Khaled El Qaisi, il giovane studente italo-palestinese arrestato da Israele il 31 agosto, è stato scarcerato. Fino ad oggi non gli era stata data alcuna accusa formale né possibilità di incontri con famigliari e legali.
Il 31 Agosto, dopo una vacanza di un paio di settimane o poco più, Khaled assieme alla moglie Francesca e il figlio di quattro anni si sono diretti in Cisgiordania al ponte di Allenby, per fare rientro in Giordania per poi poter partire in aereo da Amman.
Il Comitato Nazionale Palestinese BDS (BNC) si schiera con la maggioranza del popolo fraterno dell’Arabia Saudita nella sua schiacciante condanna degli sforzi di normalizzazione tra la dittatura saudita e l’apartheid israeliano.
Cittadino italiano e palestinese, Khaled el Qaisi, studente di Lingue e civiltà orientali all’università la Sapienza di Roma e traduttore di testi preziosi come quelli di Ghassan Kanafani, è rinchiuso in un carcere israeliano. Fino ad oggi nessuna autorità ne ha spiegato le ragioni.
Domenica mattina, decine di coloni, scortati dalle forze di polizia, hanno invaso la moschea di al-Aqsa nella Gerusalemme occupata per celebrare il “nuovo anno ebraico”.
Mercoledì sera, le forze di occupazione israeliane (IOF) hanno attaccato giovani gazawi che manifestavano in una zona di confine a est di Gaza: un ragazzo è stato ucciso e altri sette sono rimasti feriti.
Il 31 agosto Khaled El Qaisi, rispettivamente marito e figlio delle scriventi, è stato trattenuto dalle autorità israeliane ed è tuttora prigioniero in virtù di una misura precautelare in attesa di verifica di elementi per formulare un’accusa.
Mentre Israele continua ad attaccare l’accesso dei palestinesi all’acqua, è importante evidenziare la resistenza contro le continue ingiustizie ambientali. Il citare la resilienza, da parte delle ONG, non coglie gli obiettivi trasformativi del sumud, sostiene Asmaa Ashraf.
Cisgiordania. Nell’ultima settimana, le forze di occupazione israeliane (IOF) hanno arrestato circa 200 palestinesi provenienti da diverse aree della Cisgiordania.
Amnesty International (AI) ha condannato la decisione di un tribunale israeliano di demolire la casa del bambino palestinese Mohammed al-Zalbani, detenuto da sei mesi.