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Portogallo la rivoluzione dei garofani

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Radio Renascença trasmette Grândola vila morena di José Alfonso . È questo il segnale di inizio delle operazioni militari rivoluzionarie, con l’arresto degli alti ufficiali fedeli al regime fascista e l’occupazione di luoghi strategici, come l’aeroporto di Lisbona e la prigione politica di Peniche.

È la rivoluzione dei garofani!

 

03:10 – I ribelli prendono il controllo della stazione televisiva Rádio Televisão Portuguesa, sede delle istituzioni governative, delle stazioni radio Rádio Clube Português ed Emissora Nacional. Movimenti di truppe verso il quartiere Terreiro do Paço di Lisbona.

 

04:20 – L’MFA (Movimento delle Forze Armate) annuncia attraverso un comunicato di Radio Clube Português la fine del regime fascista. La fanteria occupa l’aeroporto di Lisbona.

 

09:00 -La fregata Gago Coutinho, in esercitazione con altre imbarcazioni NATO, riceve l’ordine di posizionarsi davanti al Terreiro do Paço e di aprire il fuoco contro i ribelli, ma si rifiuta di obbedire.

 

11:45 – L’MFA annuncia di aver preso il controllo del paese.

15:15 – Artiglieri dell’MFA liberano le truppe arrestate dalla polizia politica nel precedente tentativo di insurrezione del 16 marzo.

 

16:15 – Elementi della polizia politica DGS (ex Pide) sparano sulla folla che circonda il loro quartier generale, provocando una vittima e alcuni feriti.

 

19:30 – Il dittatore Caetano si arrende all’MFA.

 

21:00 – La DGS, rimasta l’unica forza fedele al governo, apre il fuoco sulla folla attorno al proprio quartier generale, uccidendo quattro civili e ferendone quarantacinque, poi è costretta ad arrendersi all’intervento di forze della Marina in appoggio all’MFA.

 

22:00 – I paracadutisti dell’MFA costringono alla resa le ultime unità della Polizia Politica.

 

La prima giornata è terminata!

Concluse le operazioni militari e garantito l’ordine con i primi governi di salvezza nazionale, le forze armate abbandonavano ben presto la scena politica lasciando posto alla sarabanda dei partiti politici e dei governi con alleanze variabili.

Accorsero in Portogallo moltissimi giovani provenienti dai movimenti di tutta Europa, moltissimi dall’Italia. Volevano vedere in diretta la rivoluzione dei garofani. Presenti nelle assemblee in ogni luogo per organizzare la vita di una nuova società, erano ascoltate e ascoltati con attenzione. Le donne e gli uomini del Portogallo si aspettavano da loro dei contributi importanti da ragazze e ragazzi che provenivano da movimenti che da oltre cinque anni lottavano nei paesi europei.

La proclamazione del primo capo di governo comunista dell’Europa occidentale, Vasco Goncalves, destò stupore e preoccupazione nelle borse e nel mondo della finanza che strinsero i cordoni della borsa. Nei sei mesi di governo, Goncalves riuscì a restituire le terre ai contadini espropriandole ai ricchi latifondisti, finanziatori del regime fascista, a nazionalizzare i servizi e le risorse fondamentali del paese, sottraendole alle multinazionali. Ma la parabola fu breve.

Cominciò una dura lotta di classe. Le classi possidenti, la borghesia capitalista, dopo un periodo di sbandamento, svanito il sogno del ritorno del regime fascista decise di utilizzare la democrazia, cercando di mantenere inalterato il proprio potere, chiedendo aiuto alle potenze internazionali, alle banche, alla finanza, ai potenti che esercitarono tutte le pressioni interne e internazionali, Usa in testa. La borghesia minacciava di portare i capitali all’estero e di dissanguare il paese, molte fabbriche cominciavano a chiudere. Si agitava lo spauracchio della crisi economica se la popolazione già affamata, avesse scelto il socialismo. Anche la chiesa, dopo essere stata un sostegno fondamentale della dittatura fascista, ora si imbellettava di democrazia per mantenere il potere. Cominciavano azioni dinamitarde dei gruppi controrivoluzionari.

