Scontri a Hong Kong fra polizia e ambulanti
Duri scontri fra venditori ambulanti e polizia nel quartiere popolare di Mong Kok a Hong Kong.
Le proteste dei venditori ambulanti nel quartiere popolare di Mong Kok sono scoppiate l’8 febbraio, durante i giorni del capodanno cinese. Il divieto di vendita, imposto dalle autorità agli ambulanti privi di licenza, ha scatenato la rivolta nelle strade del quartiere. Le dimensioni della protesta ha raggiunto un alto livello di scontro quando la polizia ha cercato di sgomberare le bancarelle degli ambulanti: la polizia è intervenuta in forza per disperdere la folla che lanciava pietre contro gli agenti in tenuta antisommossa, i quali, sopraffatti dalla protesta, sono stati costretti ad usare le armi e sparare alcuni colpi in aria per cercare di disperdere le centinaia di persone che invadevano le vie del quartiere popolare.
Il bilancio degli scontri sono di 24 arresti e 48 agenti feriti. Alcuni giornalisti hanno dichiarato di essere stati manganellati dalla polizia.
Gli scontri sono iniziati nella mattina di lunedì e sono continuati in serata, quando le forze di polizia hanno cercato di sgomberare gli ambulanti. All’intensificarsi degli scontri, agli ambulanti si sono aggiunti molti giovani che tramite l’hashtag #FishballRevolution (polpette di pesce, uno dei cibi più popolari di HK) si sono organizzati sui social network per supportare attivamente gli ambulanti sotto sgombero.
Durante la protesta di Occupy Central del 2014 a HK, gli scontri più intensi si verificarono proprio nel quartiere di Mong Kok. Durante il movimento di HK del 2014, che rivendicavano l’elezione diretta e a suffragio universale per le elezioni del 2017, convivevano sia i sostenitori di una liberaldemocrazia prettamente elettorale, di stampo occidentale, sia segmenti sociali più radicali e meno inclini alla mediazione.
Riconsegnata alla Cina nel 1997 con la formula “un Paese due sistemi”, gli abitanti di HK sono in continua competizione con Pechino e il malcontento aumenta perché il suo status unico con gli anni si sta perdendo. Il maggiore controllo sulle licenze di vendita degli ambulanti di HK, e quindi il conseguente divieto di vendere i propri prodotti locali, viene visto dai hongkonghini come un ulteriore imposizione del governo di Pechino.
Gli hongkonghini non vogliono assolutamente perdere la propria identità e tanto meno vogliono sentirsi subordinati alla Cina. Se la rivolta di Mong Kok avrà un seguito, dovrà essere in grado di far emergere quelle istanze anticapitaliste che nelle piazze riusciranno a radicarsi rifiutandosi di essere strumentalizzati dagli opportunismi politici, occidentali e non, che influiscono sulla scacchiera capitalistica
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