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Almirante cacciato dall’Autogrill

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Casalecchio di Reno (Bologna), 18 giugno 1973. Ore 12:30. Di ritorno da una manifestazione politica, l’onorevole Giorgio Almirante, leader del Movimento Sociale Italiano, fa tappa con alcuni camerati di partito presso il «Mottagrill Cantagallo» sull’autostrada del Sole a circa quattro chilometri dal casello di Bologna Sud.

Accomodatisi al tavolo dell’area ristorante, i clienti ordinano le pietanze da loro scelte e le prime portate vengono regolarmente servite. Il clima cambia drasticamente quando il segretario missino viene riconosciuto da uno dei camerieri. La notizia della presenza di Almirante si sparge rapidamente in tutto il locale. Dopo una breve consultazione gli uomini del personale decidono di incrociare le braccia e dichiarandosi in sciopero allertano telefonicamente il sindacato. «Noi qui non serviamo i fascisti e non serviremo nessun altro fino a quando costoro non saranno andati via!»

La reazione di disappunto del segretario del MSI è pacata. Meno sobria quella di un uomo seduto accanto a lui che ha più di un alterco con alcuni camerieri. Nel ristorante iniziano a volare parole offensive e minacciose. Giungono nel locale anche i rappresentanti sindacali. Con estremo imbarazzo il direttore dell’autogrill porge le proprie scuse al parlamentare fascista.

Costretti a recarsi in un’altra stazione di servizio, i missini escono dall’edificio e chiedono ai benzinai di fare il pieno alla vettura. Quando gli addetti al carburante si rifiutano di servirli dichiarandosi antifascisti si verificano gli ultimi momenti di tensione con alcuni scontri verbali. Allontanatisi dal Cantagallo, Almirante ed i suoi camerati si dirigono spazientiti verso un autogrill di Roncobilaccio.

Casalecchio di Reno (Bologna), 21 giugno 1973. Ore 12:30. Due ragazzi sulla ventina entrano nel Mottagrill Cantagallo sparpagliando per tutto il locale volantini del MSI. Pochi minuti più tardi irrompono altri trenta camerati che gridano in coro slogan anti-comunisti facendo il saluto romano ai camerieri. Il gruppo è in cerca della rissa e istiga con ogni mezzo il personale mentre il direttore, intento ad allertare la polizia, invita i suoi dipendenti a non cedere in alcun modo alle provocazioni.

Non riuscendosi a trattenere, un cameriere appallottola un volantino e dopo averlo lanciato via con disprezzo viene aggredito. L ‘atmosfera è molto tesa. Nel locale ci sono una cinquantina di clienti che osservano la scena intimoriti.

Quando i fascisti decidono di andar via, alcuni di essi aggrediscono un barista che viene tempestato di pugni all’ingresso del locale. A quel punto il gruppo si dilegua rapidamente.

Ore 14:45. Una telefonata anonima al Mottagrill Cantagallo comunica la presenza di un ordigno esplosivo all’interno del locale. I clienti vengono fatti uscire in preda al panico e la zona è evacuata alla svelta. Gli artificieri accorsi sul posto, tuttavia, non rilevano nulla. Si tratta di uno scherzo.

Milano, 20 giugno 1997. Il neofascista pentito Martino Siciliano rivela ai giudici che un ordigno al Mottagrill in origine sarebbe stata un’idea realmente pianificata da Delfo Zorzi. Pur essendo ordinovista (e quindi anti-almirantiano) Zorzi avrebbe voluto dare ugualmente una lezione al personale comunista del Cantagallo con un attentato esplosivo che avrebbe danneggiato drasticamente l’intero locale. Allora non esisteva ancora il bon-ton del “politicamente corretto”.

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pubblicato il in Storia di Classedi redazioneTag correlati:

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