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Adiós Tomas Milian!

La sua fama in Italia è soprattutto legata al personaggio di Sergio Marazzi, detto“Er Monnezza”, ladruncolo di borgata, protagonista del film del 1976 di Umberto Lenzi Il trucido e lo sbirro (e in seguito di altri 2 film). Sebbene il più noto, questo è solo uno dei tanti ruoli di successo interpretati da Milian. Fra questi, ci limitiamo a ricordare il peone, armato solo di coltello. Manuel Sanchez detto “Cuchillo” di La resa dei conti e Corri uomo corri di Sergio Sollima, il rivoluzionario messicano Tepepa dell’omonimo film di Giulio Petroni, e il commissario Nico Giraldi (spesso erroneamente identificato con “Er Monnezza”), protagonista di ben 11 film, da Squadra antitruffa a Delitto al Blue Gay, quasi tutti in coppia con Bombolo.

Per chi scrive, la migliore performance di Tomas Milian resta quella del bandito psicopatico e assassino Giulio Sacchi, nel film del 1974 Milano odia: la polizia non può sparare, ancora di Umberto Lenzi. Giulio Sacchi è uno dei personaggi più violenti, sgradevoli e spietati che il cinema italiano abbia mai costruito, una di quelle figure estremamente negative alle quali in genere gli attori non amano essere associati. L’interpretazione di Milian riesce invece a creare, fra le altre cose, una sorta di empatia con lo spettatore, il quale sebbene turbato, alla fine non riesce a condannare completamente quell’uomo capace di ogni nefandezza e crudeltà, pur di uscire dalla miseria e vivere una vita da “signore”. Un po’ il contrario, per capirci, di quello che accade con i banditi di Tarantino, dove anche il peggiore dei cattivi è tutto sommato un simpaticone, cosa che permette allo spettatore di ridere e divertirsi liberamente, senza provare alcun rimorso per i morti ammazzati.

Va detto che a dispetto del successo di pubblico e delle sue notevoli e innegabili capacità attoriali, la critica cinematografica italiana  ha sempre snobbato e sminuito, quando non disprezzato, la figura di Tomas Milian. Gli stessi giornalisti e quotidiani che oggi lo celebrano – come si celebra qualunque personaggio del passato, senza distinzione alcuna – ai tempi dei suoi film a malapena lo avrebbero degnato di un saluto. I loro nomi li sappiamo, ma non li ricordiamo. A differenza di Tomas, che con ammirazione – e oggi con nostalgia e tristezza – ricorderemo per sempre.

I banditi romani sono alla buona, veraci, sanno di basilico. Può sembrare una battuta, ma credo proprio che sia così. Solo a Roma i malavitosi si riuniscono ancora al ristorante. Sotto certi aspetti sono rimasti poetici. Tutt’altra storia da quello che accade negli Stati Uniti, dove la malavita è un’immagine della società: arida, cattiva, di plastica. Tomas Milian

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