41bis = tortura – Solidarietà con Alfredo, Juan, Ivan e Anna, prigionieri anarchici in sciopero della fame
La violenza istituzionale assume le forme di vendetta e tortura nei confronti degli anarchici. Il primo dicembre il tribunale di sorveglianza si pronuncerà sul regime detentivo al 41bis a cui è sottoposto Alfredo.
Questa è una storia di cui difficilmente sentirete parlare, una storia di tortura inflitta per “fare giustizia”, di una tortura codificata per legge nei minimi dettagli, nata in teoria per sconfiggere la mafia e oggi applicata sempre più indiscriminatamente.
Dal 20 ottobre scorso, Alfredo Cospito, detenuto del carcere di Bancali in Sardegna è in sciopero della fame contro l’ergastolo ostativo e il 41 bis.
Isolamento pressoché totale in sezione, un colloquio al mese, corrispondenza inibita dal sequestro sistematico, messo a tacere anche se prende parola nei processi in cui è imputato. Il suo sguardo non può allungarsi per più di pochi metri perché l’unico scorcio offerto alle sue giornate sono gli spessi muri di cinta del penitenziario. Le uniche voci che può ascoltare sono quelle gracchianti che gli restituisce il citofono al colloquio. Una tortura per cui l’unica fine prevista è la morte.
Uno sciopero della fame contro la deliberata scelta del tribunale di giocare col suo cervello, di provare a farlo impazzire, di annichilirlo. Uno sciopero della fame a cui a catena si sono aggiunti Juan, Ivan e Anna. Tutti prigionieri anarchici. Mentre si aspetta di sapere se la cassazione metterà fine a l’abominio dell’ ergastolo ostativo, una lotta condotta con gli unici strumenti che i detenuti al 41 bis hanno: i loro corpi.
Il 1 dicembre il tribunale di sorveglianza si pronuncerà sul regime detentivo a cui è sottoposto Alfredo. Più di 200 tra penalisti e giuristi hanno sottoscritto un appello per denunciare l’assurdità di questa vicenda, per raccontare del clima pesante che si respira, delle inchieste associative, delle condanne abnormi (financo per strage!) inflitte agli anarchici in questi mesi. C’è stata un’interrogazione parlamentare. Decine di azioni di solidarietà. Nonostante questo, questa è una storia di cui difficilmente sentirete parlare.
Siamo arrivati al 77esimo suicidio in carcere nel solo 2022. Ennesimo triste record. Bisogna prendere atto che non esiste nessuna funzione rieducativa della detenzione, che rinchiudere le persone in cattività non le rende migliori, che il 41bis di questo sistema assurdo è l’espressione più tragica.
Con Alfredo, Juan, Ivan e Anna. Non lasciamoli soli
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