Ddl carceri diventa legge: svuoterà (poco) le carceri, aumenterà (molto) il controllo sociale
e, che contiene fra l’altro anche la depenalizzazione della cosiddetta “immigrazione clandestina” e le norme sulla messa alla prova. Il testo è stato approvato a Montecitorio con 332 sì, 104 no e 22 astenuti.
Si tratta della prima norma di iniziativa parlamentare sulla giustizia approvata in questa legislatura dopo la sua terza navetta (Camera-Senato-Camera). L’obbiettivo è quello di svuotare le carceri, a meno di due mesi dalla scadenza dell’ultimatum dell’Ue che intima all’Italia di tornare a livelli umani di detenzione (attualemente oltre 60mila detenuti in carcere a fronte di poco più di 48mila posti ufficiali).
Secondo gli ultimi dati, ricorda, su 60.828 detenuti solo 37.000 sono i condannati in via definitiva, mentre il 40% della popolazione carceraria è in attesa di un giudizio definitivo: si tratta di ben 22.240 persone.
Con questa nuova legge i domiciliari diventano pena principale per le condanne sotto i 3 anni. Se invece la reclusione va da tre a cinque anni, sarà il giudice a decidere. La detenzione non carceraria può avere durata continuativa o per singoli giorni della settimana o fasce orarie. Può essere eventualmente prescritto il braccialetto elettronico.
Nel caso di reati per cui è prevista la detenzione domiciliare, il giudice può affiancare alla condanna anche la sanzione del lavoro di pubblica utilità. Commentiamo tutto questo con Salvatore Ricciardi, del collettivo “Odio il carcere”, che ai nostri microfoni parla esplicitamente di un provvedimento volto non a diminuire l’affollamento carcerario, ma ad aumentare il controllo sociale. Ascolta o scarica il contributo
Infine il governo trasformerà in semplici illeciti amministrativi una articolata serie di reati. La depenalizzazione riguarda tutte le infrazioni attualmente punite con la sola multa o ammenda e altre specifiche fattispecie come ad esempio l’omesso versamento di ritenute previdenziali e assistenziali o in materia di atti e spettacoli osceni, abuso della credulità popolare, rappresentazioni teatrali o cinematografiche abusive. Oltre a questo anche il cosiddetto “reato di clandestinità”.
Ne parliamo con Guido Savio, avvocato dell’Asgi, associazione studi giuridici sull’immigrazione. Ascolta o scarica il contributo
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