
Apertura della caccia, mattanza di animali, uomini

Di caccia muoiono anche le persone
Di caccia  infatti non muoiono solo milioni di animali inermi ogni anno, ma negli  ultimi anni sono morte 63 persone, mentre 208 sono rimaste ferite di  loro 119 hanno riportato lesioni permanenti”. “Secondo la rivista dei  cacciatori Big Hunter, continua l’Aidaa in una nota – i cacciatori  italiani sono circa 800.000, a loro si dovrebbero aggiungere oltre  300.000 bracconieri. L’attivita’ venatoria, dice il presidente di Aidaa  Lorenzo Croce, “e’ un anacronismo oramai inaccettabile che riguarda una  minoranza risicata di italiani (1%); loro la chiamano sport, noi  assassinio di animali. Oltre ai 300.000 bracconieri, e’ grave che tra  gli stessi cacciatori almeno 100.000 hanno un eta’ superiore ai 70 anni e  5.000 sono sopra gli 80 anni il che dovrebbe voler dire revoca  immediata della licenza, che invece viene ancora concessa senza troppe  difficolta’ dalle questure italiane”.
“Norme disapplicate”, l’Ue potrebbe sanzionarci
A  distanza di tre anni dall’approvazione del recepimento delle norme  europee, che prevedono la massima tutela delle specie durante la fase  della migrazione e della riproduzione e l’esclusione dalla lista delle  specie cacciabili per quelle che sono in stato di conservazione  sfavorevole, secondo la Lipu-BirdLife siamo in presenza di norme e  regole disapplicate in molte regioni, caccia in periodo di migrazione e  bracconaggio dilagante. “Purtroppo molte Regioni faticano ancora a dare  piena applicazione alla direttiva europea- dichiara Fulvio Mamone  Capria, presidente Lipu-BirdLife Italia- Umbria, Lazio, Toscana,  Lombardia e Friuli-Venezia Giulia hanno ignorato le novita’ normative  introdotte con la legge comunitaria del 2010 e le indicazioni  scientifiche dell’Ispra, continuando a varare calendari venatori  impostati piu’ per rispondere alle richieste del mondo venatorio che per  stabilire modalita’ di caccia in sintonia con le esigenza di tutela  come impone la direttiva comunitaria”. 
Segnali positivi dal Sud
Segnali  positivi arrivano da alcune regioni del Sud Italia, che hanno ridotto  per varie specie la stagione venatoria, varando calendari venatori che  recepiscono parte delle indicazioni scientifiche provenienti dall’Ispra.  Particolarmente positivo il comportamento del Molise, che ha  integralmente recepito le indicazioni dell’Istituto per la protezione  ambientale. Del tutto irrisolto purtroppo il problema delle 19 specie in  cattivo stato di conservazione per le quali e’ autorizzata la caccia.  Le regole prevedono che, in attesa di adeguati piani di gestione, si  debba sospendere per queste specie, in via cautelativa, l’attivita’  venatoria. Alcune Regioni hanno escluso dalla lista delle specie  cacciabili moretta e combattente, ma per altre 17 il problema persiste. 
Bracconieri in azione
“Il  problema del bracconaggio rimane drammatico e insoluto- prosegue il  presidente Lipu- pene inadeguate e controlli ancora largamente  insufficienti fanno si’ che l’illegalita’ venatoria sia ancora  profondamente radicata”. Per il numero uno della Lega italiana  protezione uccelli “e’ arrivata l’ora che le norme siano applicate in  modo puntuale e che le indicazioni del mondo scientifico siano  pienamente rispettate. La fauna selvatica- conclude- e’ un bene del  Paese, quindi di tutti, e non un qualcosa a uso e consumo di pochi”.
“19 specie a rischio”, un appello al Governo
Secondo  quanto dichiarato dal ministero dell’Interno in risposta ad una  interrogazione parlamentare, dati certi parlano ancora di una “relativa  stabilita’ del numero dei cacciatori che si attestano sull’1% della  popolazione”. Del resto, sono numerose le preoccupazioni dei cacciatori  per il calo numerico denunciato dalle stesse associazioni venatorie e  sottolineato non solo da molte interrogazioni regionali ma anche da  altrettante fonti di stampa. La caccia, lentamente, malgrado ogni  tentativo di riportarla in auge anche tra gli italiani, si avvicina in  modo inesorabile all’estinzione che l’Enpa “si augura avvenga il piu’  velocemente possibile”. Gli italiani, fa notare l’Ente, “si continuano a  chiedere perche’ i cacciatori, che pure si ergono a difensori  dell’ambiente e della natura, continuano a voler uccidere per  ‘divertimento’ ben 19 specie le cui popolazioni sono particolarmente in  crisi, in Italia come all’estero, al punto che l’Europa stessa ci chiede  di sospenderne il prelievo”. Per questo motivo, rivolge questa stessa  domanda al Governo, “facendo appello al rispetto delle regole  comunitarie, al rispetto dei pareri scientifici, all’assoluta necessita’  di tutela di una biodiversita’ sempre piu’ impoverita e devastata nei  suoi habitat”.
“Più armi più morti”, una ricerca Usa
Dagli Usa,  secondo una ricerca ricerca che copre un periodo di 30 anni (1981-2010) e  riguarda 50 stati, è stata scoperta una “correlazione robusta” tra i  livelli stimati di possesso di armi e gli omicidi legati alle pistole a  livello statale. Per ogni punto percentuale di aumento della prevalenza  di possesso di armi, il tasso di omicidi aumentava dello 0,9 per cento.  Gli studiosi sottolineano che e’ teoricamente possibile che le persone  siano piu’ propensi ad acquistare armi se vivono in Stati con livelli  piu’ elevati di omicidi da arma da fuoco, innescando così un circolo  vizioso.
Fonte: controlacrisi.org
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