Spese proletarie a Milano
Il gruppo di “Rosso” e dell’Autonomia Operaia milanese decise di mettere in piedi per il 19 novembre un’irruzione proletaria in due supermercati cittadini.
Nella giornata di lotta si cercò di coinvolgere anche altri gruppi della sinistra extra-parlamentare, come Lotta Continua o Avanguardia operaia che però rifiutano. La decisione fu di agire in via Padova e a Quarto Oggiaro. Il collettivo Face (formato in maggioranza da operai e tecnici della fabbrica Face Standard) dovette occuparsi di organizzare e gestire l’irruzione alla Esselunga di Quarto Oggiaro, ben fornito anche di prodotti di lusso. “Entrare nel supermercato affollato, sono le undici di mattina, bloccare le casse, pregando le addette di chiudere i soldi nei registratori, bloccare i telefoni del direttore, impadronirsi del micorfono e annunciare ai presenti che da quel momento in poi tutto sarebbe stato gratis, è cosa di un minuto. E in pochi minuti tutto il supermercato è svuotato, non solo da noi, che siamo una cinquantina, ma soprattutto dai clienti “normali” che sanno cogliare al volo l’incredibile occasione”. L’azione in un quartiere della cintura proletaria e operaia ottenne subito un grande successo. “Vera, straordinaria “razza pagana” metropolitana alle prese quotidiane con la sempre crescente […] difficoltà di vivere, i numerosi pensionati si distinguono per prontezza e capacità di reazione.” “E’ un flash fotografico nitidissimo l’immagine di un’anziana signora che tenta di trascinare via due carrelli stracarichi di ogni bene di dio e che viene, ad un certo punto, aiutata da due compagni a raggiungere la propria abitazione”. In viale Padova le cose andarono un po’ meno bene e alcuni compagni attardatisi furono identificati e denunciati dalle forze dell’ordine. L’iniziativa fu comunque un completo successo, soprattutto in termini di riproducibilità politica, per aver dimostrato nel concreto che “la lotta pagava” e per essere riusciti “a porre un esempio concreto di ciò che si doveva intendere per rapporto tra esperienza di avanguardia e illegalità di massa”. “Per inciso: sul piano giudiziario, nei processi come il nostro 7 aprile, le spese proletarie di cui fumo imputati, quella di Quarto Oggiaro e tutte le altre di lì in poi effettuate, furono rubricate come “rapine aggravate”. Un capo d’accusa difficilmente capace di rappresentare l’atmosfera festosa e un po’ gaglioffa con cui lo straordinario evento fu in quel momento vissuto, non solo da noi, ma anche, credo, dalla signora con i due carrelli e dagli altri presenti” (da “Gli autonomi. Le storie, le lotte, le teorie”).
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