C-Star, che disfatta: ferma da giorni in mare viene soccorsa da una ONG
“Non c’è fortuna né felicità per chi non sa cosa desiderare né dove andare. La sua nave non si muoverà e non approderà ad alcun porto”.
La citazione di Seneca sembra calzare a pennello per l’equipaggio del barcone anti-migranti C-star che – secondo quanto riportato dall’Huffington Post britannico (e rivendicato da un post della diretta interessata) – dopo aver lanciato l’SOS marittimo per un’avaria è stato raggiunto dai soccorsi della Sea Eye. Nave utilizzata dall’omonima ONG tedesca per le operazioni di aiuto in mare dei rifugiati provenienti dalle coste libiche – esattamente il tipo di attività che il viaggio della C-star si proponeva di ostacolare.
Dal canto proprio, in un comunicato multilingue odierno dalla pagina di Defend Europe l’equipaggio della C-Star parla di “problema tecnico avvenuto durante la notte ed in via di risoluzione”. Eppure, secondo il sito di monitoraggio navale Marinetraffic, poco dopo essere stato respinto dai pescatori del porto tunisino di Zarzis dove intendeva attraccare, il natante fascista ha gettato l’ancora a largo di Sfax. Luogo in cui risulta fermo da oltre quattro giorni. Insomma l’ultima di una serie di atroci nemesi per il vascello battente bandiera della Mongolia (paese che, com’è noto, non dispone di accesso al mare): fermato al Cairo per mancanza di documenti, sequestrato a Cipro per facilitazione dell’immigrazione clandestina, respinto “a casa propria” dalle coste catanesi e tunisine… dopo oggi diviene arduo immaginarsi contrappasso peggiore.
Anche se la morale della storia – per ennesima ironia della sorte – potrebbe fornircela l’impagabile senatore Esposito: a volte non possiamo davvero permetterci di salvare tutti.
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