A Ferrara gli antifascisti sparano
I socialisti, alle elezioni municipali del 31 ottobre e 7 novembre 1920, avevano conquistato tutti i 21 comuni della provincia e il capoluogo.
All’interno della città, il clima politico aveva iniziato a surriscaldarsi il 9 novembre, allorché i socialisti avevano cercato di ostacolare il corteo delle bandiere militari, di ritorno da Roma, ove era stato solennemente celebrato l’anniversario della vittoria. La situazione precipitò il 20 dicembre 1920, allorché, per protestare contro gli avvenimenti bolognesi, vennero indetti dai socialisti uno sciopero e una manifestazione; davanti al Castello Estense, un migliaio di fascisti (molti dei quali affluiti da altre località) cercò lo scontro coi dimostranti, dichiarando di voler strappare le bandiere rosse che sventolavano sul castello stesso, sede dell’amministrazione provinciale socialista. Comunque secondo alcune fonti mentre il corteo di protesta e commemorativo organizzato dai fascisti si stava recando verso il teatro comunale un gruppo di militanti rossi esplose numerosi colpi di arma da fuoco lasciando a terra tre fascisti morti e numerosi feriti. I primi colpi sarebbero stati sparati con varie armi dalla terrazza, dalla loggia e dalla veranda dei locali del Castello, rivolti verso Piazza Pace e verso corso Vittorio Emanuele, oltre che da alcune finestre del Teatro Comunale stesso. Alla fine degli scontri restarono uccisi quattro fascisti e due socialisti.
A capo degli squadristi fascisti, c’era Olao Giaggioli, Ufficiale in guerra, decorato con quattro medaglie d’argento, antisocialista fervente: è lui che organizza, in occasione delle elezioni amministrative, la prima dimostrazione di forza, con una ronda volante presso i seggi, per evitare che le cabine elettorali siano presidiate dai socialisti. Come già detto, uno sparuto gruppetto di fascisti ferraresi è stato presente, a Bologna, il 21 novembre; per rendere il favore, una cinquantina di camerati bolognesi vengono a Ferrara per dare manforte al Fascio locale, il 20 dicembre: è una giornata particolare, i fascisti vogliono ricordare, ad un mese esatto, la morte di Giordani a palazzo D’Accursio, mentre i socialisti hanno organizzato un comizio di protesta, a seguito della bastonatura subita a Bologna dall’avv. Niccolai, Deputato socialista del collegio Ferrara-Rovigo.
L’Autorità media, trovando, alla fine, una soluzione che sembra accontentare tutti: i socialisti manifesteranno all’interno del teatro comunale, mentre i fascisti non si muoveranno dalla loro sede di corso Giovecca. Stavolta, però, qualcuno non sta a i patti: i socialisti, per raggiungere il teatro, fanno volontariamente ed ostentatamente lunghi giri in città, sventolando le rosse bandiere, finché i fascisti escono dalla sede, pronti allo scontro.
E infatti, nei pressi del castello, sede dell’Amministrazione provinciale, i due gruppi vengono a contatto e partono i primi colpi di pistola; agli sparatori in piazza si aggiungono una ventina di guardie rosse che anche qui, grazie alla complicità dei consiglieri socialisti, si sono appostati in alto, con i fucili tra i merli dell’edificio medievale.
Questa volta, fortunatamente i fascisti, bersagliati da più parti, hanno tre morti, solo l’intervento della forza pubblica, che provoca la fuga dei cecchini così ben riparati, e quindi in grado di fare altri danni, evita un numero maggiore di caduti, che saranno in totale sei (4 fascisti e 2 socialisti).
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