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I detenuti/e comuniste/i delle carceri di Padova e Venezia

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NO ALLA LOGICA DI GUERRA, SI ALLA LOTTA COMUNISTA!!

Ciò che è chiaro in questo processo e in quelli che dal 7 Aprile in poi ma anche prima, hanno avuto come oggetto il movimento comunista nel Veneto, è il tentativo di distruggere un’esperienza politica, che negandosi al recupero del quadro istituzionale, ha saputo attraverso un decennio di intensa presenza nelle lotte di massa, costruirsi come alternativa credibile al revisionismo, per settori consistenti della nuova composizione di classe ed ha saputo agitare un programma che è vissuto concretamente nella pratica di decine di migliaia di proletari in questa regione. Il modo in cui è stata militarizzata questa città, le forze di polizia mobilitate, sono il segno palese della incapacità del ceto politico di governo di dare qualsiasi risposta che non sia quella della più estesa e bieca repressione.

Ma quella che dovrebbe apparire come la rappresentazione dell’infinita potenza dello stato,ne svela invece la profonda debolezza strategica: decine di mandati di cattura e comunicazioni giudiziarie, centinaia di perquisizioni, la presenza costante di polizia e carabinieri minacciosa e ossessiva in tutte le situazioni di massa, nelle scuole, nei quartieri, nei territori Proletari, trasformati in poligoni di addestramento per i reparti armati dello stato, tutto questo non ha avuto nè potrà avere ragione del movimento comunista, che in questa aula si pretende di giudicare. Solo chiacchieroni, perditempo e scribacchini prezzolati possono parlare di crisi, sbandamento e sconfitta di un movimento comunista che pur nelle estreme difficoltà e nel dramma per la morte di alcuni compagni, per le decine e decine di arresti e costrizioni alla latitanza, per le centinaia di perquisizioni e di intimidazioni di ogni tipo e grado, ha dimostrato di tenere; di stare in piedi. In questa congiuntura,certamente difficile, gli organismi di massa dentro i quali si organizza l’autonomia degli interessi Proletari, hanno dimostrato ancora una volta la loro forza, la loro capacità di iniziativa politica e invece di disperdersi come neve al sole hanno fatto di questo processo un’occasione di mobilitazione, di campagna di massa di lotta contro la democrazia borghese e il sistema dei partiti. Nessuna fuga nella clandestinità,ma battaglia pubblica aperta in tutte le situazioni; questa è la scelta: sulla linea del programma comunista della difesa dura, intransigente, degli interessi di classe dentro la crisi del sistema capitalistico e delle forme del suo dominio. E qui diciamo una cosa perchè sia chiara a tutti: Solo l’intelligenza politica del movimento comunista, la saldezza delle sue radici dentro la classe, la maturità acquisita da migliaia di proletari in anni di lotte, hanno impedito che passasse quella logica di guerra che lo stato ha così pesantemente tentato di imporci.

La via alla rottura dell’accerchiamento militare resta quella della lotta di massa e questo non per opportunismo,ma perchè da sempre abbiamo lottato e lavorato tenacemente per un’ipotesi di liberazione che avesse come protagonisti non piccoli gruppi di avanguardie armate, ma i soggetti reali che hanno dominato con le loro vittorie e con le loro sconfitte la scena politica di questo paese.

 

Da tempo infatti abbiamo compreso che un’analisi e una pratica politica che non mettano al primo posto la lotta delle masse per la loro liberazione sono fatalmente destinate a perdere ogni contatto con il movimento reale.

E’ sul terreno del rafforzamento del movimento di massa che oggi i militanti comunisti sviluppano la loro iniziativa tenace e creativa.

Nelle fabbriche dove, dalla Zanussi al Petrolchimico di Porto Marghera, viene reimposta contro il collaborazionismo dei vertici sindacali la linea egualitaria degli aumenti uguali per tutti. Nei paesi e nei quartieri dove la politica inflazionistica di attacco al reddito delle famiglie proletarie rafforza il movimento di lotta sulla casa e per i servizi sociali a prezzo politico; nelle fabbriche e nei quartieri dove il bisogno di salute dei proletari si scontra quotidianamente con l’organizzazione capitalistica del lavoro e le produzioni di morti.

Ovunque contro la chiusura degli spazi politici, per garantire momenti di discussione collettivi, per garantire ai giovani proletari nei paesi, nelle periferie momenti di aggregazione e di lotta contro la realtà emarginata in cui sono costretti a vivere. L’offensiva controrivoluzionaria, così dura in questa fase da rendere difficile la distribuzione di un volantino o l’organizzazione di una mostra di controinformazione, può dar vita a due tendenze che sono altrettanto micidiali e che a volte vivono anche contraddittoriamente all’interno di singoli compagni.

La prima è quella della fuga nel privato, nel personale, nella difesa dei propri piccoli spazi di vita (di cui la delazione può diventare l’ultima e la più aberrante delle manifestazioni), del rinchiudersi a difesa,in attesa di tempi migliori.

La seconda è quella di vedere come unica risposta possibile all’arroganza dei reparti armati dello stato borghese, allo stato d’assedio permanente, l’azione combattente e l’organizzazione clandestina. Ma per quanto sia grande la capacità delle varie polizie politiche di fare prigionieri,di intraprendere campagne di annientamento dell’opposizione rivoluzionaria, la nostra dimensione politica rimane quella che abbiamo conquistato in dieci anni di lotta :

dentro l’autonomia operaia,dentro lo sviluppo dell’indipendenza politica del proletariato italiano dall’ideologia borghese e dal revisionismo, dentro le lotte di massa, per organizzarle ed orientarle all’abbattimento delle forme del dominio del capitale e delle sue leggi. Perchè riteniamo che gli strumenti sempre più sofisticati di controllo sociale,l’apparato mastodontico che è stato costruito contro la guerriglia, siano strumenti capaci di contenere e alla fine di sconfiggere strutture armate clandestine, ma inutili ferri vecchi di fronte a un movimento proletario articolato e ben piantato dentro la realtà di massa. Il nostro progetto politico è esaltato in questa congiuntura storica proprio dall’incapacità di questo sistema di potere di risolvere una sola delle innumerevoli contraddizioni che agitano la realtà sociale. Il progredire della crisi del capitalismo nel sistema imperialistico su scala internazionale riduce gli spazi di mediazione e di intervento delle forme riformistiche e prelude ad un acuirsi dei conflitti di classe per cui si svilupperanno con forza le forze rivoluzionarie. Per questo intendiamo lavorare alla crescita degli organismi di massa capaci di autorità dentro la classe e nei territori proletari. Organismi che non si sviluppano solo su un terreno di resistenza, ma sulla capacità di organizzare i contenuti più avanzati di antagonismo di classe. A partire dal rifiuto proletario a farsi merce nel processo di produzione capitalistico, a partire dalla coscienza diffusa nei comportamenti di massa della possibilità di un nuovo assetto sociale che vada oltre la miseria di un sistema fondato sul furto del tempo del lavoro.

 

NO ALLA LOGICA DI GUERRA, SI ALLA LOTTA COMUNISTA !!

 

I detenuti e le detenute comuniste – Carcere Due Palazzi-PD e

Giudecca VE.

 

PD 2/6/80

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