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Egisto Rubini

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Antifascista, Egisto Rubini, sin dagli inizi dell’avvento del regime dovette rifugiarsi negli anni Venti in Francia per sfuggire alla repressione fascista. A Tolosa organizzò un movimento politico antifascista tra gli emigranti italiani e nell’ottobre del 1936 accorse con altri volontari a difendere la repubblica spagnola dall’attacco nazifascista.

Arruolato nel Battaglione Garibaldi partecipò a molti scontri contro i franchisti rimanendo ferito nel luglio 1937 a Brunete. La gravità delle ferite gli causò un’invalidità che lo costrinse a tornare dalla moglie e dal figlio a Tolosa dove continuò la sua azione politica antifascista a sostegno dei combattenti in Spagna. Nella Francia occupata dai nazisti Rubini non rinunciò a combattere e nel 1942 nel Lot e Garonna fu a capo di un gruppo di Francs-tireurs-et-partisans (FTP – Franchi tiratori e partigiani) con i quali continuò ad operare come comandante nelle zone di Nizza e nelle Alpi Marittime. Nel 1943 Rubini torna in Italia dove organizza con gli ex garibaldini di Spagna e ex FTP della Francia meridionale la formazione militare partigiana della 3ª Brigata Garibaldi Lombardia operante a Milano e sui monti del Lecchese e del Comasco. La brigata mise in atto tra l’ottobre del 1943 e il gennaio 1944 numerosi attacchi ai danni dei nazifascisti tra cui l’esplosione, il 2 ottobre 1943, di un deposito di benzina all’aeroporto di Taliedo, attentato con una bomba nell’ufficio informazioni tedesco della Stazione Centrale, l’attentato al questore di Milano Camillo Santamaria Nicolini e l’attacco alla casa del fascio di Sesto San Giovanni.

Tra queste azioni di guerra partigiana quella che ebbe più rilievo fu quella del 18 dicembre del 1943, comandata da Rubini che portò all’uccisione in pieno giorno del federale fascista Aldo Resega. Arrestato nel febbraio 1944 a Sesto San Giovanni e incarcerato a San Vittore, si tolse la vita nel marzo successivo impiccandosi con un lenzuolo alle sbarre della prigione per timore di non riuscire a resistere ancora alle torture a cui era stato già a lungo sottoposto.

Nonostante l’esiguità numerica (nelle metropoli del nord non superarono mai i 40-50 elementi), i gappisti furono protagonisti di colpi di mano eclatanti, ne citiamo alcuni: il 2 ottobre 1943 risale il primo attentato, quando presso Milano Egisto Rubini fece saltare in aria un deposito di munizioni, sempre nel capoluogo lombardo il 18 dicembre cadde sotto il fuoco dei gappisti il federale Aldo Resega; a Torino fu colpito il 29 ottobre il seniore della milizia Domenico Giardina, mentre nel febbraio 1944 sette bombe danneggiarono il comando tedesco; a Firenze il 1° dicembre 1943 cadde il comandante del distretto militare Gino Gobbi, accanito persecutore dei renitenti, un mese più tardi sette detonazioni colpirono diverse sedi del comando tedesco in città; a Bologna il 18 dicembre 1943 fu attaccato il comando nazista insediato a Villa Spada; nella capitale il 18 dicembre 1943 una bomba provocò dieci morti fra tedeschi e fascisti frequentanti la trattoria di Via Fabio Massimo, otto giorni dopo Mario Fiorentini lanciò uno spezzone contro il corpo di guardia tedesco in Regina Coeli ed in seguito la rabbia gappista si abbatté sull’Hotel Flora, sede del comando e del tribunale di guerra nazisti.

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