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«Nulla da perdere. Giornale comunista per l’autonomia operaia in Liguria»

10 settembre 1977

Nel dicembre 1977 esce «Nulla da perdere. Giornale comunista per l’autonomia operaia in Liguria». Il nome viene da una formazione di Arditi del popolo, libertari e sindacalisti rivoluzionari che operò a Sestri ponente tra il 1920 e il 1921. Cercavamo per il giornale un nome con significato universale ma anche con una qualche radice locale. Il giornale era in quel momento rappresentativo delle attività e delle posizioni di tutti i comitati, e non solo di quelli genovesi, ma anche di quelli imperiesi e spezzini; non era una cosa semplice, già alla fine del 1977, dopo il sostanziale fallimento del convegno di Bologna. Il lungo editoriale di apertura, e in particolare gli ultimi quattro capoversi, vennero lungamente discussi; ricordo bene quel «l’Autonomia operaia non è la “riserva” delle formazioni comuniste unicamente combattenti, né noi possiamo considerare queste organizzazioni come la componente di attacco di un movimento interpretato come unitario. Siamo in presenza di ipotesi diverse e di programmi non coincidenti». E ancora, poco più indietro, questo enunciato molto negriano: «Oggi programma rivoluzionario è ricomporre tutto il soggetto che lotta in forme operaia contro il capitale, e organizzarne la violenza contro il suo stato». Il giornale era ricco di reportage sulle situazioni di intervento militante nelle quali eravamo impegnati, a partire da quello sulle piccole fabbriche della Valpolcevera fino all’ufficio di collocamento, dall’occupazione di case in via delle Tofane sulle alture di Teglia alle nostre attività nelle scuole medie superiori e all’Università. Una pagina era dedicata alla vicenda imperiese della fabbrica Amici della storia (ribattezzata nel titolo: «Nemici degli operai»), occupata dagli operai con la leadership degli autonomi. Un’altra presentava l’inchiesta sull’industria bellica, fabbrica sociale della morte, a La Spezia. Altro spazio del giornale era dedicato agli interventi extra-moenia dell’Autonomia operaia ligure: la partecipazione prima alla manifestazione internazionale contro la costruzione di un reattore nucleare a Malville, in Francia, e successivamente alla mobilitazione contro la centrale nucleare Enel di Montalto di Castro. Spiccavano le pagine centrali intitolate «Eppur si muove», cronistoria di fatti rilevanti di lotta e contropotere nell’arco di poco più di un anno a Genova e in Liguria, dove accanto a episodi di lotta, scioperi e manifestazioni comparivano attentati rivendicati dalle ronde autonome e anche le azioni delle Br; e la pubblicazione dell’inchiesta sulle società immobiliari con cui i Gruppi armati radicali avevano rivendicato un attentato dimostrativo alla Società costruzioni immobiliari. Con la pubblicazione di un documento della Lega italiana dei diritti dell’uomo sui fatti di Stammheim e Mogadiscio mettevamo in mostra la nostra velleitaria intenzione di governare il rapporto con quello che era di fatto un «organismo di massa» delle Brigate rosse. Al neo-latitante Gianfranco Faina dedicavamo un comunicato di solidarietà firmato assieme al PCML, con il quale avevamo ormai un rapporto organico, e alla IV Internazionale.

Dopo che il fascicolo ormai completo del secondo numero venne sequestrato nell’aprile del 1978 nella abitazione di Giorgio Moroni nel corso di una perquisizione (per non essere più restituito), nel corso di quello stesso aprile uscì ugualmente il secondo numero di «Nulla da perdere», con editoriale e articoli diversi e con la prima pagina dedicata a reclamare la  Liberazione di Giorgio Moroni. Ci fu in quel momento una rabbiosa ed efficace reazione all’azione repressiva: il giornale, realizzato in pochissimi giorni, in tempo per promuovere la manifestazione convocata in Piazza Caricamento per il 16 aprile, esce come supplemento di «Rosso» ed è stampato a Milano. Non ci sono articoli specifici sulle attività in corso, ma interventi di linea (Le rive sono strette, ma contro la ramificazione del comando diffondiamo il contropotere, Continuiamo a volere tutto) e interventi sullo stato della repressione (La rivoluzione non si può mettere fuori legge, Anticipazioni repressive a Genova). Mentre nei secondi vengono descritti i passaggi progressivi del piano repressivo a Genova contro l’Autonomia, nei primi i temi di fondo sono la perdita della centralità di fabbrica con una diversa articolazione del processo produttivo, cui corrisponde una analoga ramificazione dei dispositivi di controllo e comando capitalistico; conseguentemente la proposta dell’Autonomia deve porsi l’obiettivo della ricomposizione del soggetto rivoluzionario. Nei decenni successivi varie volte «Nulla da Perdere» venne ripreso come titolo del giornale rappresentativo di nuove iniziative antagoniste genovesi.

Una importante pubblicazione di area è il numero unico di «7 Aprile», che venne pubblicato dal Comitato 7 aprile di Genova un anno dopo, nel maggio 1979. L’idea del numero speciale, cui era previsto ne dovessero seguire altri, emerse in varie riunioni presso il Centro di documentazione di porta Soprana subito dopo il 7 aprile 1979 e gli arresti dell’inchiesta calogeriana. Il giornale non era stato ancora terminato che, quaranta giorni dopo il 7 aprile, il 17 maggio 1979, scattò l’operazione genovese, quella del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa: così, a contribuire alla stesura e raccolta dei testi che vennero pubblicati nel numero unico, si aggiunse il comitato di difesa degli arrestati del 17 maggio.

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