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11 Aprile, in Valsusa e in ogni città

Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo. In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra ci massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire.

Al Pacino  nello spogliatoio di Ogni maledetta domenica

 

L’11, ancora una volta l’apparato politico/tecnico/militare si tingerà di ridicolo svolgendo quelle prassi amministrative, consistenti nella convocazione dei proprietari dei terreni e nell’annuncio dell’occupazione temporanea degli stessi, già superate “manu militari” dai jersey e dal filo spinato.

Di fronte al Tav persino uno dei cardini degli stati occidentali, cioè la proprietà privata, cade miserevolmente perché per una politica istituzionale, ormai nel baratro, sputtanata e  avversata dalla maggior parte dei cittadini, quest’opera va portata avanti, senza se e senza ma, perché… “chissà cosa accadrebbe se vincessero i valsusini….”

Ormai è questo il piano del conflitto in campo, il noi e loro, è tutto basato su piccole (ma rappresentative) mosse utili a spostare la propria bandierina più in là. Probabilmente il giorno 11 canteranno vittoria, il non cantiere (dalle sembianze sempre più simili a un campo di concentramento) proverà a diventare un po’ più al suo interno simile a un cantiere, e qualche vigliacco di turno, ben protetto dalle polizie e dal filo spianto, avrà il coraggio di dire: “abbiamo fatto un passo in più verso la realizzazione dell’opera”.

Poco importa, al movimento interessa esserci anche l’11 e prodigarsi per mettere i bastoni fra le ruote di un carrozzone, che ormai, siamo franchi, sbanda da tutte le parti.

La statualità della Torino Lione, dopo l’economia e la tecnica, hanno fallito miseramente di fronte ad una spinta sociale così forte ed incisiva. Del resto alla Valsusa chi dovrebbe dare lezioni? I Bossi o i Rutelli con i loro tesorieri? O le decine di politici coinvolti in ruberie organizzate? O i tecnici del Governo dei banchieri che sanno solo chiedere sacrifici a chi li fa già tutti i giorni? Chi, ma veramente chi ancora, può permettersi di parlare di senso dello stato e balle simili, ma per piacere!

Come tutte le nostre battaglie, nessuna sarà decisiva, ma tutte continueranno ad essere importanti, l’11 come in tutti i prossimi giorni. Noi le nostre bandiere da piazzare le abbiamo sparse dappertutto e le sventoliamo ben fieri, anche per chi è ancora in prigione, e come per la fine di febbraio, le vedremo sventolare non solo in Val Susa, ma in ogni luogo dove  il vento della Valle, carico di resistenza e solidarietà arriverà a soffiare.

Lele Rizzo

 

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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