
Lo sfruttamento (non) è un gioco
La campagna contro Rockstar Games per la reintegrazione dei lavoratori licenziati continua
da Chicago86
Lo scorso 30 ottobre , la multinazionale statunitense dei videogiochi Rockstar Games, con sede a New York, ha licenziato trentuno dipendenti in diverse succursali nel Regno Unito e in Canada.
Secondo un portavoce dell’Independent Workers’ Union of Great Britain (IWGB), tutti i lavoratori licenziati facevano parte di una chat sindacale privata su Discord ed erano iscritti al sindacato o stavano cercando di organizzarsi in azienda. La settimana successiva, la Rockstar Games ha respinto le accuse degli organizzatori sindacali, secondo cui l’azienda stava ostacolando il tentativo dei lavoratori di sindacalizzarsi. Un portavoce della multinazionale ha dichiarato che i dipendenti licenziati stavano divulgando segreti aziendali, attraverso la condivisione di informazioni protette in un forum a cui partecipavano anche persone esterne.
Nel corso del mese di novembre l’IWGB ha organizzato picchetti davanti agli uffici di Rockstar North a Edimburgo e di Take-Two a Londra. In aggiunta, oltre duecento dipendenti di Rockstar Games hanno sottoscritto una lettera chiedendo la reintegrazione dei colleghi e rigettando la narrativa della cattiva condotta. Secondo il professor Paolo Ruffino del King’s College di Londra, gli accordi di non divulgazione utilizzati dalle aziende del settore servono non solo per proteggere segreti industriali o dettagli sui giochi in sviluppo, ma anche per costruire un muro di silenzio attorno alle condizioni di lavoro interne.
Negli ultimi tre anni la disoccupazione tecnologica ha colpito quasi trentamila lavoratori nell’industria dei videogiochi, e il 56% degli sviluppatori si dice preoccupato per i futuri licenziamenti dovuti all’intelligenza artificiale generativa.
Nel settore dei videogiochi imperversa la cultura del crunch: l’azienda annuncia di essere in ritardo nelle tappe necessarie per lanciare un gioco nei tempi previsti, per cui obbliga i dipendenti al lavoro straordinario per lunghi periodi di tempo, spesso non retribuito.
L’aumento dello sfruttamento avviene anche tramite l’utilizzo di elementi mutuati dai giochi in contesti non ludici (gamification), che consente di trattare procedure, ricerche e produzioni con i principi del videogame: leggerezza, immediatezza, interattività e coinvolgimento (engaging) consentono infatti di guidare le attività dei lavoratori in modo più fluido e pervasivo. Tali principi sono largamente impiegati sia in campo logistico che in quello bellico, ad esempio nell’addestramento delle Forze armate.
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