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Investimenti israeliani sui progetti delle grandi rinnovabili in Italia

Diamo il via all’inchiesta collettiva sugli investimenti israeliani sui progetti delle grandi rinnovabili che abbiamo deciso di iniziare durante la “Due giorni a difesa dell’Appennino” a Villore, di cui qui si può leggere un resoconto e le indicazioni per collaborare a questo lavoro.

Questa inchiesta vuole indagare l’origine degli investimenti per quanto riguarda i progetti di grandi rinnovabili che hanno come obiettivo la speculazione energetica. Ciò che abbiamo rilevato è la diffusa presenza di società israeliane, molto “avanzate” nella ricerca in questo mercato a forte espansione, finanziatrici delle aziende italiane promotrici dei progetti di eolico e fotovoltaico o agrivoltaico.

Come viene riportato in un documento datato agosto 2024 a cura del Who Profits Research Center dal titolo Greenwashing dispossession: the Israeli Renewable Energy Industry and the Exploitation of Occupied Natural Resources (scaricabile qui)

“Negli ultimi due decenni, il governo israeliano ha adottato misure volte a incoraggiare la creazione di impianti commerciali per la produzione di energia rinnovabile e ad aumentare la produzione di energia rinnovabile. Il bilancio del Ministero dell’Energia e delle Infrastrutture israeliano per il 2023-2024 ha raggiunto un livello senza precedenti, pari a circa 1.380 miliardi di NIS, e comprendeva la promozione di piani per la produzione di energia rinnovabile e la realizzazione di impianti di stoccaggio.” Un mercato molto redditizio che ha assunto un ruolo prioritario nelle scelte governative israeliane, “nel marzo 2020, il Ministero dell’Energia israeliano ha formulato un piano per accelerare gli investimenti nelle infrastrutture energetiche” e, continua il documento, “dalla costruzione, gestione e funzionamento di progetti solari ed eolici alla produzione di pannelli solari e turbine eoliche, le aziende private israeliane e internazionali sono gli attori più importanti nel campo delle energie rinnovabili”.

Questa fonte di profitto si lega in maniera indissolubile con l’occupazione delle terre palestinesi, come viene sottolineato dal report “La nascita dell’industria israeliana delle energie rinnovabili è stata indissolubilmente legata al controllo israeliano sui territori palestinesi e siriani occupati. Negli ultimi anni si è assistito a un aumento significativo del numero e della portata dei progetti di energia solare in Cisgiordania e dei progetti di energia eolica nel Golan siriano”.

Oggi Israele arriva anche in Italia, sui nostri campi agricoli, sulle nostre colline, finanziando progetti che impiantano sul suolo nazionale pannelli fotovoltaici e turbine eoliche finanziate direttamente dall’economia del genocidio.

Invitiamo, dunque, a svolgere un piccolo lavoro di ricerca relativamente al progetto contro il quale ci si sta organizzando sul proprio territorio e farci pervenire le informazioni in merito all’indirizzo mail confluenza.info@gmail.com entro il mese di gennaio. Questo lavoro potrà così comporre un quadro il più possibile complessivo di quello che si muove su suolo nazionale oltre a essere utile per elaborare strategie nell’ottica di contrastare questa complicità.

Iniziamo con un primo contributo in questo senso grazie al prezioso lavoro di ricerca e osservazione di Daniele Gamba, di cui riportiamo il testo che segue, e Andrea Maggi in merito al progetto di stazione elettrica a Carisio, facente parte del più esteso progetto di campi agrivoltaici tra Cavaglià e Santhià, nel territorio tra Biella e Vercelli, di cui abbiamo già approfondito il caso qui e qui.

“La società israeliana Econergy Renewable Energy Ltd intende investire 29 milioni di euro per realizzare dei campi agrivoltaici tra Cavaglià e Santhià. 

Il progetto, che interessa ben 117 ha di terreni agricoli, avrà una potenza nominale di 47 Mwp e l’energia prodotta sarà immessa nella rete ad Alta Tensione in quel di Carisio, con un cavidotto interrato. 

Econergy si muove in Europa in partnership con l’israeliano Phoenix Group e la francese Rivage Investment. Le due società israeliane beneficiano paradossalmente del boom al rialzo dei titoli che caratterizza la borsa di Tel Aviv dal 7 ottobre ad oggi, da quando è in corso il genocidio Palestinese e, di fatto, queste risorse sono in certa misura insanguinate, frutto della guerra.”

Inoltre, il Circolo Tavo Burat di Biella ha portato avanti un’iniziativa nel corso della presentazione delle osservazioni su questo progetto tematizzando questa questione.

Riportiamo di seguito il comunicato dal titolo INACCETTABILI GLI INVESTIMENTI ISRAELIANI IN ITALIA QUANDO LE VITE E I DIRITTI DEI PALESTINESI SONO CALPESTATI ( e da cui prendiamo in prestito l’immagine di copertina)

Il “Circolo Tavo Burat – Pro Natura” ha presentato in procedura VIA diverse osservazioni sul progetto di un nuovo impianto agrivoltaico da 47 MW in Cavaglià (BI) Santhià, Carisio, Formigliana (VC), proposto da “ECONERGY SOLAR PARK 3” S.r.l, una società italiana del ramo europeo della società israeliana Econergy Renewable Energy Ltd ECNR, società quotata alla borsa di Tel Aviv.

In aggiunta a varie osservazioni di natura tecnica, in particolare per la tutela del riso DOP Baraggia, produzione incompatibile con l’agrivoltaico, è stata formulata una osservazione, al punto 10, relativa all’investimento di una società che ha sede legale in uno Stato accusato di genocidio, che qui di seguito si riporta integralmente:

10) Investimenti israeliani

Il Circolo Tavo Burat – Pro Natura ritiene moralmente inaccettabile che investitori israeliani operino nel nostro territorio con risorse economiche accresciute grazie al genocidio perpetrato da Israele a danno del popolo Palestinese.

