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26/06 I No Tav tornano al cantiere di Chiomonte

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Nella giornata di ieri, venerdì 25 giugno, si è aperto il campeggio di tre giorni in Località Gravella con un apericena di benvenuto e con il tipico saluto in perfetto stile No Tav alle truppe d’occupazione di stanza a Chiomonte.

Anche oggi il campeggio è stato attraversato da varie iniziative, partendo dal dibattito “chiamata alle zappe!” alle 14.30 in cui si è discusso di resistenza contadina, ripresa dei saperi antichi e ricerca dei nuovi insieme a Roberto Schellino (autore del libro “mille contadini”), Ecologia Politica Torino e altr* contadin* e attivist* locali impegnati in progetti collettivi di recupero e conservazione del territorio.

In seguito alle 18.30 i No Tav si sono diretti verso il cantiere di Chiomonte attraverso uno dei ponti che si trovano sulla Dora, ma ad attenderli hanno trovato un importante dispiegamento di forze dell’ordine che hanno sbarrato loro la strada impedendogli di raggiungere i propri terreni alla Colombera. Di fronte al solerte blocco degli agenti, gli attivisti hanno deciso di prendere i sentieri dei boschi circostanti, guadare il fiume e finalmente un gruppo di No Tav è riuscito ad aggirare il blocco e ad entrare dentro il fortino attraversando le vigne rinchiuse da ormai 10 anni.

Durante la serata i No Tav al campeggio hanno deciso di festeggiare San Giovanni “alla moda nostra” con un falò davanti al cancello della centrale di Chiomonte e lanciando fuochi d’artificio verso il cantiere. Le forze dell’ordine sono state costrette così ad un prolungato e fitto lancio di lacrimogeni, anche ad altezza uomo, e verso il concerto al campeggio.

Ma i No Tav non sono arretrati di un metro.

In questi anni i fronti della lotta sono raddoppiati, TELT con il favore prima del lockdown e del coprifuoco successivamente, ha provveduto ad allargarsi dalla parte di Giaglione nella scorsa estate mentre nella  primavera di quest’anno occupando i terreni di San Didero per iniziare a costruire l’ormai tristemente famoso mega-cantiere dell’autoporto. Il cantiere di Chiomonte rimane il primo simbolo di devastazione e stupro della terra valsusina. Anni di distruzione di boschi e fauna di queste zone hanno portato agli onori della cronaca la nostra Valle anche per quello che economicamente significa questo eco-mostro: sperpero di denaro pubblico per il nulla( o meglio per ingrassare le tasche dei soliti noti) a fronte di necessità e bisogni di un’intera popolazione schiacciati sotto le ruspe di TELT.

Per questo motivo abbiamo voluto costruire questi tre giorni di dibattiti, socialità e iniziative in questi luoghi continuando a seguire il filo rosso con San Didero che sarà protagonista della giornata di domani con un pranzo condiviso è un interessante dibattito alle 15.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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