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Padova la guerriglia del Portello

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Il giudice Pietro Calogero descrive così la giornata di lotta in un suo libello : “il Portello è un quartiere centrale e popolare di Padova,tra università ed ospedale, ad alto tasso di presenza studentesca; viene scelto per una imponente prova di forza, l’occupazione e il controllo militare di una vasta area,culmine dello sforzo organizzativo dei collettivi.

Il 19 Maggio il Portello viene isolato con due cerchi concentrici di blocchi stradali,ottenuti incendiando due autobus,undici auto e decine di cassonetti dell’immondizia. Gli autonomi, padroni della zona,dopo aver lanciato 200 molotov ed essersi armati di pistola sparano almeno settanta colpi,decidono di assaltare un supermercato e due agenzie immobiliari.”

Giovedì 19 Maggio è la prima festività soppressa dall’accordo Sindacati-Confindustria.

A Padova si ricompone tutto il quadro militante d’organizzazione per praticare un controllo territoriale. Un paio di centinaia di compagni occupano l’intero Portello,in piena zona universitaria,dando seguito a precise azioni di sabotaggio contro tutto il reticolo di sfruttamento della condizione proletaria e studentesca. Immobiliari grandi e piccole,bottegai sanguisughe,uffici amministrativi universitari ecc. vengono attraversati dalla potenza del’77. Le forze dell’ordine arrivate in zona presidiata fanno uso di armi da fuoco sparando ad altezza uomo, e solo l’intelligenza dei compagni armati, con compiti di copertura e di autodifesa,impedisce che la situazione degeneri. La sera a Vicenza si tiene una manifestazione contro l’accordo sindacale e per la liberazione dei prigionieri comunisti.

19 Maggio: facciamo la festa allo stato del lavoro!

Compagne,compagni,

Giovedì 19 maggio è la prima festività abolita dall’accordo Sindacati-Confindustria che cade in un

giorno infrasettimanale. Tutti a sgobbare dunque in fabbrica o a scuola,con la benedizione di Paolo VI e la pistola puntata alla schiena? Noi pensiamo che non andrà tutto così liscio : il 19 sarà giornata di lotta,il movimento sarà per le strade per riaffermare il proprio bisogno di riappropriarsi della vita contro la costrizione al lavoro salariato,contro lo stato borghese che la impone,contro i picisti compromessi che se ne rendono garanti.

Il Pci aveva pensato che la sua scelta per il blocco storico tra grande industria e classe operaia delle grandi fabbriche fosse vincente. Ha piantato su questa ipotesi il compromesso storico,nello stesso momento in cui il capitale multinazionale sceglieva la via della diffusione del lavoro sul livello sociale:lavoro nero,diffuso,esp ansione del terziario,ecc. La stupidità si è accompagnata alla mancanza d’analisi,ed ora il progetto del compromesso storico gli si sta sgretolando tra le mani. La nostra storia,la storia dell’autonomia,è l’occupazione di Mirafiori nel ’73,di S.Basilio nel’74 è l’aprile ’75 a Milano e le lotte dei disoccupati di Napoli,la diffusione del movimento giovanile e la radicalizzazione di quello delle donne,e infine le giornate insurrezionali a Roma e Bologna. Dov’era il Pci in tutte queste occasioni?

Sempre fuori,se non dall’altra parte. Ormai partecipa alla ristrutturazione capitalistica come mosca cocchiera della reazione:blocco delle assunzioni,via libera alla mobilità e agli straordinari,condiscendenza all’attacco al salario,affossamento della scala mobile, lotta all’assenteismo,fino alla delegazione e alla repressione aperta. La nuova polizia. Ma gli sta andando male: quello che gli è scoppiato tra le mani è un movimento incazzato che ricompone nel territorio l’unità dei propri interessi di classe,che riconoscerla propria pratica unificante nell’appropriazione e nel contropotere. Chi parla di <> o è in malafede o non ha capito un cazzo. Oggi i giovani,anche gli studenti,sono soprattutto lavoratori precari,saltuari,a domicilia,ecc. E’ la nuova classe operaia diffusa sul territorio,indotta dallo scorporo di interi settori produttivi, altro che marginalità. Lo studente-lavoratore,il precario,il non garantito è la chiave di volta della ristrutturazione del mercato del lavoro sul livello sociale. E questa forza del proletariato diffuso,dell’operaio sociale si sta ormai saldando con l’opposizione operaia alla politica dei sacrifici che cresce nelle fabbriche. Certo, hanno ragioni i Picisti quando ci accusano di “estremismo permissivo-egualitario”. E’ vero:noi pretendiamo che l’uguaglianza più radicale tra gli uomini non comporti sacrifici ma godimento, come ha sempre affermato Marx.

Riduzione generale dell’orario di lavoro, lavorare produttivamente tutti ma pochissimo, questo è il nostro programma comunista, per questo vogliamo organizzare la dittatura dei proletari.

No al lavoro salariato!

Liberiamo Claudio e Francesco!

Manifestazione-Vicenza ore 18:30 P.zza dei Signori

Coordinamento provinciale collettivi autonomi

Tagliapietra D. ,Gli autonomi. L’autonomia operaia vicentina. Dalla rivolta di Valdagno alla repressione di Thiene. Volume V, Roma, DeriveApprodi, 2019.

 

 

 

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pubblicato il in Storia di Classedi redazioneTag correlati:

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