Non solo tutti gli indici della borsa di Tel Aviv sono notevolmente cresciuti dal 7 ottobre ad oggi a seguito della repressione decisa dal Governo Israeliano nei confronti dei Gazawi, ma anche la capitalizzazione di Econergy Renewable Energy Ltd ECNR è notevolmente incrementata: il valore delle azioni quotate è infatti passato dai 1.000-1.200 ILa prima del 7 ottobre 2023 a circa 4.050-4.080 ILa del 14 novembre 2025.

Un incremento ben superiore agli incrementi medi conseguiti da altre imprese operanti nello stesso settore (prevalentemente la realizzazione di impianti FER in UE) e quotate in altre piazze finanziarie.

Econergy Renewable Energy Ltd ha dunque beneficiato, anche in assenza di responsabilità dirette, di questo assurdo trend al rialzo della Borsa di Tel Aviv, piazza impropriamente “premiata” dai mercati finanziari per le azioni belliche intraprese dal Governo a guida Netanyau.

Econergy Renewable Energy Ltd ha però tra i propri partner finanziari ed assicurativi il gruppo Phoenix (PHOE), altra società israeliana quotata alla borsa di Tel Aviv (il titolo è triplicato, passando da 3.470 Ila prima del 7 ottobre 2023 al valore di 13.600 Ila del 14/11/2025).

Come dimostrato da precedenti ricerche di Who Profits, Phoenix e altre importanti compagnie assicurative israeliane sono complici del finanziamento della costruzione degli insediamenti, dei progetti di trasporto degli insediamenti, dello sfruttamento delle risorse naturali occupate (ndr: tra queste rientrano le energie rinnovabili) e del complesso militare-industriale di Israele, sia direttamente sia attraverso le loro partecipazioni in altre società complici. Si veda al link che segue:

(https://www.whoprofits.org/companies/company/7348?the-phoenix-holdings)

Questo Circolo ricorda inoltre che il settore delle energie rinnovabili in Israele è sotto accusa in quanto le potenze occupanti, secondo l’art. 55 della IV Convenzione di Ginevra, non possono utilizzare le risorse naturali dei territori occupati per fini propri o esclusivi della propria popolazione. La produzione di energia rinnovabile a fini commerciali in questi contesti è dunque una violazione del diritto internazionale. Il centro di ricerca Who Profits ha pubblicato nel 2024 il report dal titolo “Greenwashing Dispossession: the Israeli Renewable Energy Industry” documentando che una parte rilevante degli impianti fotovoltaici si trova nei territori palestinesi occupati della Cisgiordania, all’interno o nei pressi di insediamenti illegali secondo il diritto internazionale (allegato).

Per tali ragioni stigmatizza fortemente questo investimento israeliano nel biellese poiché parte delle risorse finanziarie necessarie sono state conseguite grazie a questo “premio bellico” e al contributo di un partner fortemente coinvolto a sostegno delle illegali azioni perpetrate da Israele nei confronti del popolo Palestinese. Tali risorse devono, pertanto, essere considerate “risorse insanguinate”.

Chiede dunque alla Provincia di Biella di agire con coraggio:

  1. disponendo una immediata sospensione del procedimento relativo alla istanza presentata da ECONERGY SOLAR PARK 3” S.r.l.
  2. illustrando contestualmente al Governo la necessità di adempiere agli obblighi internazionali per evitare qualsiasi forma di complicità nel genocidio e per prevenire ulteriori crimini, ancora in corso, disponendo anche sanzioni economiche che sono notoriamente la modalità più efficace, senza far uso della forza, per fare desistere gli stati da comportamenti criminali.
  3. chiedendo conseguentemente che sia esclusa per le società Israeliane e per le rispettive ramificate europee/internazionali, e nel caso concreto in procedura presso la Provincia di Biella, la possibilità di investimenti in Italia.

Le disposizioni internazionali, nel momento in cui si rilevi il rischio che possa configurarsi il crimine di genocidio, obbligano infatti gli stati ad adottare tutte le misure necessarie per prevenirlo e per evitare qualsiasi forma di complicità. Questo obbligo si è manifestato dal 26 gennaio 2024, quando la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia ha riconosciuto l’esistenza di un rischio plausibile che Israele potesse commettere atti di genocidio contro la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza.

L’Italia, occorre tenere presente, è stata denunciata da più volte alla CPI per complicità diretta con lo Stato di Israele per l’attuazione e il sostegno al genocidio (forniture varie e cooperazione militare, ecc.) e non ha messo in atto e adottato alcuna sanzione nei confronti di Israele, tra cui le sanzioni economiche con limitazioni commerciali ed imprenditoriali alle società con sede legale in Israele (comprese le ramificazioni europee/internazionali di tali società) diversamente da quanto fatto per il conflitto Russo-Ucraino: un indubbio sostegno, se pur  indiretto, all’azione criminale di Israele e tra i fattori che hanno favorito il rialzo dei titoli della borsa di Tel Aviv.

Il Circolo Tavo Burat ha concluso le proprie osservazioni chiedendo, in prima istanza, che la procedura sia sospesa stante la necessità di illustrare preliminarmente al Governo la problematicità degli investimenti israeliani nel territorio tenuto conto dei procedimenti disposti dalla CPI e TPI nei confronti di Israele e le denunce di complicità nei confronti dell’Italia stessa. In subordine ha chiesto che non sia rilasciato il positivo parere di compatibilità ambientale per le ragioni tecnico ambientali sovraesposte.

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