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Chi è la “super-testimone” che avrebbe assistito all’omicidio di Emmanuel

Sta girando in questo momento sui social lo screenshot di un’intervista del Resto del carlino a tale Pisana Bachetti, che avrebbe assistito all’omicidio di Emmanuel per poi fiondarsi immediatamente davanti alla stampa a fornire una “versione” in netto contrasto con quanto raccontato dall’altra vittima, la moglie di Emmanuel.

Un fatto di per sé particolare ma che diventa almeno sospetto quando ci si rende conto che l’esposizione mediatica piace particolarmente alla signora Bachetti che prende molto sul serio il suo ruolo di “super-testimone”, in particolare quando si tratta di dare addosso agli immigrati. Sul Corriere adriatico di un anno e mezzo fa ritroviamo infatti un suo suggestivo racconto che vede protagonisti alcuni cinesi che avrebbe sorpreso intenti a catturare, “armati di retini e sacchi di plastica”, alcuni gatti del marchigiano, probabilmente per seviziarli o mangiarli. Ciò però non turba minimamente i giornalisti del Resto del carlino che accreditano senza colpo ferire la testimonianza di una persona che sembra cercare dove può complotti e nefandezze perpetrati dagli extra-comunitari titolando addirittura che la sua versione “ribalta tutto”.

Dev’essere proprio difficile per una parte di questo paese, quella che ha ridacchiato alle battute su Kynge orango tango, quella che si è augurata su Facebook la morte in mare di chi arriva dall’Africa, assumere il fatto di essere in continuità ideologica con l’assassino di Emmanuel. Allora si mettono in avanti le passioni calcistiche di Amedeo Mancini (che fortuna non fosse appassionato di tennis!), la sua professione, la sua provenienza da una zona di provincia, insomma un po’ tutto quello che possa aiutare a sviare l’attenzione dal fatto che un fascista dichiarato abbia commesso un omicidio spinto dalle sue idee politiche. C’è poco da stupirsi, ciò implicherebbe infatti di porsi imbarazzanti interrogativi sulla persistenza di un fenomeno, quello del fascismo, che ormai è utilizzato dai media mainstream solo per qualificare le pratiche di chi vuole impedire, con la parola e coi fatti, ai gruppi razzisti di grugnire nell’indifferenza generale e magari ammettere anche quanto questi stessi media abbiano contribuito a sdoganare in questi anni ogni rigurgito xenofobo come una posizione tutto sommato legittima e senza peli sulla lingua.

Ma chiamare pera una mela ovviamente non basta. Parte quindi la ricerca disperata di un pretesto per poter dire che si tratti di una storia poco chiara, ancora tutta da capire nel solo obiettivo insinuare che forse, chissà, i ruoli tra aggressore e aggredito potrebbero ribaltarsi, che forse Emmanuel si è difeso un po’ troppo.

Ne verranno fuori altre, d’insinuazioni di questo tipo, tutto va tentato pur di non vedere che il fascismo nel 2016 in Italia è tema quanto mai attuale.

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