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Quaderno centro documentazione BassaPadovana

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Con questo “quaderno” il Centro di Documentazione Bassa Padovana intende proporre alla riflessione una serie di materiali che riguardano pezzi di storia dell’opposizione di classe nella nostra zona dal 69 in poi. Si tratta di esperienze di lotta – come quella del Comitato unitario operai-studenti, poi Comitato politico Este-Monselice -, in cui hanno 1e radici politiche alcuni degli arrestati del 7 aprile, e che nell’inchiesta Calogero vengono assimilate al terrorismo e assumono l’etichetta di associazione sovversiva o banda armata.

La nos tra è una scelta parziale, forse un po’ affrettata, ma riteniamo che possa costituire uno stimolo per una discussione non manichea e più concreta possibile sull’interrogativo fondamentale che, secondo noi, l’inchiesta Calogero solleva: è in atto un tentativo di far sparire qualsiasi traccia di opposizione sociale anticapitalisti ca nel nostro paese??

Sommario

  • Nelle lotte operaie della Bassa Padovana le radici politiche di alcuni degli arrestati del 7aprile
  • “Terra bruciata a sinistra”
  • I1 Collettivo Donne Bassa Padovana e il Consultorio di Este: un’associazione sovversiva?
  • Da una lettera di Carmela Di Rocco alle femministe di Padova
  • Dibattito su un volantino
  • “Le idee non si recidono con la scure”
  • C.i.p. Este, via San Rocco, 30 giugno l979

    Massimo Tramonte ai compagni di Este

    “TERRA BRUCIATA A SINISTRA”

    Compagne e compagni, prima. di tutto un abbraccio. Come sapete da molti giorni stiamo sostenendo un duro -sciopero della fame, e con noi le compagne del carcere di Venezia, contro questa inchiesta e le incredibili modalità processuali con cui viene portata avanti.

    Dopo oltre due mesi (quasi tre ormai) dal 7 aprile è ormai chiaro a tutti che l’inchiesta avviata dai giudici padovani e poi parzialmente subappaltato a quelli romani, mire non tanto a colpire le singole figure degli imputati, ma attraverso e sopra di esse tutto il patrimonio del movimento di lotta e di opposizione reale nel nostro paese nell’ultimo decennio almeno: si vuole fare “terra bruciata a sinistra”! Da questo punto di vista ogni componente del movimento, anche la più “legalitaria” è colpibile da questo tipo di inchiesta che è tutta interna ad un progetto politico di repressione degli spazi politici conquistati e consolidati dal proletariato italiano in anni di lotte. Questo progetto, lo vediamo all’interno proprio di inchiesta, vede come parte integrante il personale politico del P.C.I., anche se dopo la batosta elettorale questo personale trova sempre più difficoltà a spiegare il suo comportamento alla sua stessa base. Non può essere infatti che una incredibile miopia politica quella che spinge la sinistra storica a non accorgersi che la rinuncia al garantismo, l’uso di modalità processuali eccezionali e abnormi che questa inchiesta rivela peseranno come macigni su tutto il proletariato italiano. Lo si è visto nel proliferare di incredibili inchieste in tutta Italia, ne1le denunce e nei licenziamenti alla Fiat, nell’atteggiamento del governo contro le lotte dei precari, ecc. Non posso qui, ve ne parleranno gli avvocati, dilungarmi sulle illegalità di questa inchiesta, sulle insostenibili e inconsistenti prove che dovrebbero sostenere l’imputazione, che è grave per le pene che prevede e soprattutto per la carcerazione preventiva di cui il giudice si può servire (è evidente infatti che con queste prove e testimoni, a meno che non cambi tutto il quadro politico italiano, tutto il rapporto di forze tra le classi, il processo non può avvenire e per questo i giudici vogliono i tempi lunghi). Quello che voglio dire però è questo, e cioè che proprio perché il processo è politico, i giudici si muovono in maniera politica, ed è l’attuale linea politica del P.C.I. a sostenere e sponsorizzare l’inchiesta fornendole l’ideologia e le fonti di prova, pur nella loro miseria, la risposta deve essere politica.

    Per questo compagne e compagni io penso che la risposta a questa inchiesta e al progetto repressivo che la sostiene debba essere la più vasta possibile e non 1imitarsi alla difesa giuridica o alla solidarietà generica. Solo una solidarietà militante, offensiva, senza settarismi ma senza indulgere ad un’ottica piattamente difensiva, può non solo aiutare i carcerati, ma soprattutto impedire che passi questo tentativo di resa dei conti generale con il movimento di lotta e di opposizione reale

    Vi abbraccio nuovamente tutti, Per il Comunismo,

    Massimo

    Ascolta “I Collettivi Politici Veneti per il Potere Operaio – Parte quarta di Archivio Autonomia“:

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