Fra persecuzione e silenzio: fare chiarezza
Durante una perquisizione nella sua abitazione, le forze dell’ordine hanno ritrovato un biglietto che fa presagire il peggio, un gesto estremo, quello del suicido, pur di non subire più la continua persecuzione nei suoi confronti, perseguitato sul luogo di lavoro, da parte di agenti preposti al controllo della misura cautelare emessa nei suoi confronti.
Questa situazione taciuta sino ad oggi, emersa solo dal ritrovamento del biglietto, scritto presumibilmente da Matteo, ci da la misura di come la procura torinese gestisca con totale indifferenza una situazione particolarmente grave, avvolta in un silenzio assordante. Silenzio rotto solo dalla richiesta dell’avvocato difensore, Andrea Molè, il quale ha chiesto se tale biglietto era agli atti e che con una nota di imbarazzo il pm Ferrando ne ha ammesso la conoscenza ma non il possesso. Di fronte alla richiesta di sospensione del procedimento nei confronti di Matteo, sollevata dall’avvocato difensore, il giudice si è detto contrario, continuando tale procedimento in contumacia.
È ovvio che il silenzio che ruota intorno a questa vicenda, trovi sponda nell’informazione mainstream che naturalmente ha preferito tacere, nascondendo i fatti. Nella speranza che la tragica ipotesi non trovi conferma, rimane da ribadire come questo processo assuma palesemente la matrice “politica” contro il Movimento Notav che non arretra di un passo, che non si fa intimidire, che rilancia, con un campeggio attualmente in corso, un estate di lotta notav.
Nell’attesa che i compagni, gli amici e i familiari possano chiarire meglio la situazione, manteniamo alta l’attenzione sulla vicenda di Matteo augurandoci che tutto possa finire nei migliore dei modi.
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