Si forma il primo governo provvisorio sotto la protezione del MFA. Tutte le forze politiche vi sono rappresentate, anche le tristi personalità legate al fascismo, fino al PCP (partito comunista di osservanza moscovita), che le altre forze, in quel momento, consideravano capace di frenare le rivendicazioni della classe operaia.

Gli scioperi della T.A.P. e della Lisnave (agosto-settembre 1974) sono i punti culminanti della lotta economica antifascista della classe operaia che dimostra di non accontentarsi dei soli cambiamenti istituzionali o di facciata e di non essere del tutto controllata dal PCP. Però la classe operaia si rinchiude nelle sole rivendicazioni economiche e punta all’epurazione dell’apparato borghese, non si pone problemi del potere sulla produzione e sul complesso della politica.

Durante tutto questo periodo, I’MFA appare come una forza monolitica, il cui progetto è di avviare la democrazia borghese, prima di ritirarsi nelle caserme.

 

Il primo tentativo fascista di golpe del 2 settembre 1974 mette in luce le contraddizioni in seno alla borghesia, ma è anche la verifica della forza del movimento operaio e popolare che dimostra di essere in grado di non permettere ritorni al passato.

I1 PCP e il PS, rappresentano prospettive diverse, i socialisti puntano sul loro progetto di “pluralismo” sindacale, per dividere la classe. Per il PCP, è preferibile inquadrare la classe operaia in un apparato sindacale unico che incontra i favori della classe divisa durante il fascismo in decine di corporazioni. Ascoltando queste intendimenti anche l’MFA propende per il sindacato unico.

 

L’11 marzo, si assiste al secondo tentativo di golpe dalla destra filofascista, anche questo fermato dalle mobilitazioni popolari che mettono in moto la formazione di organismi unitari di massa, commissioni di lavoratori, di quartiere (moradores). Il movimento s’impadronisce delle caserme (comitati di soldati e marinai) perché è ormai chiaro, se il Portogallo non vuol fare la fine del Cile, bisogna farla finita con l’esercito borghese. Le commissioni sono organismi “unitari, democratici e apartitici”, elette nelle assemblee di fabbrica, di fronte alle quali sono responsabili. I loro compiti consistono nello organizzare le lotte e l’autodifesa degli operai della fabbrica così come nei quartieri, inoltre il controllo operaio sulla produzione.

 

Le elezioni del 25 aprile 1975 segnano l’esplosione della crisi tra i vari partiti. Il PCP, ha costruito la sua influenza sulla V° divisione dello stato maggiore (l’organo di propaganda del MFA). Dal canto suo, il PS (sostenuto dal PPD), forte di un buon risultato elettorale comincia ad attaccare apertamente il PC. Per ora il MFA appare ancora unito e cerca di porsi come arbitro della polemica. Per tutto questo periodo, gli organismi di massa aumentano la loro influenza. Possiedono già una parola d’ordine che dimostra un alto livello di coscienza politica: “Scioglimento dell’assemblea costituente”.

Intanto nel Nord del Portogallo si scatenano violenze fasciste. Questi cercano di cavalcare lo stato di crisi attribuendolo al PCP, diffondendo l’allarme che il Portogallo si sta sovietizzando, che fa presa su molta popolazione. Lo scontro tra PS e PC diventa più acceso. Il PS abbandona il governo e lancia una campagna “contro la dittatura del PC”. Dietro questa campagna, si schierano tutte le forze moderate e reazionarie, mentre il PCP, resta sempre più isolato, lanciando accuse di fascismo verso chiunque segua il PS.

I1 V° governo provvisorio doveva rappresentare l’unità del MFA di fronte allo smembramento reciproco dei partiti politici. Ma anche l’MFA è attraversato dalle stesse contraddizioni che dividono la società portoghese.

Il 7 agosto, il “gruppo dei 9”, pubblica il famoso documento di Melo Antunes. I “9” sono una parte di membri del MFA che si pronunciano a favore di una stabilizzazione della situazione secondo i desideri della CEE, che pretende “democrazia” e “pluralismo”, come condizioni imprescindibili per ogni aiuto economico. In pratica afferma: «E’ necessario respingere con energia l’anarchia e i1 populismo che conducono inevitabilmente alla dissoluzione catastrofica dello Stato in una fase di sviluppo in cui l’assenza dello Stato rende impraticabile qualunque progetto politico».

