, «nell’accezione di diritto ad un ambiente salubre». Espressamente ribadita pertanto anche la giurisdizione del Tribunale ordinario contestata dai legali del Comune. Il Collegio ha anche sottolineato che «trattandosi della difesa del diritto soggettivo alla salute, i comportamenti e gli atti della P.A. sono sindacabili». Un’ordinanza che farà giurisprudenza, sotto più profili, per giudizi futuri.  Sono quattro, a questo punto, i Giudici concordi sulla lesione del diritto alla salute, e le loro decisioni si basano su due perizie d’ufficio: quella di un agronomo e quella di un medico. Il primo perito, scrivono i Giudici, ha «rilevato che la tutela e l’incremento della foresta urbana […] sono attività fondamentali per il futuro adattamento delle città all’ormai evidente riscaldamento globale della Terra, che l’alberata di corso Belgio (benché da anni in fase di regressione) senz’altro contribuisce alla mitigazione del fenomeno dell’isola di calore urbana (attraverso lo stoccaggio di CO2, la rimozione di inquinanti e l’ombreggiamento e abbassamento della temperatura) – per cui la tutela dell’alberata risponde all’esigenza di tutela del diritto soggettivo dei cittadini alla salute e a un ambiente salubre». Quindi se il Comune intende portare avanti il progetto, potrà farlo esclusivamente attenendosi alle misure di attenuazione del danno stabilite dal Giudice di 1° grado: ossia dilazionando gli abbattimenti in 5 anni, per quote del 20%, piantando alberi alti almeno 4 m e di circonferenza di almeno 20-25 cm, a partire dalle tratte con meno alberi o con alberi deperienti e aggiungendo anche vegetazione orizzontale. Un modus operandi che il Comune stesso, grosso modo, prevede nel Regolamento del Verde cittadino, il cui attuale art. 45 non consente l’abbattimento integrale di alberate sane, e persino nel caso l’intervento sia inevitabile dà indicazioni circa le dimensioni degli alberi da sostituire e impone di valutare l’opportunità di realizzare l’intervento in modo scalare nel tempo. Ma le norme, si sa, devono rispettarle soltanto i comuni cittadini. Spiace che, a fronte della conferma delle conclusioni del Giudice Sburlati, il Collegio abbia deciso di modificare la ripartizione delle spese processuali, ponendo a carico dei ricorrenti non più il 25% ma il 50%. Né logico né equo appare tale accollo ai cittadini, il cui diritto alla salute viene leso dal progetto dell’Ente pubblico che tale diritto dovrebbe tutelare.La responsabilità è dei funzionari che hanno ideato il progetto (cessando anche di operare rimpiazzi di alberi sul viale per circa 20 anni) e degli assessori che l’hanno deliberato e portato avanti contro la volontà dei cittadini, al punto da militarizzare il corso il 6 e il 20 febbraio per eseguire degli abbattimenti nonostante il ricorso e infine da impugnare l’ordinanza di 1° grado. Un’impugnazione avvenuta il 14 giugno e quindi motivata soltanto dalla protervia e non, come ha scritto certa stampa, dai crolli di alberi in corso Belgio (peraltro solo 2 e non 4, su circa 220) causati dal successivo nubifragio del 1° luglio. Tale nubifragio in tutta la città ha abbattuto una cinquantina di alberi (tra cui alcuni dei nuovi impianti del progetto gemello di corso Umbria) e altrettanti sono stati purtroppo danneggiati a Torino lo scorso venerdì (2 agosto) da un nuovo evento estremo, tra cui un giovane acero spezzato in corso Belgio. Quando le calamità diventano ordinaria amministrazione i cittadini hanno ragione di pretendere che il Comune prenda misure serie per affrontare la crisi climatica e tutelare l’ambiente e la salute: si spendano soldi pubblici innanzitutto per salvaguardare gli alberi esistenti, anziché sprecarli in quattro aiuole sulle fermate degli autobus alla Crocetta o commissionando a ditte esterne controlli inutili, perché – i tecnici comunali stessi affermano – con raffiche di vento a 80 km/h crollano anche gli alberi perfetti. A fronte della nuova ripartizione delle spese processuali, dobbiamo purtroppo chiedere a tutti coloro che hanno condiviso la nostra battaglia di sostenerci ancora, perché ci troveremo a pagare diverse migliaia di euro.Benché quest’ordinanza non ci soddisfi pienamente, perché consente comunque di abbattere alberi sani, sia pur in 5 anni, essa è un precedente che sarà utile ai cittadini di tutta Italia che stanno lottando per salvaguardare ambiente e salute contro i progetti di abbattimenti di alberi e di devastazione di parchi. Resta da quantificare anche il danno erariale.

I cittadini che lo desiderano possono quindi contribuire con un’offerta piccola o grande, comunque molto apprezzata, per il momento sul conto IBAN IT39L0306967684510790338406 (anche Satispay Salviamo gli Alberi).

Ci stiamo attrezzando meglio per la raccolta fondi, per cui chiediamo di seguire la nostra pagina FB.
 Torino, 6 agosto 2024
 Comitato Salviamo gli Alberi di corso Belgio

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