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La prima rivoluzione

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Tutto comincia il 18 febbraio, quando nelle officine Putilov di Pietrogrado i lavoratori incrociano le braccia e dichiarano lo sciopero permanente.

Da quel giorno in avanti è un susseguirsi ininterrotto di scioperi, cortei e manifestazioni di massa. Il 22 la direzione delle officine Putilov ordina la serrata, cui segue immediata la risposta degli operai: scendono in corteo ventimila tute blu. Il giorno successivo è la Giornata Internazionale dell’operaio e il comitato di Pietrogrado del Partito bolscevico lancia un appello a cui aderiscono quasi centomila operai, che scendono rabbiosamente nelle piazze e si scontrano ripetutamente con la polizia. Il comitato bolscevico della zona di Vyborg, tra i più attivi della città, trasforma allora lo sciopero in sciopero generale, partecipato nella sola capitale da 200mila operai che scandiscono le parole d’ordine “Pane!” e “Abbasso lo Zar!”, riuscendo così a coinvolgere nella protesta anche i soldati, che iniziano a opporre i primi rifiuti d’obbedienza nell’esercito.

La repressione non si fa attendere, e il 25 vengono arrestati tutti gli elementi che possono destare il benché minimo sospetto, tra cui cinque membri del comitato bolscevico di Pietrogrado, facendo sì che la direzione della lotta passi nelle mani del comitato di Vyborg. Nel frattempo gli scontri con le forze di polizia zariste proseguono i maniera sempre più cruenta, per ogni compagno ucciso dalle mitraglie delle truppe governative c’è il ferimento o l’uccisione di un capo distaccamento di polizia; terrorizzati, i rappresentanti della grande e piccola borghesia, il cadetto Rodičev, il socialista rivoluzionario Kerenskij, il menscevico Čcheidze si tappano le orecchie facendo di tutto per non sentire il rumore delle fucilate che viene dalle strade.

L’occasione per i bolscevichi di lanciare un appello affinché si costituisca un Governo rivoluzionario provvisorio nasce in seguito all’ukase dello Zar, che il 26 decide di congedarsi dalla Duma di Stato. Nelle fabbriche e nei quartieri è forte la richiesta di formazione dei soviet, che verranno a crearsi appena tre giorni dopo per gli operai di Pietrogrado, nel momento stesso in cui le truppe passano in massa dalla parte degli insorti e si assiste al crollo impietoso dell’autocrazia imperiale. Nicola II, incalzato dal susseguirsi delle sommosse, abbandona il Gran Quartier Generale allo volta della residenza di Carskoe-Selo mentre assiste impotente all’arresto immediato dei suoi ministri da parte dei rivoluzionari. Nel frattempo, a Mosca, viene indetto lo sciopero politico generale, durante il quale vengono occupati i principali luoghi di controllo e il Comitato centrale del Partito bolscevico lancia un proclama in cui si chiede di appoggiare la rivoluzione: la risposta è immediata e vengono creati i soviet dei deputati operai e soldati di Mosca!

Guarda “Cronache della rivoluzione russa /3: febbraio, Pietrogrado brucia“:

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