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“Rivolta di classe”

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Nel 1973, nasce a Roma «Rivolta di Classe» un «foglio aperto al contributo dell’autonomia operaia interessata al processo di centralizzazione nazionale e a quelle forze politiche intenzionate ad un serio e costruttivo confronto interno alla necessità pratica di costruire il partito armato proletario».

Rispetto al suo corrispondente milanese, il giornale è inizialmente molto essenziale e stringato sia nell’analisi che nell’impaginazione (eccettuate alcune copie uscirà sempre come foglio in attesa di registrazione, né datato né numerato), e rimarrà comunque sempre fedele all’iniziale obiettivo programmatico, cioè produrre un lavoro collettivo frutto della fusione di militanza, teoria e pratica, nell’ambito dell’area dell’autonomia operaia. Il primo numero di Rivolta di Classe, come “giornale della autonomia operaia romana”, uscì il 28 giugno 1974 e continuò le sue pubblicazioni (con periodicità irregolare) fino al 1977. Come osserva Vincenzo Miliucci, “è il resoconto delle battaglie che si fanno in quest’area, è il resoconto dell’informazione di quelle che sono le componenti dell’autonomia operaia senza A ed O maiuscole, ed è anche il confronto con gli altri gruppi a cui si indica per via critica una strada di interlocuzione. In questo contesto non si poteva, dovendo affrontare il contesto milanese, non incontrarci con Toni Negri e Rosso”. Ma nel giro di pochi anni i Comitati autonomi operai arrivarono alla rottura con l’area di Rosso. Rivolta di Classe seppe riunire in un’unica testata le istanze plurime di quella che era la frammentata area dell’autonomia romana: dal sottoproletariato urbano organizzato ai comitati per la casa, dal movimento di lotta dei carcerati agli ospedalieri del Policlinico, prestando sempre maggiore attenzione alla nuova realtà dei lavoratori del terziario, il settore dei servizi, infatti, stava divenendo il nuovo teatro di scontro delle rivendicazioni dell’area. Una nuova serie comincerà ad essere stampata a partire dal 1976: rimanendo sempre legato agli aspetti pratico-teorici della militanza, e per questioni oggettive con particolare attenzione al mondo carcerario, e al movimento studentesco. La redazione del nuovo «Rivolta di classe», contigua alla precedente, trova legittimazione all’interno dei Collettivi Autonomi Operai (CAO), più vicina per impostazione analitica a quella del milanese «Rosso», con il quale collaborerà come corrispondente romano per un breve periodo nello stesso anno; è dell’ottobre 1976, infatti, il comunicato che annuncia sulle pagine del giornale la chiusura della «breve ma pur fruttuosa collaborazione dei compagni della redazione romana». Anche la redazione di «Rivolta di classe» non riuscirà ad arrivare alla fine del ’77, in questo caso per portare a compimento il progetto del movimento dell’Autonomia Operaia, che agisse da raccordo dell’area a livello nazionale; nel 1978 infatti la stessa redazione darà il via alla pubblicazione della rivista «I Volsci», nata con ampi spazi di approfondimento teorico all’interno della oramai lacerata area autonoma romana che trovava base ideale tra i lavoratori del settore terziario e dei servizi.

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