Guerra di confine. Tentato omicidio razziale a Rimini, un morto a Ventimiglia.
Ieri a Rimini un migrante nigeriano è stato aggredito e ferito quasi a morte. Un trentanovenne romano trasferitosi a Rimini lo ha fermato, insultato, preso a pugni, accoltellato e quando ha provato a fuggire è salito in macchina e lo ha investito. Tutto questo è successo davanti ad un supermarket, in pieno centro a Marina di Rimini. Le accuse che pendono sulla testa dell’aggressore sono tentato omicidio aggravato da futili motivi e da motivi razziali.
Il giovane nigeriano aspetta il permesso di soggiorno come rifugiato politico. Dalla Sicilia era stato “smistato” a Rimini tramite l’HUB bolognese. Il questore Maurizio Impronta valuta di accelerare le pratiche sull’asilo politico se il ragazzo sopravvive e si rimette. Nel frattempo deciderà se rilasciare un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Mercoledì al valico di frontiera di Ponte San Luigi (Ventimiglia) un migrante afgano è stato bloccato dalla polizia francese, per evitare il trasferimento forzato a Taranto si è lanciato da un dirupo. Le sue condizioni sono gravi, è tuttora ricoverato all’ospedale Santa Corno di Pietra Ligure. Martedì il cadavere di un altro migrante è stato ritrovato nel baratro del “Passo della Morte”, tra Ventimiglia e Mentone. La scomparsa era stata denunciata domenica da un suo amico che l’aveva visto precipitare.
Un morto e due in fin di vita. È una guerra di confine, si svolge quotidianamente nei confini di razza e di classe del nostro paese, siano questi valichi di montagna o centri cittadini. Un tentato omicidio è l’unico segnale a cui le istituzioni del controllo e del confino rispondono: solo a tragedia compiuta le pratiche si possono accelerare. L’esempio a cui guardare è quello della mobilitazione dei migranti dell’Ex Aiazzone a Firenze contro le condizioni dell’accoglienza, o ghettizzante o inesistente, contro la morte per mano razzista o per mano delle istituzioni.
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