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Il #Pd riprova a guadagnare consenso grazie al brand “vota donna”

D’altro canto il Pd della nuova era mostrò sessismo fin dall’insediamento del governo. Con otto donne ministre l’operazione di marketing fu ben riuscita. Era il Pd della stessa corrente che al Parlamento Europeo si era astenuto dal voto del rapporto Estrela sul diritto delle donne ad un aborto sicuro e assistito; è quello che ancora al Parlamento Europeo votò a favore della autoritaria risoluzione abolizionista della prostituzione. E’ il partito in cui in tante, prima ancora che ragionare della pessima legge elettorale scelta, si preoccupavano solo delle quote rosa. Lo stesso partito che ha tra le sue fila donne, ora a quanto pare candidate alle europee, che vorrebbero risolvere i problemi della comunicazione in rete con la censura. E’ il partito che sta portando avanti il Jobs Act che è uno strumento atrocemente neoliberista che massacra le ultime garanzie per i lavoratori e precarizza ulteriormente le nostre vite. Parlo del partito che ha voluto la legge per realizzare la Tav Torino/Lione che intendono far realizzare lì a costo di criminalizzare chiunque tra i valsusini vi si opponga.

Parliamo del partito che non è stato in grado – anzi – negli anni di rivedere la legge 40, per fortuna rimessa in discussione a suon di sentenze. Ha favorito qui e là in varie regioni l’ingresso dei movimenti no-choice nei consultori laici, non è stato in grado di arginare l’indebolimento della legge 194, si è fatta passare sotto il naso – quando non l’ha deciso – la regola che piazzava cimiteri per feti qui e là. E’ il partito che non appena il Vaticano suona la campana si ritira in buon ordine, sia che si tratti di libretti antiomofobia per le scuole, sia che si tratti di diritti delle persone gay, lesbiche e trans, sia che si tratti dei corpi delle donne. E’ quel partito che investe ancora nella conciliazione lavoro/famiglia per le donne e che non riesce a decidere per ricavare condivisione nei ruoli di cura all’interno delle famiglie. E’ il partito in cui non c’è stata una sola persona, da quel che so, che abbia alzato la voce per dire alla ministra Lorenzin che il piano nazionale di fertilità è roba piuttosto sorpassata e non lo vogliamo.

E’ il partito che per primo promosse la nascita dei Cpt e che ancora tiene in vita i Cie e non rimette in discussione l’intero impianto delle leggi per l’immigrazione, Bossi/Fini in testa. E’ lo stesso partito che nelle varie città ha sindaci che a furia di ordinanze antidegrado e pro/decoro mandano le prostitute in buie periferia così sovraesposte alle violenze. E’ il partito dove si ha un atteggiamento neocolonialista anche rispetto alle stesse donne, le prostitute mai autodeterminate ma solo povere migranti da salvare. Salvare da tutto fuorché dai Cie, dalla disoccupazione, dalla precarietà in cui le loro leggi ti ricacciano. E’ un partito dalle linee politiche pessime in cui c’è di sicuro tanta bella gente ma di fatto le decisioni che il partito prende e che includono il governo vanno in una direzione talmente lontana da me e da tante altre persone che ci vuole ben altro che una quota rosa e quattro donne candidate capolista a farcelo piacere.

Io chiederei, davvero, che ‘sto governo e il Pd smettessero una buona volta di praticare pinkwashing e mascherarsi di progressismo mentre sdoganano neoliberismo, moralismo, anacronismo e molte altre cose che proprio non coincidono con quel che in tante/i vogliamo.

Detto da donna a donne: se mi togli fiato e precarizzi ancora di più la mia esistenza, se mi togli l’opportunità di manifestare dissenso e una opinione autodeterminata in piazza, se tutto quel che vuoi fare di me è una vittima, soggetto debole, da salvare e mai ascoltare se in grado di produrre rivendicazioni autodeterminate, se ti fai portatore degli interessi di gente ricca, borghese, potente, cosa diamine può interessare a noi se poi piazzi capolista quattro donne? Forse che donne capoliste a rappresentare questa linea politica e di governo cambia qualcosa? Non cambia nulla. Non cambia proprio niente.

 

da aldiladelbuco

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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