L’arcivescovo di Braga, Da Silva, organizza il 10 agosto, una manifestazione “religiosa”, al grido di “Alt al comunismo”, si raccolgono 25.000 fedeli, che il vescovo incoraggia a commettere attentati fascisti.

Il documento dei 9, appoggiato dal PS e dal PPD raccoglie adesioni tra gli ufficiali, mentre un gruppo di ufficiali del COPCON – la polizia militare – pubblica il 13 agosto un altro documento di posizioni contrarie a quello dei 9: «Non è respingendo contemporaneamente la socialdemocrazia, il capitalismo di stato, la democrazia popolare, e le conquiste delle classi lavoratrici che permetteremo a questo di assumere la direzione del processo, o anche soltanto di consolidare le posizioni già raggiunte. La proposta presentata, conduce al recupero da parte della destra, aprendo a questa un terreno di manovra per la distruzione della rivoluzione, malgrado le intenzioni democratiche e patriottiche presenti nella testa dei firmatari del documento». Gli ufficiali del COPCON propongono un’alleanza tra I’MFA e tutti i sostenitori del potere ai lavoratori come soluzione transitoria, fino alla convocazione di un’Assemblea Popolare Nazionale e affermano:

«I “9” hanno conseguito una posizione dominante, provocando la caduta del V° governo provvisorio. Quanto al PC, sempre più isolato, esso tenta una serie di manovre tanto a sinistra (l’effimero “Fronte Rivoluzionario”) che a destra (appelli all’unità con il PS)».

Il movimento di massa si sviluppa e raggiunge il suo apice il 20 agosto con l’immensa manifestazione delle commissioni di lavoratori e di quartiere della regione di Lisbona, in cui 100.000 persone appoggiano il documento del COPCON e scandiscono “Contro le superpotenze unità col terzo mondo”-

I “9” ormai maggioranza nel MFA emanano una legge che proibisce la pubblicazione di informazioni sulla vita politica nelle caserme. Il movimento popolare sfida questi divieti e il 10 settembre, a Porto, 1500 soldati, sostenuti da 10.000 lavoratori, sfilano in corteo contro il ripristino di questa disciplina.

 

È questo il governo del compromesso tra le diverse tendenze interne al MFA e i partiti borghesi. L’obiettivo e ristabilire l’ordine e la disciplina. All’ombra del PS e del PPD, le forze moderate e fasciste continuano intanto a riorganizzarsi. Si susseguono manifestazioni reazionarie, assalti alle sedi dei partiti rivoluzionari, la liberazione degli agenti della P.I.D.E. ecc…

La mancata rivoluzione in Portogallo è un altro insegnamento, dopo quello del Cile. Cambiare regime politico è, a volte, possibile, ma cambiare l’ordine capitalistico è molto, molto più difficile. Per mantenere quell’ordine le classi possidenti usano la violenza militare, ma quando non possono usarla, come in Portogallo, fanno uso della violenza economica col massimo di ferocia. Non tentennano nel decidere di affamare milioni di persone per mantenere l’ordine proprietario. I capitalisti, si che sono umanitari, non sono violenti come quelli che avrebbero dovuto, e non l’hanno fatto, metterli in condizioni di non nuocere.

La sinistra rivoluzionaria portoghese, da parte sua, si dimostrò incapace di costruire un percorso di transizione in grado di preparare il terreno per un potere proletario. Il PC portoghese, di osservanza moscovita, voleva semplicemente andare al governo e fare le nazionalizzazioni di molte imprese private, a colpi di decreti governativi. La vecchia idea di instaurare il socialismo dall’alto per via governativa, ancora una volta si dimostrò fallimentare. Difatti non durò più di qualche mese, nonostante il grande consenso di massa di cui godeva, in quei giorni, tutta la sinistra dal PC alle formazioni rivoluzionarie.

Di quei giorni bellissimi e straordinari per il proletariato portoghese non rimaneva quasi nulla, se non il ricordo di un’occasione perduta per cambiare la propria vita.

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