Il passatore: Stuvané il brigante
Stefano Pelloni, detto il Passatore, o semplicemente Stuvané dai suoi compaesani, fu un brigante da strada attivo nella Romagna del primo Ottocento. Il soprannome gli venne dal mestiere, ereditato dal padre, di traghettatore sul fiume Lamone; era chiamato anche Malandri, dal cognome della donna che sposò un suo bisavolo.
Nato il 4 agosto del 1824 a Boncellino di Bagnacavallo, paese nel cuore della Romagna, a una trentina di chilometri da Forlì, frequentò in gioventù una scuola privata, che tuttavia abbandonò alla terza elementare, dopo innumerevoli bocciature. Il lavoro di traghettatore lo mise in contatto con numerosi contrabbandieri, ladri e briganti che in quel periodo attraversavano le terre romagnole, cosa che ebbe sicuramente influenza nel suo passaggio alla criminalità. Evaso dalla prigione nella quale scontava la pena per omicidio colposo e datosi alla macchia, organizzò una banda audace ed agguerrita che operò per tre anni nelle Legazioni Pontificie tenendo in scacco la gendarmeria. Un tratto caratteristico del modo di operare della banda fu l’occupazione di interi paesi (fra cui Bagnara di Romagna, Cotignola, Castel Guelfo, Brisighella, e Forlimpopoli), attuata per mettere a sacco le abitazioni dei cittadini più ricchi. Tra le gesta più celebri del Passatore si ricorda quella di Forlimpopoli il 25 gennaio 1851. Con la sua banda il brigante assaltò, durante una rappresentazione, il teatro cittadino (oggi teatro Verdi). Saliti sul palcoscenico, all’apertura del sipario, puntarono le armi contro gli spettatori ordinando loro di dare un “contributo pecuniario”. La sua attività ebbe termine il 23 marzo del 1851 quando fu tradito da uno dei suoi uomini e individuato in un capanno nei pressi di Russi da parte della gendarmeria pontificia, rimanendo ucciso nello scontro a fuoco che ne seguì.
Le sue imprese ispirarono la musa popolare della rievocazione orale (che enfatizzò la sua generosità, divenuta leggendaria) e quella colta, da Arnaldo Fusinato a Giovanni Pascoli (che in Romagna idealizzò la sua figura evocandolo, appunto, come Il Passator cortese). Una celebre canzone popolare romagnola recita:
Questa è la triste storia di Stefano Pelloni
In tutta la Romagna chiamato il Passatore.
Odiato dai signori, amato dalle folle
Dei cuori femminili incontrastato re.
Su Forlimpopoli è scesa la notte
Il cielo cupo e pieno di pioggia.
Tutta a gente già chiusa in teatro
Lungo le mura serpeggia il mistero.
C’è l’intervallo poi s’alza il sipario
Si sente un urlo, si leva il terrore.
Fra dieci uomini in mezzo alla scena
Spunta la sagoma del Passatore.
Questa è la triste storia di Stefano Pelloni
In tutta la Romagna chiamato il Passatore.
Odiato dai signori, amato dalle folle
Dei cuori femminili incontrastato re.
Con un sorriso saluta la folla
Poi guarda i palchi dei ricchi padroni
Li vuole tutti inchinati ai suoi piedi
In compagnia di venti scudoni.
Ad uno a uno gli portano i soldi
Nel loro cuore c’è l’odio e il terrore
E una fanciulla dagli occhi di mare
Chiama il Pelloni gettandogli un fiore.
Questa è la triste storia del Passator Cortese
Che sul Lamone un giorno morì per tradimento.
Portato lungo i borghi per farlo disprezzare
Ci fu per lui chi pianse, chi un fiore gli gettò.
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